Piano freddo per i senza dimora. L’ospitalità apre prospettive
Dal 4 dicembre fino ai primi di marzo il coordinamento della città di Padova per l’accoglienza notturna dei senza fissa dimora è già all’opera per garantire servizi sanitari di base, un posto letto, docce e pasti caldi. Oltre all'ex Gabelli e a Casa a colori, l'ospitalità è presente nelle parrocchie di Voltabarozzo, Altichiero e da gennaio al Tempio della pace.
Dal 4 dicembre è stata avviata in città l’accoglienza invernale durante i mesi più rigidi delle persone senza fissa dimora che, come ogni anno, proseguirà fino alle porte della primavera, ai primi di marzo circa, offrendo un letto, una doccia e dei pasti caldi.
Come sempre è alla casetta Borgomagno, sotto il cavalcavia della stazione, che la cooperativa Coges (Coordinamento di gestione dell’accoglienza) prende in carico le richieste per poi indirizzare le persone all’ex scuola Gabelli di via Tommaseo gestita da Cosep (24 posti maschili), a Casa a colori in via del Commissario seguita direttamente dai servizi sociali (4 posti) oppure nelle tre parrocchie coordinate dalla Caritas diocesana: ad Altichiero con tre posti più la presenza di un pari, a Voltabarozzo con 10 posti più un pari. La terza comunità, che metterà a disposizione dal 7 al 31 gennaio, dal lunedì al venerdì, 20 posti misti, è il Tempio della pace.
Nel 2016 i posti assegnati lungo tutto il periodo sono stati 1.648 alla Gabelli, 982 a Voltabarozzo, 394 ad Altichiero, 369 a Casa a Colori e 268 al Tempio della Pace.
Alle strutture si affianca l’operatività delle numerose unità di strada coinvolte dalla Croce rossa con l’ambulatorio mobile alla Sant’Egidio, da Noi sulla strada alla Ronda della solidarietà, dall’Ordine ai Cavalieri di Malta fino al Sert. Per una completa copertura delle esigenze, i servizi dei volontari si distribuiscono lungo tutto l’arco della settimana, diventando indispensabili durante i mesi più freddi, quando si acuiscono soprattutto le patologie sanitarie.
«Il tavolo di coordinamento – spiega Marta Nalin, assessore ai servizi sociali del comune di Padova – è operativo tutto l’anno e, per organizzare meglio l’ospitalità invernale, ci si riunisce già a settembre. L’accoglienza non significa però solamente “far stare al caldo” chi vive per strada, ma c’è l’obiettivo condiviso di capire chi siano queste persone, di “agganciarle” per dare loro una prospettiva diversa. L’accoglienza può diventare un’opportunità per provare a incidere nella loro esistenza, cercando di offrire una via d’uscita al disagio in cui si trovano».
Anche Sara Ferrari della Caritas diocesana condivide questa visione come occasione per avvicinare chi, di norma, non si reca all’asilo notturno di via Rudena o alla struttura dell’associazione Elisabetta d’Ungheria adiacente alla parrocchia del Sacro Cuore.
«L’esigenza di ospitare i senza dimora durante i mesi più rigidi si trasforma in un’opportunità per far uscire dall’ombra chi a volte si nasconde. In parrocchia s’instaurano relazioni significative che diventano un primo contatto che può condurre poi a percorsi presi in carico dagli operatori e dai servizi sociali. La fedeltà dei volontari delle parrocchie è incredibile, perché per 103 notti di seguito si pensa a tutto, dalla preparazione dei pasti alla biancheria pulita fino alla pulizia dei bagni ogni mattina».
D. V. lo scorso anno ha avuto il ruolo di pari ad Altichiero in parrocchia: con una borsa lavoro si è preso cura per tutto l’inverno, ogni notte, delle persone che, come lui fino a non poco tempo fa, non avevano una casa e ha saputo instaurare con i volontari della parrocchia un rapporto affiatato. «Ora che percepisce la pensione – racconta Sara Ferrari – e ha una casa si è proposto quest’anno come pari per continuare a dare una mano gratuitamente. Pur apprezzando la sua generosità, gli abbiamo spiegato che preferivamo offrire la stessa opportunità lavorativa a qualcun altro, con la possibilità di uscire dal disagio».