L’alieno Draghi che non parla di pensioni ma di futuro
Il presidente del Consiglio parte dai giovani per pensare al futuro di cui tutti abbiamo bisogno. Dobbiamo però riappropriarci della capacità di sognarlo per renderlo nostro
«Nel discorso di Draghi la parola “giovani” compare cinque volte, “futuro” nove, “pensioni” zero». Basta questa frase, pronunciata dal direttore del Foglio Claudio Cerasa domenica sera a “Che tempo che fa”, a capire quanto potenzialmente l’ingresso nei palazzi della politica dell’alieno Draghi possa favorire un cambio nel dibattito pubblico nel nostro Paese.
È vero. Ci manca il futuro di una volta, quella frenesia negli anni Novanta nel conto alla rovescia verso il 2000, mentre vedevamo un’Europa che si univa e una tecnologia sempre più miracolosa. Oggi la categoria del futuro esiste solo in funzione di prolungamento delle nostre ansie dell’oggi, ansie anche giuste, come quelle legate ai cambiamenti climatici. Non c’è più spazio per il futuro. La fantascienza è sostituita dal fantasy medievaleggiante. Ci siamo disinnamorati della tecnologia, che nel frattempo ci ha resi dipendenti, mentre le tendenze sovraniste regressive sono state per il momento accantonate non dalla forza degli ideali, ma più dal tifone di miliardi annunciato dalla Von Der Leyen.
Le parole di Mario Draghi, che parla di giovani in tempo di culle vuote, che parla di futuro nel presente esteso e indefinito dell’inverno pandemico, non può che farcelo apparire come un alieno. Ma ha ragione: è in questo campo che si gioca la partita.
Prima delle riforme, prima delle riaperture, è decisivo tornare a pensare al futuro, a progettare gli anni che verranno e a innamorarci dei progetti che avremmo fatto, in modo da avere la forza e la perseveranza di trasformarli in realtà. Un futuro non di decrescita infelice, ma di crescita sostenibile. Un futuro di gestione “smart” della cosa pubblica, dove riconoscerci pienamente nelle identità veneta, italiana ed europea, dove la persona sia al centro di ogni nostro ragionamento. Guardiamo allora al Rover Perseverance su Marte, alla stazione spaziale internazionale che sfreccia ogni sera sopra le nostre teste, alle meraviglie di una scienza che ci ha regalato un vaccino contro il Covid in meno di un anno: da qui prendiamo fiducia e l’audacia di sognare. Il futuro arriverà comunque, ma solo se lo sogniamo sarà un futuro davvero nostro.