L'Amazzonia brucia, manifestazioni sotto i consolati brasiliani in Italia
I presidi organizzati dal movimento Fridays for future in diverse comuni, tra cui Milano, Udine, Torino, Como, Genova, Firenze, Roma e Napoli. Slogan contro la politica di sfruttamento promossa dal neo presidente Bolsonaro. Riflettori sugli interessi italiani in Amazzonia
MILANO - Oltre un centinaio di persone, per lo più ventenni, hanno manifestato questa mattina sotto le finestre del consolato del Brasile a Milano. "L'Amazzonia non è una mucca da mungere", "Giù le mani dall'Amazzonia", "Bolsonaro sei un criminale", sono alcuni degli slogan gridati per protestare contro lo sfruttamento della foresta e l'aumento degli incendi (72 mila nel 2019, l'84% in più rispetto all'anno precedente). Da 16 giorni un gigantesco incendio sta devastando 20 mila ettari. "Da quando il Presidente Jair Bolsonaro è salito al potere, gli incendi boschivi sono incrementati costantemente, alimentati sia dalle siccità ma anche dalle terribili politiche ambientali dell’esecutivo brasiliano, che vede la foresta amazzonica solo come una mucca da mungere", spiegano gli attivisti di Fridays for future di Milano, che hanno organizzato l'evento.
Altre manifestazioni sono state organizzate in altre città italiane (in particolare Udine, Torino, Como, Genova Firenze, Roma e Napoli) e nel mondo dai comitati locali di Fridays for future, il movimento nato in risposta all'impegno della giovane Greta Thunberg. "Esprimiamo il nostro sconcerto e la nostra rabbia per le politiche del governo Brasiliano – sottolineano -, le quali stanno drammaticamente accelerando la crisi climatica. Chiediamo quindi che l’esecutivo di Brasilia si allinei con gli obiettivi che Fridays For Future si aspetta da tutti i governi: contenere l'aumento della temperatura media globale entro gli 1,5°C, rispetto al livello pre-industriale; garantire giustizia climatica, nel rispetto dell’equità, seguire la Scienza più autorevole e unita attualmente disponibile".
Intorno alla foresta Amazzonica si muovo interessi economici enormi. Anche italiani ed europei. Secondo Legambiente Lombrardia, che ha partecipato al presidio di Milano, "la soia che verrà coltivata sui suoli deforestati sarà in gran parte destinata a rifornire gli allevamenti europei, per far fronte ad una domanda di carne e prodotti caseari di cui le nostre stalle sono tra le migliori acquirenti". In Lombardia, per esempio, la bresaola della Valtellina viene prodotta anche con carne di zebù (Bos Taurus Indicus, grande bovino allevato in Sud America).
"Legambiente Lombardia sostiene da tempi che a tutela dei consumatori servirebbe la certificazione di tutta la filiera. Anche per questo l’associazione intende sensibilizzare sulla necessità di riduzione del consumo di carne, che stimola il consumo di suolo fertili destinandoli alla produzione massiva di carne da allevamenti intensivi, che è diventata globalmente ormai insostenibile". "È bene che i consumatori si informino circa le origini e le responsabilità della produzione del cibo che acquistano, specialmente quando si parla di prodotti derivanti da allevamenti intensivi – sottolinea Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia – perché dietro i roghi nelle foreste brasiliane ci sono anche le abitudini di consumo degli europei. Non dobbiamo essere complici degli incendiari della natura, e un modo per farlo è cambiare le nostre scelte di consumo, che non sono innocenti. Ma è la politica agricola che ha in mano le leve economiche per modificare l’allevamento e la trasformazione alimentare, a partire dalla Lombardia, regione leader europea per le produzioni zootecniche".
Dario Paladini