Attivare la commissione parlamentare antimafia e discutere sul Decreto sicurezza
Acli, Arci, Articolo 21, Avviso Pubblico, Centro Studi “Pio La Torre”, Cgil, Cisl, Uil, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Legambiente, Libera e Usigrai hanno inviato giovedì 20 settembre una lettera a tutti i capigruppo parlamentari e ai Presidenti della Commissione Giustizia di Camera e Senato per chiedere che sia istituita rapidamente la Commissione parlamentare antimafia ed un incontro per discutere dei contenuti del Decreto Sicurezza.
Istituzione della Commissione parlamentare antimafia e discussione dei contenuti del Decreto Sicurezza. Sono queste le richieste avanzate da: Acli, Arci, Articolo 21, Avviso Pubblico, Centro Studi “Pio La Torre”, Cgil, Cisl, Uil, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Legambiente, Libera e Usigrai in una lettera inviata giovedì 20 settembre ai capigruppo parlamentari e ai Presidenti della Commissione Giustizia di Camera e Senato.
«La Commissione parlamentare antimafia - si legge nella lettera - è uno strumento fondamentale per mantenere aggiornata l’analisi sul fenomeno, per verificare l’efficacia e l’efficienza della normativa in vigore, per suggerire al legislatore eventuali nuove leggi o la modifica di quelle esistenti, per valutare l’efficacia degli strumenti messi in campo, sia sul versante preventivo che repressivo, per svolgere focus su fenomeni specifici, com’è stato fatto nella passata legislatura, a esempio, sul rapporto tra mafia ed economia e sul ruolo di denuncia svolto dall’informazione, in particolare da alcuni cronisti finito nel mirino del crimine organizzato, nonché sul tema delle cosiddette querele temerarie».
Le associazioni e i sindacati fanno notare ai senatori e ai deputati che con l'approvazione della legge 7 agosto 2018, n. 99, il Parlamento ha deliberato di istituire la commissione parlamentare Antimafia anche nella XVIII Legislatura ma, a oggi, l'organo parlamentare non è ancora stato attivato.
«Si tratta – proseguono – di una mancanza su cui vi invitiamo ad agire rapidamente per porvi rimedio poiché le mafie non solo continuano a esistere ma rappresentano, insieme alla corruzione, una seria, concreta e attuale minaccia alla nostra democrazia, alla nostra sicurezza e al nostro sistema economico, come da tempo è scritto e documentato in relazioni ufficiali inviate al Parlamento».
I firmatari chiedono, inoltre, un incontro alle forze politiche per discutere di alcuni contenuti del Decreto Sicurezza, in particolare quelli afferenti ai beni e alle aziende sequestrate e confiscate perché «Dalla bozza di testo – si legge nella lettera – resa pubblica e che abbiamo visionato, abbiamo letto che vengono proposte sensibili modifiche al Codice antimafia attualmente in vigore, in particolare per quanto concerne i beni e le aziende confiscate inserendo, ad esempio, elementi di discrezionalità in seno alle Prefetture e rivedendo il ruolo del Comitato di Indirizzo dell’Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati».
«Noi crediamo - concludono le associazioni e i sindacati - sia un preciso interesse dello Stato che le parti sociali, economiche e istituzionali del territorio diano il loro fattivo contributo al riutilizzo dei beni e delle
aziende confiscate. Il riutilizzo dei beni e delle aziende sottratte alle mafie per finalità pubbliche e sociali, infatti, rappresenta uno strumento straordinario per contrastare il potere mafioso, per affermare l’autorevolezza e la credibilità dello Stato, e questo obiettivo si realizza con più efficacia se si uniscono le forze».