Cosa dicono le Linee guida per il linguaggio inclusivo in Ue contestate (e poi ritirate)
Polemiche per un documento interno alla Commissione Ue sul linguaggio inclusivo. In 32 pagine di raccomandazioni si invita a non parlare solo di un’unica religione ma di menzionare più culti e festività. Dopo le critiche accese il testo è stato ritirato: “Ci lavoreremo ancora”
“L'uguaglianza e la non discriminazione sono valori fondamentali dell'Unione europea. Sono da applicare direttamente al nostro lavoro come istituzione. La Commissione europea deve dare l'esempio. Per farlo in modo efficace, dobbiamo offrire una comunicazione inclusiva, assicurando così che tutti siano apprezzati e riconosciuti in tutto il nostro materiale indipendentemente da genere, razza o origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale”. Con queste parole Helena Dassi, Commissaria europea all’Uguaglianza, introduce le Linee guida per la comunicazione inclusiva realizzate dalla Commissione europea, e finite al centro di accese polemiche in questi giorni. Non si tratta di una direttiva, ma solo un pacchetto di raccomandazioni a uso interno per incentivare un linguaggio non discriminatorio. Il documento tocca diversi ambiti: dal genere alle questioni riguardanti le persone Lgbtqi+, dalla disabilità alla multirazzialità. Tra questi si parla anche di diversità religiosa nel capitolo “Cultures, lifestyles or beliefs”.
Ed è proprio questo il punto che ha acceso il dibattito, in Italia e non solo. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in un post sui social ha scritto: “In Europa è vietato dire Natale e perfino chiamarsi Maria, continuano i deliri del politicamente corretto”. Anche Matteo Salvini della Lega ha rilanciato la polemica aggiungendo: “In nome dell’inclusività la Commissione europea invita a censurare la frase ‘periodo natalizio’ sostituendolo con periodo delle vacanze”.
Cosa c’è nel documento?
Nelle 32 pagine di Linee guida si affrontano i temi considerati più sensibili: c’è una parte relativa al linguaggio di genere, in cui si invita a preferire espressioni più neutre. Ad esempio, a meno di una preferenza esplicitata già dalla persona a cui ci si rivolge, evitare di usare “Miss o Mrs” e preferire “Dear colleagues”, “cari colleghi”, che in inglese non ha genere. Anche nel caso della disabilità i suggerimenti vanno nella direzione di non identificare la persona con la sua menomazione: non parlare di “disabili” ma di “persone con disabilità”. Stesso discorso vale per la diversità di culto. “Quando comunichiamo, potremmo inconsciamente ricadere nell'uso delle forme apprese nel linguaggio- si legge nel testo. Invece di seguire stereotipi dannosi, dobbiamo sforzarci e aprirci a un atteggiamento espansivo di connessione. Qualsiasi lingua che esprima intolleranza o giudizio verso un gruppo religioso, alimenta stereotipi”.
Per la Commissione bisogna dunque “considerare la diversità di culture, stili di vita, religioni” in tutti i contesti realizzando una comunicazione che tenga conto dei diversi tipi di celebrazioni e rituali popolari in diverse parti dell’UE. Come in tutti i capitoli, anche in quello relativo alla diversità religiosa vengono forniti suggerimenti: “Evitate di pensare che tutti siano cristiani. Non tutti celebrano le feste cristiane, siate sensibili al fatto che le persone seguono diverse religioni e calendari”. E ancora: “Negli esempi e nelle storie non usate nomi che siano tipici di un’unica religione”. Nelle raccomandazioni fornite viene suggerito di cambiare la frase “le feste di Natale possono essere stressanti” con “il periodo delle feste può essere stressante”. L’invito è a fare riferimenti più generici e a citare più festività (non solo il Natale ma anche l'Hanukkah, per esempio).
La decisione di ritirare le Linee guida: “Ci lavoreremo ancora”
Ma è l’esempio sul Natale e il riferimento ai nomi che non è piaciuto a molti. C’è chi parla di un eccesso di zelo della Commissione, chi di esempi sbagliati che hanno suscitato l’effetto contrario a quello che era l’obiettivo originario: e cioè far in modo che tutti potessero riconoscersi in un linguaggio non discriminante. Nei fatti, le polemiche di questi giorni hanno portato la Commissione a fare un passo indietro: le Linee Guida sono state ritirate questa mattina.
“L’iniziativa delle Linee Guida aveva lo scopo di illustrare la diversità della cultura europea e di mostrare la natura inclusiva della Commissione- ha spiegato Dalli -. Tuttavia, la versione pubblicata non è funzionale a questo scopo. Non è un documento maturo e non va incontro ai nostri standard qualitativi. Quindi lo ritiro e lavoreremo ancora su questo documento".