La “decrescita non felice” di un Veneto sempre più vecchio e stanco secondo Ilvo Diamanti
Nel 2010 a Padova c’erano 214mila residenti. Cinque anni dopo erano appena 210mila. Un quarto della popolazione ha superato i 65 anni. Ogni 100 lavoratori ci sono 60 persone “a carico” di famiglie, welfare, sostegni vari. Partire dalla demografia, aiuta a capire le ragioni di un declino sempre più evidente, e anche a comprendere le dinamiche elettorali. A partire dal successo dei Cinque stelle.
La demografia come chiave d’interpretazione non solo biecamente statistica.
Tanto più se la “cartografia” sociologica aiuta a cristallizzare fenomeni, altrimenti votati all’oblio della propaganda e perfino dell’accademia.
Alla recente sesta edizione del Festival della politica a Mestre, Ilvo Diamanti (64 anni, ordinario di scienza politica e prorettore all'università di Urbino, che da anni tiene un corso di regimi politici comparati all'Ecole Doctorale di Paris II, presidente dell'istituto Demos & Pi di Vicenza) ha offerto spunti di riflessione analitica che andrebbero finalmente discussi, approfonditi, sviscerati anche a Padova. Sempre che la discussione non sia perimetrata dal monopolio inossidabile dei soliti noti…
Dall'Europa all'Isis... perché qui non c'è nulla per cui valga la pena vivere
È stato schiettamente sgradevole Diamanti con la piazza gremita. Perfino sul “partito armato islamico” che fa da specchio alla vecchia Europa: «Migliaia di ragazzi, non solo in Francia, si mettono in fila per andare in Siria o nel Califfato perché, di fatto, qui da noi non c’è più nulla per cui valga la pena non dico di morire ma neppure di vivere».
Il declino di una società che non fa più figli
Ma il vero focus – illuminato da Diamanti – si dimostra ancor più urticante. È la “mappa” del declino italiano: «Da tre anni siamo in deficit demografico. Società vecchia al punto che nemmeno gli immigrati fanno più figli, perché si sono adagiati al nostro modello» sintetizza.
E viene naturale pensare ai fiumi d’inchiostro sul Nordest a cavallo del Duemila con gli extracomunitari come nuova linfa dell’economia e della società.
Padova, specchio della “decrescita demografica non felice”
Soccorre la demografia, nel caso di Padova: nel 2010 i residenti censiti erano 214.198 residenti, mentre alla fine dell’anno scorso se ne contavano appena 210.401.
Diamanti chiosa così: «Siamo in tempi di decrescita demografica non felice. E nella nostra società la solitudine è diventata una condizione normale, mentre la sicurezza ha bisogno di contatto con altre persone. Così la paura diventa spettacolo, perché chi percepisce più insicurezza sono gli anziani, le donne per lo più casalinghe, e chi passa più tempo davanti alla televisione».
Una città sempre più vecchia e sempre più assistita
Ecco, la “mappa” di Padova restituisce la parabola demografica che racconta una città imbalsamata. Nel nuovo anno scolastico il bacino delle scuole materne non va oltre i 5.163 bambini e alle medie la cifra testimonia il declino: 5.207.
Padova non solo è vecchia (più del 25 per cento di ultrasessantacinquenni), ma anagraficamente peggiorata con un’età media di 46,4 anni che meno di tre lustri fa arrivava a 44,8.
E nello stesso periodo matura un fenomeno inquietante: la bilancia fra “produttivi” e “assistiti” nel 2002 era, di fatto, in equilibrio; oggi ogni 100 lavoratori ci sono oltre 60 persone “a carico” di famiglie, welfare logorato, sostegni vari.
Il voto ai 5 stelle? Dai giovani e dalle aree che ancora crescono
Nel ragionamento disincantato di Diamanti la ricaduta politica è consequenziale. «Faccio riferimento soprattutto alle preziose indicazioni di Antonio Gesualdi che ha studiato davvero non solo i flussi elettorali. Nell’Italia della decrescita infelice, il consenso al M5S è caratterizzato da due fattori precisi: il voto dei giovani e quello nelle aree che sono ancora in crescita demografica».
Forse, già alle Politiche 2013 l’esito delle urne non è stato un caso. Graficamente, l’immagine del centro-sinistra di Padova (con l’appendice di Cadoneghe e… Stanghella) letteralmente assediato dai “grillini” proprio nella supposta città metropolitana: Rubano, Albignasego, Ponte San Nicolò, Saonara, Noventa, Vigonza, Vigodarzere, Limena.
E, forse, non va dimenticato nei due turni delle Comunali 2014 il definitivo “affrancamento” delle periferie rispetto ai vecchi parametri di “buon governo” frutto più della mediazione d’interessi che di reale amministrazione delle città nella città.
La sinistra di anziani, pensionati e lavoratori pubblici
Di nuovo, Diamanti non ha risparmiato campanelli d’allarme alla Fondazione Gianni Pellicani che si ostina ad alimentare cultura politica. La sinistra in Italia e in Europa? La risposta senza diplomazia sottolinea il capovolgimento rispetto alla “rivoluzione” degli anni ’70: «Non ci sono praticamente più giovani. Votano anziani, pensionati e dipendenti del settore pubblico. Una simile base elettorale può mai aprire e prefigurare un futuro di speranza? Mi sembra arduo immaginarlo, quando l’idea di futuro combacia con la vita che sfugge oppure è ormai definitivamente alle spalle».
Internet ci porta il mondo in casa, e ci rende più insicuri
Infine, Diamanti regala molto più di una suggestione sul mondo sospeso fra virtualità, condivisione e schermo piatto. «Da un punto di vista statistico, esiste una relazione diretta ormai consolidata che alla frequenza dell’uso di Internet fa corrispondere il senso di incertezza, insicurezza, incompiutezza. Perché? La rete permette di essere dovunque e sempre, ma da soli a casa propria, in contatto con tutto il mondo. Ma, appunto, in solitudine. Senza più un rapporto con le altre persone. Ed è tristissimo…».