I frutti del cammino. La Chiesa e il Sinodo

A Padova si concludono i tre anni intensi vissuti a livello diocesano, in Vaticano si lavora per la seconda sessione di ottobre. In ogni caso, il dialogo sarà prezioso

I frutti del cammino. La Chiesa e il Sinodo

Nella lettera d’invito alla celebrazione conclusiva del Sinodo diocesano di domenica 25 febbraio, il vescovo di Padova Claudio Cipolla ha scritto che «come Chiesa locale ci attende un nuovo viaggio entusiasmante». Questo viaggio entusiasmante si colloca in un momento in cui la Chiesa di Dio è convocata in Sinodo a diversi livelli: il livello locale (la Diocesi), il livello dei raggruppamenti di Chiesa (le Conferenze episcopali) e il livello universale (la comunione delle Chiese fra di loro e con il vescovo di Roma). In questo contesto ampio si inserisce il cammino di ciascuna Chiesa locale. Nel caso di Padova: il Sinodo diocesano. È un cammino iniziato non senza qualche fatica o perplessità. Alcuni temono che questo cammino porti a cambiamenti che intaccano la natura della Chiesa, provocando discontinuità rispetto all’esperienza originaria. Altri, al contrario, si preoccupano perché sembra che non si arrivi a decisioni concrete e a scelte coraggiose. Al di là di tutto, è promettente il coinvolgimento di tanti battezzati nel camminare insieme, nella gioia di essere Chiesa, nella varietà di culture, di lingue, di provenienze. Diversi ma capaci di stare assieme, condividendo il senso della fede e l’impegno centrale nella testimonianza del Vangelo. Quella che si è riunita nell’ottobre 2023 nell’Aula Paolo VI è l’assemblea del Sinodo dei vescovi. Oltre ai vescovi, papa Francesco ha voluto che partecipassero come membri anche alcuni presbiteri, religiosi, laici (donne e uomini) come testimoni del cammino sinodale. Questo significa che è possibile che soggetti che nella Chiesa hanno compiti, carismi, ministeri diversi stiano insieme e parlino assieme, come è avvenuto nei 35 tavoli ai quali i membri erano assegnati. Persone con diverse responsabilità e carismi stanno affrontando la domanda di fondo: “Come essere oggi Chiesa sinodale in missione? Come camminare assieme per testimoniare il Vangelo?”. In vista della seconda sessione (2-27 ottobre 2024), le Conferenze episcopali sono chiamate a inviare alla Segreteria del Sinodo, entro la metà di maggio, una breve relazione sul cammino che si sta facendo a livello locale a partire dalla domanda di fondo. Anche grazie a queste relazioni, la Segreteria elaborerà – si spera entro metà luglio – l’Instrumentum laboris da consegnare ai membri dell’Assemblea. Il dialogo, il reciproco ascolto fra i membri dell’Assemblea, porterà al documento finale che sarà consegnato al santo padre. Nel frattempo, saranno promosse attività coordinate dalla Segreteria sui singoli aspetti, per i quali servono competenze teologiche, canonistiche, bibliche e pastorali. Il tema dell’assemblea rimane comunque “Come essere Chiesa sinodale in missione”. Il percorso del Sinodo dei vescovi e quello del Sinodo diocesano di Padova sono distinti, si svolgono su livelli diversi, ma non possono essere separati. La Chiesa cattolica è, come dice il Concilio Vaticano II, «un corpo di Chiese», una comunione di Chiese in relazione di reciprocità. C’è una «mutua interiorità» tra Chiesa locale e universale. Il cammino di tutta la Chiesa ha degli effetti anche nel cammino delle singole Diocesi, e viceversa. Qualche volta si può avere l’impressione che i diversi percorsi – quello della Diocesi, della Conferenza episcopale, del Sinodo dei vescovi – provochino come dei cortocircuiti. Dipende molto dall’atteggiamento con cui li si guarda. Se si ha una comprensione giusta della Chiesa, si capisce bene che c’è una circolarità virtuosa fra i diversi percorsi, tutt’altro che un cortocircuito. Questa circolarità è “virtuosa”, perché non è destinata a rimanere chiusa in se stessa, ma si apre alla testimonianza del Vangelo. Vivendo a Roma da qualche anno, provo un po’ di nostalgia per non aver potuto sperimentare direttamente il cammino del Sinodo della Diocesi alla quale appartengo. Mi consola sapere che prima o poi, quando tornerò a Padova, potrò approfittare di tutto il lavoro che altri hanno fatto e dei buoni frutti che ne verranno.

mons. Riccardo Battocchio
Presbitero della diocesi di Padova, Segretario Speciale del Sinodo dei Vescovi, Presidente dell’Associazione Teologica Italiana

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