Giornata della Terra. Milano: “Dobbiamo umanizzare ed ‘ecologizzare’ la globalizzazione”
“Investi nel nostro Pianeta” è il tema per l'appuntamento che si celebra in tutto il mondo il 22 aprile. In questo slogan, dice al Sir il segretario generale di Greenaccord, "ritrovo non solo l'urgenza di decarbonizzare le nostre città, ma anche l'esigenza di farci sedurre dalle soluzioni basate sulla natura che possono elevare sia la bellezza dei luoghi dove viviamo sia il benessere psicologico di chi quei luoghi li abita e li abilita"
“Investi nel nostro Pianeta” è il tema della Giornata della Terra 2022. La Giornata rappresenta il momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. L’appuntamento coinvolge ogni anno fino a un miliardo di persone in ben 192 Paesi del mondo. Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, il 22 aprile. Abbiamo parlato della Giornata con il segretario generale di Greenaccord, Giuseppe Milano.
Quali sono gli obiettivi della Giornata della Terra?
Nel suo slogan, “Investi nel nostro Pianeta”, ritrovo non solo l’urgenza di decarbonizzare le nostre città che, pur occupando appena il 3% della superficie terrestre, concorrono all’inquinamento globale con oltre il 70% delle emissioni climalteranti; ma anche l’esigenza di
farci sedurre dalle soluzioni basate sulla natura che possono elevare sia la bellezza dei luoghi dove viviamo sia il benessere psicologico di chi quei luoghi li abita e li abilita, nella sincera consapevolezza che occorra assumere un nuovo modello di sviluppo data la finitezza e la limitatezza delle risorse naturali disponibili.
Il tema di quest’anno, “Investire nel nostro Pianeta”, vuole essere un invito a trovare soluzioni per combattere il cambiamento climatico?
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, non perde occasione di ricordare, volgendo lo sguardo soprattutto alle prossime generazioni che hanno il diritto di vivere in un pianeta non eccessivamente perturbato dagli errori e dalle omissioni irresponsabili delle generazioni precedenti, come
i cambiamenti climatici rappresentino la sfida più impegnativa e importante del secolo
perché dalla loro gestione, in termini di mitigazione e adattamento, dipenderà la vivibilità delle nostre città che rischiano di diventare inospitali entro il 2100, come ha ricordato recentemente l’Ipcc, per il rischio sempre più concreto di un innalzamento delle temperature medie globali oltre la soglia estrema di sicurezza dei 2°C.
Di fronte agli evidenti problemi causati dai comportamenti dell’uomo all’ambiente e alle popolazioni più deboli che soffrono le conseguenze dei cambiamenti climatici, ognuno è chiamato a fare la propria parte? Governi, imprese, ma anche singoli cittadini? E come?
Le odierne crisi, pandemica prima e bellica poi, hanno scoperchiato il “vaso di Pandora” della nostra contemporaneità, rivelando fragilità sociali e ambientali che non possono più essere sottovalutate o negate.
Il nostro Paese, purtroppo, è in forte ritardo nel conseguimento al 2030 non solo degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma anche del target di riduzione del 55% delle emissioni climalteranti.
La risposta, dunque, non è soltanto in provvedimenti fondamentali attesi da anni, come il nuovo Piano nazionale Energia e Clima o la legge sull’adattamento climatico o la legge che deve tutelare una risorsa non rinnovabile come il suolo, ma anche e soprattutto come questi strumenti possano elevare la qualità della democrazia locale in cui è concentrata l’ambizione delle comunità di vivere in territori resilienti, più inclusivi e generativi. I cittadini, per esempio attivandosi sulle comunità energetiche o rivedendo i propri stili di vita a cominciare dai propri modelli alimentare, possono fare la differenza. Ne sono convinto.
Quale sarebbe il risultato più auspicabile da raggiungere in Italia e nel mondo al più presto?
Non ci sono molte alternative e il conflitto fratricida in Ucraina lo conferma ulteriormente e dolorosamente:
dobbiamo umanizzare ed ‘ecologizzare’ la globalizzazione
che in questi decenni ha prioritariamente alterato gli equilibri della biosfera e compromesso la sua biodiversità, non aumentando la solidarietà, ma solo la ricattabilità di Paesi come la Russia per il gas e della Cina per le innovazioni tecnologiche. L’Europa e l’Italia in particolare, con la Spagna, devono diventare autonome energeticamente e mature democrazie sostenibili investendo sul loro patrimonio naturale diffuso e sulle straordinarie competenze esistenti.
La visione strategica dell’ecologia integrale di Papa Francesco continua ad essere, dopo anni, ancora la bussola di riferimento per chi ha davvero a cuore la custodia e la valorizzazione del Creato, tenendo insieme giustizia sociale e giustizia ambientale.
Quali attività di sensibilizzazione su questi temi porterà avanti quest’anno Greenaccord?
Greenaccord, oltre ai suoi storici corsi di formazione ambientale per giornalisti e operatori della comunicazione sempre più frequentati e apprezzati, quest’anno sarà impegnata sia nei suoi Forum nazionali e internazionali, sia in specifiche iniziative sul “genio femminile”, sulla biodiversità, sui cammini e sull’economia circolare. L’obiettivo è chiaro, nel nome di Alex Langer:
favorire sempre più e sempre meglio “una conversione ecologica socialmente desiderabile” che non lasci indietro nessuno, tenendo insieme prossimità e sostenibilità.