Amoris laetitia, tre mesi dopo. Un’iniezione di speranza e responsabilità. Insieme
Da quel 9 aprile in cui il documento è stato presentato nella sala stampa della Santa sede, sono trascorsi solo tre mesi. Novanta giorni nei quali molte sono state le famiglie e i gruppi che hanno accolto l’appello di papa Francesco ad approfondirlo «pazientemente, una parte dopo l’altra» (numero 7). E spesso, in queste occasioni i coniugi Franco Miano e Pina De Simone erano presenti, in virtù della loro partecipazione a entrambi i sinodi e alla stesura dei documenti di sintesi più volte citati dal papa nell’esortazione. In attesa di tornare a parlare di Amoris laetitia il 2 agosto a Lerici, alla festa annuale di Avvenire, condividono in questa intervista la loro esperienza.
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Amoris laetitia – l’esortazione apostolica con cui papa Francesco ha presentato alla chiesa e al mondo le riflessioni dei due sinodi sulla famiglia convocati nel 2014 e nel 2015 – è entrata a pieno titolo nel dibattito pastorale e nella vita delle comunità cristiane del nostro paese e non solo. Eppure dal quel 9 aprile in cui il documento è stato presentato nella sala stampa della Santa sede, sono trascorsi solo tre mesi.
Novanta giorni nei quali molte sono state le famiglie e i gruppi che hanno accolto l’appello di papa Francesco ad approfondirlo «pazientemente, una parte dopo l’altra» (numero 7). E spesso, in queste occasioni i coniugi Franco Miano e Pina De Simone erano presenti, in virtù della loro partecipazione a entrambi i sinodi e alla stesura dei documenti di sintesi più volte citati dal papa nell’esortazione. In attesa di tornare a parlare di Amoris laetitia il 2 agosto a Lerici, alla festa annuale di Avvenire, condividono la loro esperienza.
«Abbiamo toccato con mano l’attesa fortissima che si è creata attorno a questo testo. Un fatto certamente non scontato per un documento magisteriale. Nelle comunità si respira grande entusiasmo di fronte ad Amoris laetitia e all’iniezione di speranza che infonde in tutte le famiglie, qualsiasi sia la fase della loro storia che stanno attraversando. Certo, qualche preoccupazione non manca, come sempre quando è in gioco qualcosa di grande, un cambio di mentalità».
Nell’esortazione c’è un approccio totalmente nuovo alla vita della famiglia, come si vede dalla descrizione dell’indissolubilità del matrimonio.
Pina De Simone «Certo, un’indissolubilità che non è un laccio che lega la persona e ne limita i progetti o le aspettative. Al contrario, si tratta di una grazia che si comprende giorno dopo giorno. Camminando insieme, scegliendosi a più riprese, come ripete papa Francesco, si scopre che è una meta raggiungibile per tutti attraverso la cura della gioia che porta l’amore. Non un peso, ma un dono».
Le parole chiave del documento?
PDS «“Crescere” e “camminare”. Sono parole che superano l’immagine edulcorata della famiglia e ne descrivono la realtà con concretezza. Nell’invito finale che il papa rivolge proprio alle famiglie, “camminiamo famiglie, continuiamo a camminare” (numero 325) c’è proprio la prospettiva di una crescita, di una trasformazione della persona e del legame in virtù dell’amore. Nello stesso tempo Amoris laetitia sottolinea che ogni famiglia è abitata dalla presenza del Signore e in questo senso è sacra, anche e soprattutto in virtù delle difficoltà quotidiane. Una storia davanti alla quale occorre togliersi i calzari».
Franco Miano «Si tratta di un documento che ha molti “centri”, uno di questi certamente è la rilettura dell’inno alla carità di san Paolo a partire dalla vita delle famiglie, in cui si coglie la chiave del tutto positiva in cui viene annunciato l’amore (capitolo 4). Ma non possiamo dimenticare i tre verbi del capitolo 8, in cui il papa affronta le situazioni di difficoltà in cui versano oggi molte famiglie: accompagnare, discernere, integrare dicono la cura e la vicinanza nelle difficoltà».
I gesuiti de La civiltà cattolica hanno osservato come proprio dalla non comprensione del verbo “discernere” siano nati i fraintendimenti attorno alle situazioni irregolari trattate in Amoris laetitia.
FM «Il discernimento è una categoria centrale non solo in questo testo, ma in tutto il pontificato di papa Francesco. Il messaggio di fondo è che nel nostro tempo ognuno di noi ha la propria parte di responsabilità a partire dalla coscienza. Discernere significa compiere una grande ricerca interiore a partire dalla luce del vangelo per tradurre gli insegnamenti di sempre in un oggi molto particolare per la vita delle famiglie. In questo modo il papa ci responsabilizza e compie un atto di speranza: la comunità non vive di sole indicazioni magisteriali, ma è in grado di compiere scelte a partire dai grandi esempi che ha di fronte».
PDS «È un discernimento chiamato a farsi più intenso di fronte alle situazioni complesse, ma più volte veniamo invitati nell’esortazione a porci in questo atteggiamento lungo il cammino della vita, a fermarci per riprendere il significato della nostra vita nelle singole situazioni che attraversiamo. È l’esistenza del credente che sempre si interroga sulla volontà di Dio nelle scelte grandi (lavoro o l’educazione dei figli) o piccole di ogni giorno. Così la vita di ogni famiglia diventa preziosa perché coglie il suo senso nella relazione con il Signore».
C’è una missione che il papa affida alla famiglia nella sua esortazione?
FM «Nella sua visione la famiglia è sempre più soggetto attivo della pastorale della chiesa e non semplicemente oggetto delle iniziative della comunità. Essa è dunque in grado di concorrere nell’impegno formativo anche verso altre famiglie in una piena corresponsabilità alla luce del concilio Vaticano II. Allo stesso tempo alla famiglia è affidato il compito di portare il vangelo nella società anche a chi non è ancora stato raggiunto dall’annuncio o si è allontanato. Una famiglia dunque che diventa riferimento per tutta la pastorale, senza specializzazioni e senza omologazioni tra i componenti».
La famiglia sempre più al centro della vita della chiesa, insomma.
PDS «Come quelle di cui abbiamo potuto ascoltare le storie in questi mesi. Sono i momenti più preziosi negli incontri vissuti. Di fronte a questo testo, che per tutti è responsabilità e speranza insieme, le persone si aprono, si raccontano, e ne nascono attimi intensi di vita vissuta che proprio per questo è pura bellezza».