Ogni giorno 2.600 volontari a fianco dei poveri padovani

Conclusa la mappatura della Padova che lotta contro la povertà. Sono 73 le realtà del privato sociale censite dalla fondazione Zancan nell’ambito dei “Cantieri di carità e giustizia”, il progetto anti-povertà lanciato dal vescovo Claudio al Santo lo scorso 13 giugno. La loro capacità di risposta al disagio vale 3,5 milioni, quella del comune (dati 2015) 4. Dopo la mappatura, è tempo di passare dal progetto ai “cantieri” veri e propri. Attraverso azioni innovative i poveri possono trasformarsi da problema a risorsa

Ogni giorno 2.600 volontari a fianco dei poveri padovani

C’è un esercito di (almeno) 2.600 volontari che ogni giorno scende per le vie e le piazze di Padova, sotto gli archi del centro come lungo i viali della periferia. Il nemico ha un solo nome ma (almeno) 15 mila volti: quelli dei padovani che secondo gli ultimi dati Istat vivono in condizione di povertà assoluta.

La lotta alla povertà insomma a Padova è in corso e si combatte palmo a palmo, soprattutto grazie alle 73 realtà che hanno risposto al questionario della fondazione Zancan che da poco ha terminato la mappatura del territorio nel contesto dei “Cantieri di carità e giustizia”, il grande progetto lanciato dal vescovo Cipolla lo scorso 13 giugno al Santo.

«In un contesto in cui il comune di Padova esprime ogni anno una capacità di aiutare chi si trova in situazione di povertà e disagio equivalente a 4 milioni di euro (815 mila euro in meno che nel 2015) – ha spiegato il direttore della fondazione, Tiziano Vecchiato, durante il seminario organizzato a palazzo Moroni mercoledì scorso – c’è un’altra città, quella ogni giorno in prima linea, che vale 3,5 milioni, solo immaginando di retribuire con i voucher le ore di questi 2.600 volontari».

La mappatura della città solidale conclude la seconda fase dei “Cantieri”, preceduta dallo studio della storia cittadina che nei secoli ha espresso molti esempi innovativi di sostegno al disagio (carità) divenuti poi istituzioni (giustizia), come l’ospedale giustinianeo che oggi è il policlinico o il Monte di pietà divenuto banca. «Insomma – continua Vecchiato – i poveri più che un problema possono diventare un’opportunità, basta immaginare quante persone lavorano nelle istituzioni nate come carità. Ciò che è avvenuto in passato può ripetersi anche oggi, ma dobbiamo mettere in atto azioni innovative».

E passare dalla teoria ai “Cantieri” veri e propri sarà la terza e conclusiva fase del progetto. Le cui motivazioni sono state ribadite dal vicario per i rapporti con il territorio don Marco Cagol.

«L’opzione preferenziale per i poveri rimane la ragione fondamentale – ha spiegato – e interpella la nostra creatività per una risposta efficace. La condizione dei poveri in una comunità è il principale criterio per valutare lo stato di salute della città e del suo sviluppo».

L’iniziativa della chiesa di Padova attende però nuove sinergie. Nuove collaborazioni tra il privato sociale – di cui fanno parte le 73 realtà censite – e il pubblico sono uno degli obiettivi fondamentali. «La politica ha senso solo se si occupa del bene comune in senso lato – ha aggiunto don Cagol – Questo progetto è dunque uno sguardo alto sulla città, un’azione politica nel senso di una visione sulla polis, a disposizione di chi sarà chiamato a governare la città».

A fare il punto sui dati raccolti nella mappatura è stata Maria Bezze, ricercatrice della Zancan. Tra i principali punti emersi, il fatto che sette organizzazioni su dieci sono collegate a enti religiosi, che per l’80 per cento offrono un’azione continuativa nel tempo; in due casi su tre c’è grande capacità di affrontare l’emergenza, mentre occorre imparare a sostenere i poveri nell’uscire dallo stato di disagio rendendoli soggetti attivi. La sensazione degli operatori, per il 67 per cento, è di non riuscire a soddisfare la domanda di aiuto. Che nella metà dei casi riguarda l’assenza di lavoro.

«Nove realtà su dieci – ha sottolineato Bezze – non agiscono isolate, ma in rete con almeno altre due organizzazioni con cui hanno contatti assidui per rendere più efficace la propria azione in favore dei beneficiari».

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