Agricoltura fragile. Le malattie delle piante e degli animali riescono a mettere in ginocchio un intero settore
Il settore ieri come oggi sopporta non solo gli effetti dei mercati e delle politiche economiche ma anche delle malattie e delle avversità.
Xylella, Fillossera e Peronospora, e poi ancora BSE e influenza aviaria. Le malattie delle piante e degli animali – nonostante il progresso scientifico e tecnologico – riportano tutti alla misura esatta delle dimensioni della produzione agricola e agroalimentare. Il tema non è nuovo, ma viene sempre rinnovato dalla cronaca (e dall’incuria dell’uomo). Detta in sintesi la questione è semplice: quando l’attività umana perde di vista la dimensione ambientale, prima o poi (molto spesso, ormai, più prima che poi), è uno scatenarsi di effetti deleteri. L’ultimo esempio in questo senso, arriva dalla vicenda della Xylella fastidiosa, il batterio responsabile di una importante malattia che colpisce gli olivi ma anche altre piante (circa 500 specie diverse), che, se non bloccata in tempo con operazioni di delimitazione delle aree e di abbattimento dei vegetali colpiti, può condurre alla totale perdita di intere coltivazioni e a milioni di euro di danni. Ma la storia agricola è zeppa di vicende più o meno simili con effetti commisurati alle produzioni colpite così come alla velocità di risposta dell’uomo e alle tecnologie a disposizione.
Xylella, dunque. La malattia è stata osservata in Italia per la prima volta nel 2013 negli oliveti della Puglia, ma altri focolai sono stati rilevati in Toscana (Monte Argentario) oltre che in Spagna, Francia e Portogallo. Tutto provocato dall’arrivo del batterio nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. A ricordarlo è stato giustamente la Coldiretti qualche giorno fa in occasione della prima condanna a carico dell’Italia, da parte della Corte di Giustizia europea, per le inadempienze del nostro Paese nell’applicare le misure di lotta alla malattia. I coltivatori sono stati chiari: “Sotto accusa – hanno detto -, ci sono anche le responsabilità comunitarie a partire dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto”. Poi, certo, molto del pasticcio – e dei danni ormai miliardari all’olivicoltura -, è dovuto all’abitudine un po’ tutta italiana del fare le cose in modo approssimativo. Ma approssimazione e confusione non sono solo dell’Italia e di questo tempo. “Gli errori, le incertezze e gli scaricabarile – è stato ancora spiegato -, hanno favorito l’avanzare del contagio hanno provocato danni per 1,2 miliardi di euro con effetti disastrosi sul piano ambientale, economico ed occupazionale”. Certo, ora il nuovo ministro dell’agricoltura, Teresa Bellanova, prova piena di buona volontà ad accelerare sugli, ha spiegato pochi giorni fa, “investimenti per rilanciare le aree colpite, assicurare serietà nel contenimento, tutelare il reddito di olivicoltori, frantoi, vivaisti, garantire massima disponibilità su tutte le questioni aperte e, ultima ma non ultimo, interlocuzione costante con Bruxelles”. Soprattutto dal ministero è arrivata una affermazione netta: “Le polemiche sono alle nostre spalle”. Si vedrà.
Intanto parlano la cronaca e la storia che, come accennato poc’anzi, è costellata di vicende simili. I viticoltori sanno molto bene cosa accadde con l’arrivo in Inghilterra e poi in Europa, attorno al 1860, della Fillossera: nel giro di pochi anni ci si trovò a fare i conti con un flagello quasi biblico, dal quale il comparto si salvò solo grazie all’introduzione delle viti americane (resistenti all’insetto) che cambiarono la viticoltura europea. E sempre gli stessi coltivatori sanno ancora molto bene cosa accadde con la Peronospora della vite dal 1878 in poi, quando questo fungo arrivò accidentalmente in Francia dall’America. A ben vedere, Fillossera e Peronospora scatenatesi in Europa hanno avuto la stessa origine della Xylella: i commerci senza controlli. Gli Irlandesi, invece, si ricordano ancora oggi cosa fece un’altra Peronospora (della patata), quando attorno al 1845 fu tra le principali cause della carestia che provocò un milione di morti. Tutti noi, d’altra parte, ci ricordiamo cosa accadde pochi anni fa con lo scatenarsi della BSE (più nota come malattia della mucca pazza) oppure, seppur in misura minore, i danni provocati dall’influenza aviaria. Anche qui, malattie la cui diffusione è stata agevolata dalla disattenzione colpevole.
Il tema è allora quello posto all’inizio. Quando l’uomo si dimentica di dov’è e di cosa maneggia, i guai (più prima che poi, appunto), arrivano e nell’agroalimentare rischiano di essere immediatamente molto pesanti. Anche tenendo conto delle tecnologie oggi a disposizione sulle quali occorre comunque puntare sempre di più conservando equilibrio e saggezza. Gandhi diceva: “Dimenticare come zappare la terra e curare il terreno significa dimenticare se stessi”.