Non si chiuda il pensiero. Oltre la reazione emotiva alle ennesime tragedie nel Mediterraneo
Il mare si è chiuso ancora una volta sulla vita di tante persone: che non si chiuda il pensiero sulle cause, vicine e remote, di un’impressionante disumanità.
Le immagini di immigrati senza più vita tra le onde del Mediterraneo, le ventisette ore di agonia trasmesse in diretta e un altro naufragio a poche ore di distanza hanno provocato ancora una volta più emozione che riflessione.
Si è puntato il dito soprattutto verso l’Unione europea. Non è sbagliato averlo fatto ma occorre anche chiedersi di chi è figlia questa istituzione democratica così indifferente ed egoista. Occorre mettersi in discussione, come singoli cittadini e come popolo. La vergogna per le ennesime stragi in mare, seppur a diversi livelli, coinvolge tutti.
Il drone della coscienza sorvola innumerevoli scenari di morte e di distruzione nel mondo, manda immagini che dovrebbero suscitare pensieri e indignazione. Purtroppo i segnali inviati si spengono il più delle volte nella nebbia dell’assuefazione, nella palude dei luoghi comuni, nel vuoto dell’ignoranza delle storie e delle radici delle violazioni della dignità e dei diritti di ogni persona.
Il mare si è chiuso ancora una volta sulla vita di tante persone: che non si chiuda il pensiero sulle cause, vicine e remote, di un’impressionante disumanità.
Fermare i trafficanti di esseri umani e gli scafisti è doveroso ma non si può tacere che questi sono l’anello finale della catena perversa che parte anche da un Occidente che in Africa ha sacrificato e ancora sacrifica la dignità dell’uomo agli interessi di un potere economico che controlla un potere politico. Insieme i due poteri hanno reso e rendono difficile anche oggi un’efficace cooperazione internazionale.
Non si può dunque rinunciare alla ricerca della verità, non si può accettare che qualcuno allarmi l’opinione pubblica per gli sbarchi sul territorio nazionale e nulla o poco abbia fatto e faccia per sanare le gravi ferite inferte a un continente.
Il mare si è chiuso, non si chiuda la mente alla ricerca della verità. Ė un passo importante quello di scoprire che il pensiero è un atto irrinunciabile per essere umani, è un atto di amore da cui nasce la passione per la della verità, con cui si rafforza la domanda di umanità e si denuncia la bassezza morale e culturale di chi alimenta le pulsioni del “prima noi”.
Da quelle centotrenta persone morte in mare dopo ventisette ora di agonia in diretta e dalle altre quaranta annegate a poche ore di distanza viene l’appello per un pensiero che sia frutto della conoscenza della storia e della vita di chi affronta le onde di un mare, che generi indignazione per il silenzio di fronte alla menzogna, che infonda coraggio nel prendere pubblicamente la parola per amore della verità e della giustizia.