"A nostra immagine". Sculture in terracotta del Rinascimento Da Donatello a Riccio
Un omaggio a una materia povera e fragile, la terracotta; un omaggio alla grande tradizione di plasticatori che hanno operato nel territorio diocesano (che tocca le province di Padova, Venezia, Vicenza, Treviso e Belluno), popolando chiese, sacelli, capitelli, conventi, abbazie, monasteri e dimore private di sculture delicatissime ma di grande pregio e segno di una devozione diffusa; un omaggio alla grande eredità di Donatello che ha favorito nuovi slanci e originali esiti artistici al Rinascimento padovano.
La mostra “A nostra immagine. Sculture in terracotta del Rinascimento Da Donatello a Riccio”, che sarà aperta al pubblico dal 15 febbraio al 2 giugno 2020 nelle Gallerie di Palazzo Vescovile di Padova (Museo diocesano), si propone questo e molto altro.
Ventuno sculture in terracotta raccontano un’epoca, fanno respirare il clima delle botteghe artistiche padovane tra fine Quattrocento e primo Cinquecento, disegnano il panorama di una devozione popolare che si soffermava a meditare e pregare di fronte a manufatti che racchiudevano i grandi misteri della fede: dalla tenerezza materna di Maria, nelle numerose e diffuse Madonne con Bambino alla sofferenza della Pietà o del Compianto sul Cristo morto. La dolcezza di Maria che tiene in braccio il bimbo e il gioco di sguardi si scontra con il grido di dolore delle dolenti e con la tragica ma composta sofferenza di Maria che sostiene il Cristo morto, in un percorso che va dalla vita alla morte, dalla gioia al dolore, ma che racchiude il senso dell’umano e del divino che c’è nell’uomo: A nostra immagine, appunto.
La mostra del Museo diocesano di Padova, curata dal direttore del Museo Andrea Nante e dal conservatore Carlo Cavalli, corredata da un catalogo edito da Scripta edizioni, rappresenta anche una prestigiosa operazione culturale, indirizzata a una “categoria” di opere, quelle in terracotta, che proprio per la peculiarità del materiale – umile, fragile e facilmente distruttibile – rischia di non avere il giusto riconoscimento.
Come è tradizione, infatti, nella storia del Museo diocesano di Padova – che durante questa esposizione celebra i suoi 20 anni di attività (2000-2020) – le mostre tematiche rappresentano spesso l’esito di importanti campagne di restauro e di studio, avviate insieme all’Ufficio diocesano Beni culturali, volte a recuperare un patrimonio artistico ricco e diffuso, e sostenute dal progetto “Mi sta a cuore” che sensibilizza anche il privato e la società civile nella cura di questi capolavori.
In questo particolare caso, ben quattro opere in terracotta policroma sono state oggetto di recupero, studio e restauro, con approccio multidisciplinare. Una convenzione firmata nel 2018 – tra Diocesi di Padova, Centro interdipartimentale Ricerca, Studio e Conservazione dei Beni Archeologici, Architettonici e Storico-Artistici dell’Università di Padova e Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso – ha, infatti, favorito l’utilizzo di nuove e avanzate tecnologie che hanno permesso di stabilire il numero delle ridipinture subite nel tempo dalle opere, il periodo storico dei diversi interventi, la tecnica adottata per le finiture, i pigmenti e i leganti utilizzati e ancora le tipologie di impasto, la tessitura e la composizione del materiale, offrendo quindi utili e fondamentali elementi per determinare provenienza e in taluni casi attribuzione.
Il valore aggiunto della mostra A nostra immagine sta proprio nelle parole del direttore del Museo diocesano e curatore Andrea Nante: «A Padova ha lavorato per anni Donatello, la sua bottega era proprio a ridosso della Basilica di Sant’Antonio, Donatello ha fatto scuola in città e dopo di lui altri artisti – Bellano, Giovanni De Fondulis, Andrea Riccio – arrivarono e diedero vita a capolavori in pietra, marmo, bronzo e terracotta. Lavorare a questa mostra ci ha permesso di recuperare storie che non conoscevamo, alcune ricche di aneddoti, altre che ancora ci incuriosiscono; di portare letteralmente alla luce alcuni “inediti”, una fra tutte la “Madonna del monastero della Visitazione”, la cui destinazione originaria è ancora avvolta nel mistero. E grazie alle ricerche avviate la mostra ci ha permesso, con l’aiuto di qualificati studiosi, di confermare alcune attribuzioni e anche di darne di nuove, come è il caso della Madonna che proviene dal Museo del Bargello di Firenze, finora ritenuta di Antonio di Chellino, che Francesco Caglioti attribuisce ora a Pietro Lombardo».
La mostra presenta esempi della produzione artistica in terracotta, sviluppatasi particolarmente nell’area padana proprio per la facilità di recupero della materia prima, accanto ad alcune sculture in terracotta provenienti dal Museo del Louvre (una Madonna con Bambino di Donatello), dal Museo del Bargello e da collezioni private. Presente anche la copia in gesso dipinto della cosiddetta Madonna Borromeo, il cui originale, attribuito recentemente a Giovanni da Pisa, allievo di Donatello a Padova, dalla chiesa parrocchiale di Lissaro (Pd) è giunto dopo una serie di peripezie al Kimbell Museum di Forth Worth, in Texas.
Nell’occasione della mostra il pubblico potrà vedere ricomposto il Compianto di Andrea Riccio, oggi diviso tra la chiesa padovana di San Canziano e i Musei Civici di Padova.
Esposti anche alcuni inediti, tra cui una Madonna con il Bambino, salvata da una clarissa dopo la soppressione del Convento padovano di Santa Chiara in età napoleonica, custodita fino a poco tempo fa nella clausura del Monastero della Visitazione in Padova, e ora restituita al suo aspetto originario dopo un importante restauro.
Per la prima volta vengono presentati, in una suggestiva installazione, i frammenti superstiti di una Deposizione, gravemente danneggiata nel bombardamento della chiesa di San Benedetto a Padova dell’11 marzo 1944.
La mostra A nostra immagine. Sculture in terracotta del Rinascimento DA DONATELLO A RICCIO è promossa e organizzata dal Museo diocesano di Padova e dall’Ufficio diocesano Beni culturali, con la collaborazione dell’Università di Padova – CIBA Centro per i beni culturali, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso e ha il patrocinio di Regione Veneto, Provincia di Padova, Comune di Padova, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto.
La realizzazione è stata possibile grazie al contributo speciale di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e ai contributi di Camera di Commercio di Padova, Fondazione Alberto Peruzzo, Fondazione Antonveneta, Ravagnan, Sirman, Confartigianato, dell’8per mille della Chiesa cattolica e di numerosi altri sostenitori.
La mostra sarà aperta al pubblico da sabato 15 febbraio a martedì 2 giugno 2020, con il seguente orario:
da martedì a venerdì 10.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00
sabato, domenica e festivi 10.00 – 13.00 e 14.00 – 19.00
Fonte: Ufficio stampa Diocesi di Padova