Proteggere il raccolto, non dimenticare la terra
Rogazioni, antica sapienza e nuovi costumi
Non so quanti ricordino ancora il rito della “rogazione”? Immagino una minoranza che va assottigliandosi col tempo, salvo qualche rara eccezione come quella di Asiago celebrata il 13 maggio, con migliaia di camminatori e un momento emozionante di sosta dinnanzi la casa del compianto regista e cantore della terra, Ermanno Olmi.
Per il resto, sopravvivono qua e là nei vari capitelli di campagna poche messe, che culminano con la tradizione benedizione delle croci per i campi. Un rito arcaico, il cui valore affonda nella notte dei tempi e nei culti agresti, con il suo significato dal sapore di un mondo antico dismesso, che va estinguendosi o si è già estinto. Assoggettato a quella trasformazione di costumi, usanze e buon senso, che marca un’evidente contraddizione in termini tra ciò che si chiede e ciò che si fa con l’atto religioso.
In sostanza la rogazione, che etimologicamente significa “supplica o richiesta”, pone gli uomini dei campi in una disposizione spirituale (il fare la croce per poi piantarla nel campo) con la speranza di proteggere il raccolto dalle avversità del tempo. Gesto che significava allora cibo, mentre oggi è solo pecunia e numeri. Il decadentismo morale ha cancellato ogni traccia di genuina spiritualità. Da anni è innegabile che chi pianta croci scongiurando tempesta, è lo stesso che prima o dopo non esita a spargere veleni sui campi, quindi sul cibo e nei nostri piatti. È l’antitesi della morale che si professa in termini di rapporto e dovere verso la terra.
Atto sociale perché incide direttamente sulla catena alimentare umana, dove il contadino non è più il produttore, ma è l’esecutore al soldo delle grandi corporazioni mondiali. Ecco perché la rogazione è oggi più che mai una palese contraddizione. La vera benedizione resta quella dell’agricoltore cosciente che è capace di andare contro corrente. Che pensa a ciò che compie nel campo, davanti al misurino chimico. Autentico atto di coscienza, che potrebbe essere benedetto dal cielo.