Santa Sofia, nuovo spazio gestito da Down Dadi
Un progetto innovativo e ambizioso che vede la collaborazione della parrocchia di Santa Sofia a Padova e la Fondazione Vite Vere Down Dadi che porterà nella nostra città alla nascita di una nuova struttura ricettiva per turisti. Si chiama SlowDown Santa Sofia. Il valore aggiunto è che a gestirla saranno ragazzi con con disabilità intellettiva e sindrome di Down.
Si chiama "SlowDown Santa Sofia" ed è un progetto innovativo di welfare generativo e sostenibile che sarà realizzato dalla Fondazione Vite Vere Down Dadi con la parrocchia di Santa Sofia a Padova e darà vita a una struttura ricettiva turistica per pernottamento e colazione gestita da ragazzi con disabilità intellettiva e sindrome di Down.
«Un progetto ambizioso – specifica Patrizia Tolot, presidente della cooperativa Down Dadi che condurrà l’iniziativa – che si concretizza grazie alla collaborazione con la parrocchia che mette a disposizione in comodato gratuito per 50 anni l’edificio accanto alla canonica, un tempo casa del sacrestano. È importante dare risposte di inclusione sociale ai nostri ragazzi: con i percorsi di autonomia acquisiscono delle competenze, ma hanno bisogno anche dell’aspetto occupazionale. Questa è un’esperienza completamente nuova che li mette a contatto con il mondo esterno».
Un progetto dove tutti avranno un ruolo: l’attività ricettiva sarà gestita dai ragazzi di Down Dadi che si occuperanno di accoglienza, sistemazione camere, preparazione e servizio di prima colazione, ma dovranno anche andare a fare la spesa e fare le pulizie. Il tutto con una adeguata preparazione e con operatori che, da dietro le quinte, controllano il buon risultato. «Non vogliamo infatti – afferma Patrizia Tolot – una struttura gestita dagli operatori, ma lo standard qualitativo deve essere buono, un servizio impeccabile, perché le persone devono sceglierla per la sua posizione, perché è bella, ci si trova bene e in più ha un valore aggiunto».
I lavori partiranno probabilmente in autunno, finanziati per il 60 per cento dalla Fondazione Cariparo e la parte rimanente recuperata con una raccolta fondi.
«Da un punto di vista pastorale – afferma don Giorgio Ronzoni, parroco di Santa Sofia – la loro presenza sarà occasione per i giovani e gli adulti di inserirsi in attività di volontariato concrete e continuative. Sarà uno scambio reciproco».