Primo maggio: coraggio profetico nella sapienza del Vangelo
L’emergenza del coronavirus costituisce ancora per tutti una incognita nel campo della salute, un dramma in campo economico per le difficilissime prospettive che si aprono e un sfida sempre aperta nel rapporto con la salvaguardia del creato. La pandemia ha rafforzato la consapevolezza della nostra fragilità e ha prodotto un drammatico shock che ci ha scoperti nuovamente vulnerabili e fortemente interdipendenti ciascuno dall’altro, in un pianeta che è sempre di più comunità globale. L’orizzonte che indica la direzione di marcia per realizzare il passaggio della transizione sostenibile è quello dell’ecologia integrale della Laudato si’, che riprende e attualizza il messaggio della Dottrina sociale della Chiesa per far fronte alle nuove sfide
Celebrare il primo maggio in tempo di epidemia è un atto di coraggio e un dovere affinché questa data ci aiuti a valorizzare il lavoro ponendolo nel giusto rapporto con la salute, la vita delle persone e della casa comune. Per questo primo maggio i vescovi italiani hanno preparato un messaggio che, partendo dalla situazione drammatica in cui ci troviamo e dall’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa, descrive il lavoro nel suo rapporto con l’economia e l’ambiente e la salute.
L’emergenza del coronavirus, oltre a portare un gravissimo bilancio di perdite umane, subite in gran parte senza il conforto della vicinanza dei parenti e di una degna sepoltura, costituisce ancora per tutti una incognita nel campo della salute, un dramma in campo economico per le difficilissime prospettive che si aprono e un sfida sempre aperta nel rapporto con la salvaguardia del creato.
La pandemia ha rafforzato la consapevolezza della nostra fragilità
e ha prodotto un drammatico shock che ci ha scoperti nuovamente vulnerabili e fortemente interdipendenti ciascuno dall’altro in un pianeta che è sempre di più comunità globale.Ciò che già prima era complesso ora diventa molto grave.Basti solo, come esempio, pensare alla situazione di tanti lavoratori occupati nell’ex Ilva di Taranto e alle fabbriche dell’indotto. A questo è strettamente legata la grande questione della sostenibilità ambientale. “Nessuno deve perdere lavoro per il coronavirus” è stato lo slogan ripetuto all’indomani della crisi: è fondamentale che questo appello abbia successo, evitando le conseguenze negative di breve e medio termine. Sono auspicabili misure di aiuto a famiglie ed imprese che sappiano fare attenzione a proteggere tutti, incluse le categorie solitamente più fragili e meno tutelate come i lavoratori autonomi, irregolari o con contratti a tempo determinato.
Occorre una transizione verso un modello di sviluppo capace di coniugare la creazione di valore economico con la dignità del lavoro e la soluzione dei problemi ambientali come riscaldamento globale, smaltimento dei rifiuti, inquinamento.L’orizzonte che indica la direzione di marcia per realizzare il passaggio della transizione sostenibile è quello dell’ecologia integrale della Laudato si’,
che riprende e attualizza il messaggio della Dottrina sociale della Chiesa per far fronte alle nuove sfide. Abbiamo bisogno di un’economia che metta al centro la persona, la sua dignità, la sua capacità di mettersi in sintonia con l’ambiente naturale senza violentarlo, ma sapendone cogliere tutte le opportunità per costruire percorsi di sviluppo sostenibile. Per una rinascita
questo 1 maggio esige coraggio profetico che si basa sulla sapienza del Vangelo.
Questo non avviene mediante un comando esterno, ma attraverso una conversione culturale, cioè attraverso un cambiamento di mentalità e di nuovi stili di vita, in cui giungiamo a premiare con le nostre scelte prodotti e imprese che danno più dignità al lavoro e difendono l’ambiente. Ciò vuol dire far crescere qualità e quantità dell’investimento in istruzione e formazione, con un accento particolare allo sviluppo di passioni e competenze nei ragazzi, attraverso un percorso di discernimento vocazionale ben strutturato nel sistema scolastico.
C’è una missione comune da svolgere nelle diverse dimensioni del nostro vivere:
come cittadini che partecipano alla vita sociale e politica, come risparmiatori e consumatori consapevoli, come utilizzatori dei nuovi mezzi di comunicazione digitali. Questo chiede a tutti di dare un contributo alla costruzione di un modello sociale ed economico dove la persona sia al centro e il lavoro più degno. Così, senza rimuovere impegno e fatica, si può rendere la persona con-creatrice dell’opera del Signore e generativa.
E’ un primo maggio doloroso e difficile, ma pieno di prospettive che ci lasciano sperare attraverso il cuore, l’impegno e il sacrificio di tutte le persone di buona volontà.Filippo Santoro (*)
(*) arcivescovo di Taranto – presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace – presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani