Catechesi con l’arte. Il Compianto sul Cristo morto nella chiesa di San Pietro in Padova
Nella cappella meridionale della chiesa padovana di San Pietro, in passato chiesa parrocchiale e sede di un prestigioso monastero, s’incontra un altare che custodisce il Compianto su Cristo morto, opera in terracotta policroma della fine del Quattrocento frutto della bottega di Bartolomeo Bellano, recentemente restaurata nell’ambito del progetto “Mi sta a cuore” del Museo diocesano di Padova.
Quest’opera in un materiale comune, povero e spesso considerato inferiore rispetto al nobile marmo, ci racconta nella sua essenza il rapporto tra fragilità e bellezza, tra sacrificio e dono eterno.
Sullo sfondo le croci ormai vuote rimandano all’infame supplizio e caricano la scena di dramma. I dolenti ai lati concentrano lo sguardo sulle cinque figure centrali. La scena modellata dalle sapienti mani d’artista ci viene incontro, rendendoci parte del momento drammatico e allo stesso tempo dolcissimo in cui la Madre posa il suo capo sul Figlio offrendolo al sepolcro. La violenza ha lasciato lo spazio all’amore, alla tenerezza. L’angelo, che alle spalle di Cristo ne sorregge la testa, esprime la carica emotiva di cui si voleva rendere partecipi i fedeli di fronte al dono dei doni: il corpo di Cristo.
Anche noi oggi, di fronte a quest’opera, possiamo sentire che quel momento ci appartiene. Appartiene alle nostre esperienze di dolore e a quelle del mondo, che se all’inizio possono provocare comprensibili sentimenti di repulsione o rabbia, nella fede lasciano spazio all’unico atteggiamento che ci aiuta a superarle: quello di affidarle a colui che quel dolore lo conosce bene. Un affidamento che raggiunge il suo più alto vertice, e che è ancora possibile oggi, sapendo che il fedele di un tempo, allo stesso altare, si accostava a ricevere nell’eucaristia la Salvezza che aveva ammirato e di cui poteva sentirsi partecipe.
Elio Da Rin De Barbera