Mafie italiane in Svizzera
«Anche se non si vede, la ‘ndrangheta è ben presente»: il dossier della giornalista Madeleine Rossi
«Anche se non si vede, la ‘ndrangheta è ben presente in Svizzera». Così Madeleine Rossi (45 anni, giornalista e fotografa freelance, che divide la vita fra Firenze, Corsica e Svizzera) in un’intervista al quotidiano romando Les Temps di Losanna.
Di origine italiana, Madeleine Rossi ha partecipato per cinque anni alla Fondazione antimafia Antonino Caponnetto e ha vinto la Medaglia d’onore per l’informazione della Fondazione Mediterraneo nel 2016. Ha da poco pubblicato il dossier “Mafie italiane in Svizzera, panorama, percezione e quadro legislativo”.
«Ci vorrebbe un libro di 500 pagine...» afferma, «Il fenomeno è più diffuso di quanto si voglia credere. C’è stato l’arresto negli scorsi anni, dei membri di una cellula della ‘ndrangheta a Frauenfeld, nel Canton Turgovia. E in Ticino la presenza della mafia si percepisce in ogni angolo. Alcune società fiduciarie e alcuni consiglieri finanziari guadagnano somme ingenti».
Riciclaggio di denaro (in particolare con bar e ristoranti), lingotti d’oro nelle cassette di sicurezza, ma anche infiltrazioni negli appalti o “alleanze” con la criminalità internazionale sono più che preoccupanti.
Madeleine Rossi evidenzia: «In Svizzera le fonti ufficiali sono tutte anonimizzate: nelle banche dati si trovano le sentenze, mai i nomi. Allora è stato necessario incrociare i dati con l’Italia. Per compilare un elenco di una cinquantina di persone legate alla mafia, ci sono voluti quattro giorni soltanto per verificare nomi e cognomi»