L'Italia a due volti: 4,6 milioni di persone in povertà assoluta, ma cresce il reddito dei ricchi
Il benessere economico delle famiglie italiane aumenta, anche se il numero dei poveri è sempre più alto. La povertà assoluta nel 2015 ha infatti toccato quota 7,6%, pari a 4 milioni e 598 mila persone. Ecco la situazione italiana fotografata dall’Istat, nella quarta edizione del "Rapporto sul Benessere equo e sostenibile". Il nuovo dossier di Openpolis e ActionAid restituisce un secondo motivo di grave preoccupazione:
Il benessere economico delle famiglie italiane aumenta, anche se il numero dei poveri è sempre più alto.
La povertà assoluta nel 2015 ha infatti toccato quota 7,6%, pari a 4 milioni e 598 mila persone. Ecco la situazione italiana fotografata dall’Istat, nella quarta edizione del "Rapporto sul Benessere equo e sostenibile".
La moderata crescita del reddito disponibile pro-capite (+1% rispetto al 2014) e del potere d’acquisto (+0,9%), cui ha contribuito la frenata della dinamica inflazionistica, ha favorito, nel biennio 2014-15, un recupero della spesa pro-capite per consumi (+1,6%), mentre la propensione al risparmio è rimasta inferiore a quella del periodo pre-crisi.
Il recupero di fiducia delle famiglie si associa alla diminuzione delle persone che vivono in famiglie che arrivano a fine mese con grandi difficoltà (da 17,9% nel 2014 a 15,4% nel 2015). Si riduce anche la quota di famiglie in condizioni di vulnerabilità finanziaria (da 4,8% nel 2012 a 3,6% nel 2014): tra quelle con minori livelli di ricchezza è diminuito sia il numero degli indebitati sia la loro esposizione media.
La crescita del reddito disponibile non ha modificato la disuguaglianza – nel 2015 il valore è identico a quello del 2013, il più alto dell’ultimo decennio – che si conferma saldamente sopra la media europea: il rapporto tra il reddito percepito dal 20% della popolazione con i redditi più alti e il 20% con i redditi più bassi è pari nel 2015 a 5,8 in Italia, contro una media europea di 5,2. I segnali positivi sembrano insomma non coinvolgere quanti vivono in condizioni di forte disagio economico.
Nel 2015 la quota di persone a rischio di povertà sale al 19,9% dal 19,4% del 2014, e la povertà assoluta cresce raggiungendo quota 7,6%, pari a 4 milioni e 598 mila persone, a seguito dell’aggravarsi della condizione delle famiglie più ampie, in particolare le coppie con due figli e le famiglie di stranieri.
In Italia il disagio economico è legato alla difficoltà per famiglie e individui a entrare e restare nel mercato del lavoro: l’11,7% delle persone vive in famiglie con intensità lavorativa molto bassa, valore che sale al 20,3% nelle regioni del Mezzogiorno. Tuttavia nel 2015 si interrompe la tendenza all’aumento protrattasi per tutto il periodo 2009-2014.
"Poveri noi": tra i giovani tasso di indigenza cresciuto di tre volte in dieci anni
Ad aggiungere un ulteriore motivo di preoccupazione è “Poveri noi”, il nuovo numero della collana di approfondimento MiniDossier curato da Openpolis con la collaborazione di ActionAid.
Secondo il dossier, in Italia si registra il più alto tasso di giovani che non studiano e non lavorano e una delle più basse percentuali di donne che continuano a lavorare dopo la maternità. Raddoppiati i bambini sotto i 6 anni che vivono in una condizione di grave deprivazione materiale.
Giovani contro anziani.
Nel 2005 i più poveri erano gli anziani sopra i 65 anni (4,5% circa), e comunque fino al 2011 non si registravano grosse differenze di povertà tra le varie fasce d'età.
La crisi, distruggendo posti di lavoro, ha capovolto questa situazione: in un decennio il tasso di povertà assoluta è diminuito tra gli anziani (scesa al 4,1%), mentre è cresciuto nelle fasce più giovani: di oltre 3 volte tra i giovani adulti (18-34 anni) e di quasi 3 volte tra i minorenni. Tra le cause di questa situazione, anche "l'altissima percentuale di persone che non studiano, non lavorano e non sono in formazione (i cosiddetti neet)". Nella fascia d'età tra i 15 e i 24 anni l'Italia è il Paese dell'Unione europea con la più alta percentuale di neet, mentre in quella tra 15 e 29 anni è seconda dopo la Bulgaria.
Dopo oltre 8 anni di crisi economica, la povertà non può più essere considerata un fatto straordinario, che riguarda pochi sfortunati.
Ha numeri da fenomeno di massa, e il nostro welfare, concepito in un altro momento storico, sembra poco efficace per contrastarla.
Poche risorse vengono destinate alle famiglie in difficoltà, ai senza lavoro e in generale alle situazioni di disagio. Le misure contro l’esclusione sociale sono diverse e frammentate, a volte temporanee, prive di un disegno organico che le tenga insieme.
Un progetto di legge già approvato alla camera a luglio vuole razionalizzare questi interventi e ricondurli verso una misura universale che, a regime, dovrebbe valere 1,5 miliardi di euro per oltre un milione di persone. Un passo in avanti rispetto agli anni scorsi, ma che esclude ancora oltre 3 milioni di persone.