Vittima di schemi antichi. Politica e cittadinanza: l’inascoltata richiesta dei figli di immigrati
Non è marginale e neppure fuori tempo la richiesta di Ernesto Olivero di rendere giustizia ai figli di immigrati che sono nati in Italia.
“La politica è vittima di schemi antichi. Finora non ha voluto affrontare temi come quello della cittadinanza che sono fondamentali. Ai politici faccio un appello: venite a guardare questi ragazzi negli occhi. Sarà sufficiente per cambiare idea”. Non ha dubbi Ernesto Olivero fondatore del Sermig, Servizio missionario giovani, che partendo dall’Arsenale della Pace di Torino si è allargato oltre i confini nazionali. Incontrando nei giorni scorsi il presidente del Consiglio ha rilanciato una richiesta di giustizia.
Olivero, tra poche settimane compirà 82 anni, parla a ragion veduta perché questi giovani, molti dei quali nati in Italia da genitori stranieri, li conosce bene. Li vede studiare, li vede lavorare, li vede impegnati in iniziative per il bene comune.
In queste persone che non hanno diritto alla cittadinanza italiana fino a quando non avranno compiuto 18 anni Olivero vede una risorsa che solo la paura dell’altro porta a ignorare, umiliare, chiudere in un contenitore di norme che tolgono il respiro sia a loro che a una società.
“È assurdo – dice Olivero – che si debba riconoscere a questi giovani qualcosa che sono già: sono italianissimi, a prescindere dal colore della pelle o dal Dio che pregano. Sono cresciuti insieme a noi che abbiamo accettato la diversità in mezzo a noi. Lo stesso dovrebbe fare la politica per diventare un po’ più giusta”.
Invece c’è una politica vittima di schemi antichi che ferma il passo a chi tenta di dare una risposta di civiltà a a una generazione in attesa. La politica non è però estranea a una cultura e a una società, c’è un legame di responsabilità che unisce tre soggetti e mette in guardia dal puntare il dito su un solo soggetto.
È dunque grave per la politica, la cultura e la società non accorgersi che il futuro è già in cammino su strade che non sono quelle degli egoismi, dei nazionalismi, delle regole slegate dalle persone.
L’identità, valore prezioso e irrinunciabile e per questo giustamente difesa, si rafforza solo se capace di comunicare con altre identità e di tessere relazioni perché la convivialità delle differenze diventa realtà nella legalità.
Lo stanno ribadendo tutte le situazioni di crisi nel mondo, tutte le guerre compresa quella scoppiata sul territorio europeo abitato da popoli che si definiscono cristiani che come tali dovrebbero leggere nella dignità della persona un valore non negoziabile.
Non è dunque marginale e neppure fuori tempo la richiesta di Ernesto Olivero di rendere giustizia ai figli di immigrati che sono nati in Italia. Le norme hanno senso se sono per i diritti e per i doveri delle persone, se sono per aprire strade di civiltà.