La parola del buon vicinato. I vicini sono una risorsa...
Dalla finestra del mio soggiorno posso osservare comodamente chi passeggia per strada; abito in un vicolo e ho imparato a riconoscere alcuni dei miei vicini: pur abitandoci da parecchi anni è stato durante il lockdown che ho iniziato a conoscerli davvero, a dare dei nomi ai volti, a capire chi condivideva lo stesso appartamento e a chi potevo rivolgermi se avevo bisogno di un favore.
Ma ora che da tanti mesi le interazioni sociali sono quasi bloccate e che entusiasmo e novità sono alle spalle cosa rimane della tanto strombazzata riscoperta del vicinato?
Ormai conosco alcuni orari dei miei vicini, così li posso intercettare per scambiare due chiacchiere: ma alcuni cominciano a guardarmi con sospetto e non amano che suoni alla loro porta a qualsiasi ora; non mi sono arreso e li ho sorpresi: ho lasciato loro sulla porta una tavoletta di cioccolato speciale... per i figli; il giorno dopo ho bussato nuovamente alla loro porta e per poco non mi hanno sorriso (ho chiesto loro se conoscevano un buon elettricista che fosse anche economico: ho un problema con la luce dell’entrata!).
Ho capito che con alcuni posso scambiare piccoli favori, con altri si va poco oltre il saluto reciproco, forse hanno troppo poco tempo, presi come sono dal lavoro e dalla fretta, fretta per cosa poi?
Chi sarà poi quella donna che una, due volte la settimana parcheggia, sempre intorno alle 8.15, poco lontano, entra al civico 10 ed esce dopo poco più di un’ora? Sembra sempre soddisfatta, ho provato a chiedere, a esplorare, ma ho capito che è un terreno insidioso, che rischio di invadere un confine personale. Ci sono alcune cose che è meglio non chiedere.
Da quando ho sviluppato la mia piccola rete di vicinato mi sono più affezionato al quartiere dove abito, mi sembra quasi più carino. Pratico più frequentemente i negozianti della zona (sono più costosi, lo so; c’è meno scelta, è vero; hanno orari... Vuoi mettere l’ipermercato?) e quasi quasi sono tentato di partecipare al prossimo incontro organizzato dalla consulta di quartiere per capire che progetti ci sono in quell’area verde dove qualche volta vado a passeggiare.
Certo, quelli di vicinato sono legami come si suol dire “deboli”, e le vere amicizie sono altrove; ma sono queste persone che incontro quasi ogni giorno, che pian piano sono diventate una risorsa. E come tutte le relazioni interpersonali, anche queste vanno coltivate, con fatica, con pazienza e con un pizzico di tolleranza, perché si possono fare molte scoperte tra i vicini di casa. Oggi, ho ritirato un pacco indirizzato alle studentesse che abitano nello stesso pianerottolo: non che me lo avessero chiesto e quando il corriere ha suonato non c’era nessuno: ma perché non fare questa piccola gentilezza... così ho più coraggio di chiedere loro che mettano via quegli ombrelli appesi sulla porta da ormai una settimana... ma si può?
Aspetto con ansia che la pandemia sia passata e di tornare a organizzare degli aperitivi di condominio a casa mia: una sola regola, quella di non discutere del condominio.
Massimo Santinello
docente di psicologia di comunità all’università di Padova