Povertà educativa, Ucid e Meic insieme nella riflessione
Secondo l'ultimo rapporto di Save the Children, un alunno di 15 anni su 4 non raggiunge le competenze minime in matematica e uno su 5 in lettura: i dati dimostrano poi una forte correlazione fra assenza di stimoli e opportunità offerti dalla famiglia e dal contesto sociale e riuscita scolastica. Sei bambini e ragazzi su 10 i cui genitori hanno un titolo di studio basso sono a rischio di povertà ed esclusione sociale. Domenica 11 dicembre al Centro Antonianum, Ucid e Meic propongono un convegno per fare il punto su un fenonemo troppo spesso sottovalutato.
Se i dati che fotografano la povertà minorile in Italia sono allarmanti, altrettanto preoccupanti sono gli indicatori relativi alla povertà educativa
Secondo l’ultimo rapporto Save The Children - solo per citare alcuni elementi - il 48 per cento dei minori in Italia tra i 6 e i 17 anni non ha letto neanche un libro se non quelli scolastici nell’anno precedente, il 69 non ha visitato un sito archeologico e il 55 un museo, il 46 per cento non ha svolto alcuna attività sportiva.
A questo tema è dedicato il convegno "La povertà culturale nei suoi riflessi nell'ambito educativo", promosso da Meic Padova (Movimento ecclesiale di impegno culturale) e Ucid Padova domenica 11 dicembre dalle ore 9 alle ore 11 presso il centro giovanile Antonianum (Prato della Valle, 56).
Relatori dell’appuntamento sono Rinalda Montani, docente di pedagogia speciale presso la facoltà di scienze dell’educazione dell’università di Padova e referente Unicef di Padova e don Lorenzo Celi, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale dell’educazione e della scuola.
In questi ultimi mesi il tema della povertà educativa - ovvero la “privazione” per un bambino della possibilità di apprendere e di far fiorire i propri talenti - strettamente interconnesso a quello della povertà economica, è oggetto di un’attenzione crescente dopo essere stato a lungo sottovalutato: è delle scorse settimane la pubblicazione dei primi bandi per l’assegnazione di 115 milioni collegati al nuovo “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, nato da un accordo tra fondazioni di origine bancaria e governo. Cinque i milioni assegnati al territorio del Nordest.
L’incontro di domenica 11 dicembre segna anche l’avvio della collaborazione fra Ucid e Meic
«Abbiamo iniziato a ragionare con Ucid su questo tema - spiega Rosetta Frison, coordinatrice del gruppo Meic di Padova - ben prima della pubblicazione dei bandi, proprio perché ci sembrava un'urgenza spesso sottovalutata. Abbiamo deciso di mettere insieme le nostre specificità in un’ottica ecclesiale: il Meic con il proprio contributo di competenze nel campo delle discipline umanistiche e nella formazione spirituale, l’Ucid con la competenza in campo economico e la conoscenza approfondita della dottrina sociale della chiesa. Abbiamo cercato di capire su quali temi potevano incontrarci perché la nostra collaborazione potesse arricchire la riflessione già avviata singolarmente dalle nostre due realtà».
La scelta del luogo che ospita gli incontri di entrambe le associazioni - il centro giovanile Antonianum - non è casuale
«Per il Meic così come per l'Ucid la collaborazione, l’amicizia e il dialogo con i gesuiti sono sempre vivi e rappresentano un motivo di arricchimento».
L’intervento di don Celi sarà occasione per riflettere anche sul ruolo della famiglia e della scuola, agenzie educative che dovrebbero essere alleate e spesso si trovano in conflitto, e a farne le spese sono ancora una volta i bambini.
Secondo il rapporto Save The Children infatti un alunno di 15 anni su 4 non raggiunge le competenze minime in matematica e uno su 5 in lettura: i dati dimostrano poi una forte correlazione fra assenza di stimoli e opportunità offerti dalla famiglia e dal contesto sociale e riuscita scolastica. Sei bambini e ragazzi su 10 i cui genitori hanno un titolo di studio basso sono a rischio di povertà ed esclusione sociale.
Nel nostro paese, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, supera la media europea (14,7 contro 11 per cento), nonostante negli ultimi 10 anni il tasso di dispersione scolastica si sia ridotto.
In Veneto la situazione è decisamente migliore, con un dato che si ferma all’8,4 per cento, ma oltre uno studente su 10 a 15 anni non dimostra le competenze minime in lettura e matematica.
I due bandi pubblicati nei giorni scorsi – nati dal confronto fra governo e mondo del non profit proprio per rispondere a questi dati allarmanti - sono rivolti a realtà del Terzo settore e mondo della scuola.
Il primo bando, destinato alla prima infanzia, ha l’obiettivo di potenziare l’offerta di servizi di cura ed educazione dei minori fino a sei anni, con particolare attenzione ai bambini appartenenti alle famiglie in difficoltà. Le famiglie dovranno essere coinvolte attivamente sia nella fase di progettazione sia in quella di realizzazione delle attività.
Il secondo bando, dedicato all’adolescenza, si prefigge di promuovere il contrasto della dispersione scolastica e la prevenzione del rischio devianza.