Elezioni, “sì a un ministro per la pace, per una nuova architettura nonviolenta"
Lettera aperta alle forze politiche che si candidano alle elezioni parlamentari del 25 settembre 2022 da parte dei promotori della Campagna “Ministero della Pace-Una scelta di Governo”. “In tempi contemporanei paradossalmente le infrastrutture per la pace sono diventate ancora più imperative”
Le associazioni promotrici della Campagna “Ministero della Pace – Una scelta di Governo” rivolgono un accorato appello alle forze politiche che si candidano alle elezioni del 25 settembre 2022 affinché si impegnino nel prossimo governo per “l’istituzione del ministero della Pace, per una nuova visione e un nuovo assetto dell’organizzazione ministeriale”. La lettera aperta porta la firma delle realtà firmatarie della campagna, vale a dire: Aleph, Amici Joaquim Gomes, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Atlante guerre, Azione Cattolica italiana, Cesc, Centro di ateneo per i diritti umani Antonio Papisca, Cipsi, Culturalmente, Esseri umani onlus, Focsiv, L’eremo del silenzio, Movimento Focolari, Mir, Movimento nonviolento, Opera Don Calabria, Pax Christi, Pressenza, Pro.Do.Cs, 46° Parallelo, Sermig.
Una nuova visione strutturale di mantenimento della pace
“Alla vigilia di un nuovo possibile conflitto mondiale e nel perdurare di una nuova ulteriore Guerra che insanguina il continente europeo, risuona oggi con ancor maggior forza la proclamazione contenuta nella Carta delle nazioni Unite del ‘45 per salvare le generazioni future dal flagello della Guerra si legge nell’appello -. In tempi contemporanei paradossalmente le infrastrutture per la pace sono diventate ancora più imperative; è necessario un approccio strutturale nazionale di larga scala per il mantenimento e la promozione della pace, con un'architettura sostenibile ed un nuovo assetto anche dell’organizzazione ministeriale. La pace infatti può essere adeguatamente mantenuta, pianificata e sostenuta, solo disinnescando con infrastrutture specifiche quei fattori che contribuiscono alla violenza, alla apertura di tensioni e conflitti civili, siano essi fattori attitudinali o comportamentali, o fattori relativi alle più ampie condizioni socio-economiche, culturali e politiche. Una nuova visione giuridico – politica rende non più procrastinabile l’auspicabile istituzione di un nuovo Ministero, quello della Pace. Dall’esame delle norme costituzionali, che ancor oggi non hanno trovato una compiuta attuazione, si delinea il ruolo innovativo di un Ministero della Pace, che non solo riteniamo essere la migliore struttura nazionale per l'attuazione del diritto alla pace ma anche per spazi della 'ratio costitutionalis' ancor oggi mai colmati”.
Gli spazi precettivi costituzionali da colmare
Affermano i promotori della Campagna: “Il ripudio della guerra ex art.11 Cost. non può assumere valore semplicemente esortativo o programmatico, ma ha un valore vincolante e precettivo. Il dettato della Carta richiede di superare il concetto di pace come mera assenza di guerra (pace negativa), per abbracciare un concetto di pace positiva, come insieme di atteggiamenti, istituzioni e strutture in grado di creare e sostenere società pacifiche, coerentemente con l’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 ‘Pace, giustizia e istituzioni solide’. L’articolo 52 della Costituzione stabilisce ‘per tutti i cittadini’, senza esclusioni, la difesa della Patria rappresenta un dovere collocato al di sopra di tutti gli altri, che trascende e supera la modalità armata. Il servizio civile universale, finalizzato alla difesa non armata e nonviolenta della Patria, andrebbe rafforzato prevedendo risorse stabili”.Ed ancora: “La sperimentazione dei Corpi Civili di Pace (Legge di stabilità 2014), è un passo importante per valorizzare e coordinare gli interventi nonviolenti che la società civile ha sperimentato negli ultimi decenni, ma vanno superate diverse criticità e soprattutto è necessario uno sviluppo e un investimento maggiore. Vanno, inoltre, sperimentate e implementate altre forme di adempimento al dovere di difesa della Patria. Occorre progettare e implementare la Carta servendosi di nuove metodologie di costruzione della Pace, che possano essere utilizzate esperimentate da TUTTI i cittadini (senza distinzione né di sesso né di età né di situazione sociale)”.Inoltre, “è d’obbligo ridefinire in maniera nuova ed ancora più completa il concetto di Difesa come Protezione e cura