Casa Sant’Andrea ha compiuto trent'anni. Giovani innamorati di Gesù
Casa Sant’Andrea Ha appena compiuto trent’anni e, pur cambiando spesso fisionomia, mantiene saldi alcuni aspetti: crescita nell’autonomia, stile di sobrietà e sguardo sulla Provvidenza
Quest’anno Casa Sant’Andrea (CSA) ha compiuto trent’anni (1993-2023) e li porta bene: difficile qui invecchiare! Ogni anno, infatti, si riparte con giovani nuovi e si progetta un cammino di discernimento alla vocazione e alla missione del presbitero diocesano che possa non solo essere secondo il loro passo, ma anche chiedere quel “di più” esigente, profondo e coraggioso. La Casa – che si trova in via Antonio Rossi 2 a Rubano – cambia spesso la “fisionomia”, tenendo però alcuni “tratti fissi” ai quali negli anni ci si è appassionati vedendone la preziosità e utilità per la vita di un giovane: la vita fraterna, la familiarità con la Parola di Dio nelle Scritture, la preghiera personale, i sacramenti dell’eucaristia e della penitenza, il servizio di carità, lo studio iniziale della teologia, l’aiuto di un accompagnatore spirituale personale. Il punto di partenza è chiaro: un giovane si innamora di Gesù, del Vangelo, di Dio, si sente amato, si trova a nutrire un grande desiderio di rispondere a questo amore e lì intuisce una chiamata a donarsi per Gesù e per la Chiesa. Succede in tante forme, attraverso esperienze e in fasi della vita molto diverse. I passi successivi permettono invece di mettere in ordine, purificare, rilanciare, approfondire, gustare. Tra i tanti aspetti della vita oggi nella Casa, ne raccontiamo tre: autonomia, sobrietà e Provvidenza. A Casa Sant’Andrea desideriamo che un giovane possa esprimere o possa raggiungere una certa autonomia personale: la gestione e cura della casa, la preparazione dei pasti, un piccolo lavoro che permetta di contribuire alle spese (se il lavoro si concilia con i ritmi della comunità). Per lo stesso obiettivo ad alcuni proponiamo il servizio civile. La sobrietà poi è lo stile di vita della Casa e delle relazioni che viviamo, senza rinunciare alla bellezza, all’accoglienza, alla gioia, ma liberi dagli eccessi. Ci aiuta a riconoscere l’essenziale e a dar valore a quello che conta veramente, ad accorgerci delle nostre povertà e a riconoscere con Dio i bisogni veri. La fraternità “Il Mese” con altri giovani, maschi e femmine, è diventata per Casa Sant’Andrea la tappa iniziale dell’anno di discernimento: una condivisione sobria di vita e di fede. Infine, coltiviamo lo sguardo sulla Provvidenza attraverso un senso di gratitudine verso quello che Dio fa per noi, molte volte in maniera inaspettata. Non sono mancati quest’anno doni concreti – offerte in denaro, generi alimentari, oggetti utili in casa – da parte di persone che vogliono bene alla nostra comunità, e dei giovani stessi che frequentano la Casa. Questo ci educa a essere noi stessi segno di Provvidenza: la nostra generosità può essere la Provvidenza per altri, strumento di un Dio generoso che chiama.
don Mattia Francescon
Direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale delle Vocazioni