Casa Elisabetta. Al sacro cuore, una dimore per chi un tetto non ce l'ha
Verrà inaugurata domenica 12 alle 11.15 in una struttura adiacente alla parrocchia del Sacro Cuore. Ci saranno 14 posti e a turnarsi una sessantina di volontari che in alcuni casi sono già attivi all'Opsa di Sarmeola, a casa Maran di Taggì di Sotto e tra i malati terminali di Casa Santa Chiara a Padova. L'associazione è nata nel 1987, la prima attività è stato il dormitorio di via Rudena.
Non più solo un dormitorio, ma una vera e propria casa, un ampio appartamento da destinare a 14 persone senza dimora della città di Padova. Si inaugura domenica 12 febbraio alle 11.15 Casa Elisabetta, struttura adiacente la parrocchia del Sacro Cuore.
«Con questa parrocchia già da tempo stiamo collaborando – spiega il direttore della nuova struttura Nicolò Targhetta – e siamo contenti di poter dare ai tanti bisognosi magari qualche posto in meno rispetto a un dormitorio tradizionale, ma qualche prospettiva in più. L’accoglienza sarà operativa non solo per i mesi invernali legati al piano di emergenza freddo, ma da ottobre a fine maggio».
In questa struttura si turneranno 60 volontari, alcuni di loro attivi in orario diurno, un paio si fermeranno di notte per dormire assieme agli ospiti. L’associazione Elisabetta d’Ungheria a cui fa capo questa iniziativa è nata nel 1987: fin dagli inizi si è occupata di persone in difficoltà, che vivono sulla strada, emarginati, anziani, disabili di vario grado.
«Tra di noi – prosegue Targhetta – ci sono volontari all’Opsa di Sarmeola, siamo tra gli anziani a casa Maran di Taggì di Sotto, e tra i malati terminali di Casa Santa Chiara a Padova. A Roma casa Elisabetta Vendramini si occupa invece di minori. Nell’inverno dell’87 qui in città una persona perse la vita per il freddo: un gruppo di volontari laici, con l’appoggio della diocesi e delle suore elisabettine, decise di costituire un’associazione per aiutare chi si trovava senza un tetto e un letto. La nostra prima attività è stata il dormitorio che abbiamo aperto nei primi anni vicino alla basilica del Santo, in via Rudena, e poi (fino all’anno scorso) in uno spazio concessoci dalla parrocchia di San Carlo all’Arcella».
Oggi sono 500 i volontari operativi nei vari progetti: molti sono impegnati nel basilare servizio di ascolto delle persone che si rivolgono all’associazione o vi vengono indirizzati dai servizi sociali del comune, dalla Caritas e altre realtà del volontariato cittadino. «In tanti anni di attività legata al dormitorio – aggiunge Targhetta – ci siamo accorti, ascoltando le persone, che creare un ambiente familiare, caloroso, protetto per chi si rivolgeva a noi dava opportunità concreta di uscire dalla condizione di senza dimora, di riuscire ad avere un riscatto e tornare a una vita normale. Per questo abbiamo puntato sulla casa e non più sul fornire assistenza per le emergenze stagionali o notturne».
Casa Elisabetta può ospitare 14 persone, con due stanze da letto da tre posti e altre due da quattro. Oltre ai servizi igienici in parte condivisi, c’è grande spazio per la condivisione con soggiorno, tavoli, cucina. Un’altra struttura per la seconda fase dell’accoglienza si trova presso i Comboniani in zona stazione ferroviaria: i posti in questo caso sono quattro e sono lasciati all’autogestione degli ospiti, già avviati al reinserimento nella società.
«Chi si rivolge a noi – conclude Nicola Targhetta – rappresenta la fotografia del mondo dei senza dimora padovani: il 40 per cento sono italiani, con alle spalle storie di divorzio, crisi economica e dipendenza da gioco d’azzardo; più di metà sono nordafricani del Marocco e dell’Algeria, una minima parte provengono dall’Europa dell’Est. Il sabato pomeriggio dalle 16 organizziamo momenti di ascolto per incontrare le persone, conoscere le loro storie e individuare assieme il percorso più adatto per il reinserimento».
L’inaugurazione ufficiale di Casa Elisabetta è in programma domenica 12 con la messa celebrata nella chiesa del Sacro Cuore alle 10; a seguire, verso le 11.15 il taglio del nastro, alla presenza delle autorità, dei volontari e di tutti coloro che vorranno partecipare.