Nel “Bollettino” l’impegno storico dei cristiani per il bene comune
Con il primo numero del 2025 si inaugura la nuova serie del “Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia”, rivista fondata nel 1966 da Mario Romani e pubblicata da Vita e Pensiero. In un’epoca schiacciata sul presente, si prova a riscoprire – con i metodi della ricerca scientifica – criteri per valutare il passato, leggere il presente e aprire lo sguardo sul futuro
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Indagare la storia dell’impegno sociale, economico e politico dei cattolici in Italia e in Europa, con un taglio interdisciplinare e uno sguardo aperto al mondo. Era questo l’obiettivo del “Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia”, rivista fondata nel 1966 dal professor Mario Romani, docente dell’Università Cattolica di Milano: e questo rimane lo scopo della nuova serie del “Bollettino”, corposa rivista semestrale che ora adotta la formula open access. L’intento “è quello di contribuire alla ricostruzione in chiave storica e in ottica interdisciplinare del ruolo degli attori collettivi, delle forme di rappresentanza e delle istanze comunitarie che innervano la società civile nei regimi democratici e non democratici, tenendo conto delle influenze esercitate dai processi socio-economici e politico-culturali nel medio e lungo periodo”, precisano dalla redazione. La continuità della tradizione scientifica del “Bollettino”, diretto dai professori Aldo Carera e Alberto Cova, “è favorita dalla solida collaborazione con il Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di scienze del territorio ‘Mario Romani’ dell’Università Cattolica e con la Fondazione Giulio Pastore”. Fra i temi del nuovo numero (che conta 180 pagine) “Il ‘problema della democrazia’ e i corpi intermedi: teoria politica e dottrina sociale della Chiesa (1961-1991)”, “Da associazione a movimento? Le Acli di Milano nel ‘miracolo economico’ (1962-1968)”, “Alle radici dell’autunno caldo: l’unione sindacale provinciale Cisl di Milano tra anni Cinquanta e Sessanta”. Ne parliamo con il condirettore, Aldo Carera, storico dell’economia, presidente della Fondazione Giulio Pastore e consigliere Cnel.
Il “Bollettino” ha una lunga storia. Quale l’origine e il ruolo che ha avuto nella ricerca storica sul mondo cattolico italiano?
Il primo numero del “Bollettino” è stato pubblicato nel 1966, cinque anni dopo la costituzione dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia. Il fondatore, Mario Romani, professore di Storia economica in Università Cattolica, aveva un obiettivo ben preciso: promuovere gli studi sulle origini e sull’affermazione dell’azione sociale dei cattolici nell’Italia di fine ‘800 inizio ‘900. Cosa possibile solo raccogliendo e studiando le carte che documentavano quei fatti e nel contempo valorizzare il patrimonio documentale depositato negli archivi ecclesiastici. Nonostante la modestia delle denominazioni (un “Archivio” che pubblicava un “Bollettino”) si trattava di un’iniziativa molto ambiziosa dal punto di vista scientifico e culturale: rispetto alla prevalente storiografia politica, soprattutto quella ideologicamente orientata, Romani voleva affermare l’importanza dell’azione sociale svolta fattivamente dai cattolici nelle varie realtà del Paese. Un intento che, nei decenni successivi, ha consentito significativi apporti alla storiografia contemporanea sui temi della cooperazione, del sindacato, dell’assistenza ma anche riguardo le esperienze politiche di matrice cattolica.
Quali, più precisamente, gli obiettivi che si pone questa nuova serie?
Tutto ha origine dalla constatazione che da qualche decennio a questa parte nel mondo occidentale è in corso un progressivo indebolimento del rapporto tra libertà, solidarietà e uguaglianza. Si disperdono così le istanze di partecipazione responsabile che identificano il senso profondo dell’impegno dei soggetti sociali portatori dei valori della persona umana. Eppure una società ordinata ha funzionalmente bisogno di estesi spazi e luoghi presidiati da rappresentanti intermedi riconoscibili, competenti ed efficienti, capaci di ascoltare e di farsi promotori di valori sociali cristianamente ispirati e di azioni orientate al bene comune. Oggi più che mai si rischia di perdere memoria di un passato di azione sociale che ha contribuito sostanzialmente a edificare le strutture portanti della nostra società. Quella trama di vita civile intessuta per libera scelta da individui motivati collettivamente ad affermare la dignità della persona e del suo primato rispetto allo Stato contro ogni concezione assolutistica della politica. Con la nuova serie il “Bollettino” vuole dare rinnovata dignità e maggior sostanza alla conoscenza di quello che è stato il ruolo dell’associazionismo cristiano in tutte le sue declinazioni.
Più precisamente…?
Dalle confraternite al mutualismo, dalle molteplici espressioni associazionistiche più antiche a quelle più mature dell’impegno sociale, economico e politico dei cattolici, senza escludere le opere educative e assistenziali raccordando la dimensione locale con quella nazionale e internazionale senza trascurare i rapporti con altre tradizioni religiose e culturali. Inoltre l’apertura, più che in precedenza, al dialogo interdisciplinare dovrebbe arricchire le chiavi di lettura, fornire gli strumenti teorici e le sensibilità necessarie per indagare al meglio la realtà storica. Oggetto primario di indagine sono dunque i molteplici ambiti d’azione che operano per la giustizia sociale e per il bene comune secondo le ispirazioni della dottrina sociale della Chiesa.
Il “Bollettino” si dà un respiro internazionale. Perché?
Più che in passato, oggi c’è bisogno di consolidare la conoscenza reciproca tra le varie esperienze sociali (in alcuni casi dell’assenza) dei cattolici o dei cristiani lungo l’arco dell’età contemporanea nei vari Paesi che identifichiamo come il mondo occidentale, con particolare riferimento ai Paesi latini oppure d’oltrecortina. Si tratta inoltre di corrispondere a una progressiva maggior consuetudine della ricerca scientifica rispetto al passato nei confronti del dialogo internazionale, il che consente di disporre di maggiori conoscenze reciproche.
In un tempo, come quello attuale, schiacciato sul presente, quale può essere il senso e il valore della ricerca storica?
Tra le due guerre un illustre letterato, Stefan Zweig, scriveva che la legittimazione delle comunità umane e le possibilità di cambiare le cose si radicano nella storia intessuta dalle elaborazioni intellettuali tanto quanto dal cuore e dal sangue della gente. C’è da chiedersi quanto le narrazioni oggi prevaricanti corrispondano alla comprensione integrale dell’umanità evocata da Zweig. In una stagione scompaginata come quella attuale la cultura storica è indispensabile per rigenerare i criteri d’ordine necessari per una società orientata al bene comune, così come insegnano i valori del cristianesimo.