della convivenza pacifica e come promozione dei Diritti e dei valori costituzionali. Le crisi di vario livello, nazionali o internazionali, sono sempre più complesse più difficili a risolversi, mettono in gioco molti fattori che diventano potenziali minacce alla coesione sociale nazionale come ad esempio la scarsità di risorse. È fondamentale l’intervento dei civili, per salvaguardare la convivenza pacifica o per ricostruirla dopo le lacerazioni di una guerra così come di una pandemia, come pure dalle conseguenze di guerre lontane e vicine. È evidente l’esigenza di precisare i concreti canali procedurali organizzativi e finanziari, attraverso i quali la doverosa istanza solidaristica (art.2 Cost e seconda parte dell’art.4 Cost) possa concretizzarsi con un’adeguata e nuova istituzione ministeriale. L’attività economica e la sua necessaria compatibilità con l'utilità sociale e la dignità umana sono poi sancite dall’art.41 Cost. La Carta sancisce come la tutela della utilità e della dignità non può che segnare la frontiera dell’iniziativa privata e pubblica e stabilire, così, dove essa cessa di essere legittima. La doverosità di uno specifico monitoraggio pubblico, che garantisca che la produzione ed il commercio di beni non sia solo legata al profitto, vedi in particolare la produzione bellica, è spazio tuttora pieno di vacui. Non esiste ancora un’Agenzia che valuti e si occupi di riconversione dell’industria a fini civili”.
Il Ministero della Pace
“Esiste uno spazio precettivo costituzionale che abbisogna di una declinazione e di una cura nell’assetto ministeriale che ad oggi non trova significativo riscontro. Questo ci sospinge nel chiedere alle forze parlamentari l’esplorazione di un approccio alternativo – continuano le associazioni -. Dalle ceneri del secondo conflitto mondiale sono nati il Ministero della Difesa e dell’Interno, sostituendo così il Ministero della Guerra. Un parto che, per dare reale compimento alla promessa di eradicare definitivamente dalla storia il flagello della guerra, avrebbe dovuto essere quanto meno trigemellare, dando alla luce anche un Ministero della Pace. Il Ministero della Pace sposterebbe il paradigma verso una nuova architettura di pace, sostenendo e stabilendo attività che promuovano una cultura della pace nel Paese, con piani strategici strutturali nazionali pluriennali di cura mantenimento e promozione della pace. Garantirebbe un dialogo illuminato per elevare, articolare, indagare e facilitare soluzioni strategiche nonviolente ai conflitti interni e internazionali, fornirebbe all'interno del governo una competenza nella trasformazione nonviolenta dei conflitti, attraverso la quale si potrebbero attuare tutti gli spazi inesplorati della Carta”.E concludono: “Un Ministero della Pace potrebbe espandere il lavoro dei costruttori di pace nazionali e internazionali mantenendo vivo il sogno del cambiamento nella filosofia di coloro che organizzano efficacemente la pace e la coesione sociale. Nel nostro Paese vi sono diversi organi (consulte, comitati, osservatori) che in modi differentisi occupano di attività connesse alla promozione della pace e alla prevenzione della violenza ma manca ‘una cabina di regia istituzionale’ per dar vita a un nuovo sistema nazionale per la promozione della pace. Il Ministero per la Pace potrebbe, in collaborazione con altri ministeri e gli altri organi istituiti presso amministrazioni statali, individuare azioni coordinate nazionali e finalmente dare il nome ad una politica strutturale per la pace: promozione di politiche di Pace, riallocazione delle risorse al bene comune, disarmo, monitoraggio industria degli armamenti e riconversione, Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, prevenzione e riduzione della violenza sociale, qualificazione delle politiche di istruzione, mediazione sociale, riconciliazione e giustizia riparativa, trasformazione e gestione dei conflitti sociali. Questo nuovo ministero sarebbe finalmente quella ‘casa istituzionale’ dei costruttori di pace di cui il nostro Paese va tanto fiero. Riteniamo sia non più rimandabile istituire il Ministero della Pace tanto più oggi che nel quadro internazionale, la Pace, in quanto Diritto fondamentale della persona e dei popoli riconosciuto dall’Assemblea Generale dell’Onu con la Dichiarazione del 19 dicembre 2016, si è finalmente liberata dal cappio che la voleva legata alla guerra per entrare nella sfera di garanzia dei diritti e libertà fondamentali”.