#iorestoacasaepenso. Ci viene chiesto di modificare i nostri stili di vita. C'è uno stile di vita che caratterizza il cristiano?
«I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini né per lingua né per consuetudini di vita. Pur seguendo nel vestito e nel vitto le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere sono superiori alle leggi» (Lettera a Diogneto, II secolo).
Le vicende di questi giorni mi hanno evocato questo antico testo sullo stile di vita dei cristiani.
I tempi del virus stanno cambiando il nostro modo di vivere: non possiamo fare una passeggiata o salutare le persone da vicino. E cambiare un’abitudine è difficile. È più facile cambiare la macchina o la casa.
Passata l’emergenza, torneremo al vecchio trend di vita. Ma il nostro stile di vita tornerà perfettamente come prima, come se niente fosse successo? Penso di no. Spero di no.
Torneremo alle stesse abitudini, ma non allo stesso stile di vita, perché c’è differenza tra abitudine e stile, tra il fare e il modo di fare. La differenza che c’è tra il dipingere un quadro in serie e dipingere un quadro, come se fosse la prima volta. Lo stile è il modo unico e originale con cui faccio le stesse cose. Dice un modo autentico di abitare il mondo: e il cristiano lo abita con un proprio stile, che si esprime attraverso il linguaggio della carità e quello della speranza.
Dopo questo tempo, che nessuno avrebbe voluto, non cambieremo le abitudini ma lo stile: aggiungeremo un tocco di sobrietà nelle azioni, un tocco di solidarietà nelle relazioni, un tocco di gratitudine per il molto che abbiamo, un tocco di speranza nelle prove.
Leggevo di una figlia che ha visto morire velocemente il papà anziano, senza salutarlo; nemmeno il funerale. Non penso che quella donna tornerà come prima, anche se farà le stesse cose. Tanti medici e infermieri si spendono in maniera straordinaria, segni di un’umanità bella. La loro testimonianza renderà più bello il nostro modo di abitare il mondo.
Anche per le comunità di fede non sarà come prima. L’Eucaristia ogni domenica non sarà più scontata, ma desiderata. Cambierà lo stile dei preti: saremo più sobri nelle proposte, convinti che se non cresce la fede personale non c’è trasmissione del cristianesimo.
Ma il tempo del virus cambierà veramente il nostro stile di vita?
don Andrea Toniolo, teologo,
direttore del ciclo di specializzazione della Facoltà teologica del Triveneto
17 marzo 2020