"Martiri della terra": 23 storie di uomini e donne in prima linea
Intervista a Salvatore Inguì, autore del libro "I martiri dell’America Latina difensori della Terra". "La natura non è qualcosa che va oltre da noi ma ci appartiene profondamente". Postfazione di don Luigi Ciotti
In diversi Paesi dell'America Latina hanno protetto e difeso, con tutte le loro forze, la natura fino ad essere uccisi dai gruppi criminali. Sono "i martiri della terra", persone, in gran parte poco conosciute, la cui storia è raccontata da Salvatore Inguì (direttore dell'Ussm e coordinatore di Libera Trapani) nel libro I martiri dell’America Latina difensori della Terra (Navarra Editore) con la postfazione di don Luigi Ciotti.
Il tema dello sfruttamento della natura, della crisi climatica e degli attivisti che hanno combattuto e combattono ancora per difendere la terra è molto attuale. Secondo i dati forniti dall’organizzazione internazionale Global Witness, nel 2019 sono state assassinate 212 persone che si dedicavano alla difesa della Terra e della natura. Tra i primi 10 Paesi al mondo per omicidi di difensori della Terra si trovano ben 7 Paesi latinoamericani: Colombia, Brasile, Messico, Honduras, Guatemala, Venezuela e Nicaragua.
Salvatore Inguì racconta nel volume l'esperienza di ventitré “martiri”, donne e uomini semplici che non hanno esitato a combattere in prima linea per il bene collettivo. Non sono storie di morte, ma storie di vita, di impegno e di esempio per tutti. Alcune storie sono state raccolte attraverso l’incontro con le persone e le organizzazioni che fanno parte di Alas - América Latina Alternativa Social, la rete transnazionale promossa da Libera contro le mafie.
Perché la scelta di scrivere questo libro?
La decisione di scrivere sul tema è avvenuta dopo un viaggio in Guatemala che ho fatto nel dicembre del 2019 per incontrare la rete Alas insieme a don Luigi Ciotti pochi mesi prima della pandemia. Come in altri paesi dell'America latina dove sono stato, ho incontrato alcuni rappresentanti indigeni che con coraggio lottano per la difesa della nostra terra sia in termini di diritti civili che della cura della natura, della biodiversità e dell'ambiente. Nello stesso tempo avevo appreso di tante persone che erano state uccise dalle mafie perché in difesa dell'ambiente vitale per la loro sopravvivenza. Sulla stampa italiana, purtroppo, nessuno ha mai scritto sulle loro battaglie per la salvaguardia del mondo. Da ciò, la decisione di scrivere un libro a loro dedicato. Il presupposto da cui partire è che la natura non è qualcosa che va oltre da noi ma ci appartiene profondamente.
Chi sono questi 23 martiri?
Per la gran parte di loro si tratta di persone di cui nessuno ha scritto. Su internet c'è pochissimo. Per questo ho dovuto fare per ognuno di loro una ricerca capillare anche attraverso le testimonianze delle persone che ho conosciuto per sapere chi erano e quali battaglie hanno portato avanti in contesti di sfruttamento delle risorse naturali nell'ottica del capitalismo sfrenato dei profitti economici. Tra tutti per esempio, racconto di Omero Gonzales, un taglialegna che dopo avere scoperto, in una porzione di una foresta, un posto dove le farfalle nidificavano, si era battuto per la cura del loro habitat, creando il santuario delle farfalle. Nel frattempo la mafia del legname si interessò al posto che lui difese, fino a quando lo fecero prima 'sparire' per poi farlo trovare morto. Lui insieme a tutti già altri del libro si è immolato fino ad essere ucciso dai gruppi criminali che volevano sfruttare ciò che difendeva.
Uno dei messaggi del libro è quello comunque di continuare ad attivarsi per proteggere la terra?
Di fatto o moriamo in senso lato per la tutela dell'ambiente o comunque stiamo morendo a poco a poco a causa di come stiamo distruggendo la natura senza salvaguardarla. Quello che a tutti noi manca è sia la parte empatica che dovrebbe farci immedesimare (anima e corpo) nella natura sia la parte della conoscenza dell'agonia della terra a causa dell'uomo per esempio con il surriscaldamento del pianeta e lo scioglimento dei ghiacciai.
C'è anche il legame con Libera?
Il viaggio che ho fatto in Guatemala è stato un'attività specifica di Libera internazionale che è legata alla Rete Alas (America Latina Alternativa Sociale) che è un'associazione di numeri contro le mafie che lucrano e sfruttano l'ambiente.
Quale deve essere allora il nostro impegno?
Il primo deve essere quello di fare, come è nelle corde di Libera, sempre memoria di chi è stato ucciso ed morto perché lottava per il bene della nostra terra. Il secondo punto è conoscere chi ancora si attiva per poi raccontarlo all'Occidente. Anche nel nostro piccolo dobbiamo impegnarci per fare crescere in noi quella tensione propositiva e costruttiva per la cura del bene comune in una prospettiva ampia. Le grandi azioni si fanno solo se si inizia a valorizzare e fare bene intanto le piccole azioni quotidiane. Occorre attivarsi, insomma, per elaborare forme di solidarietà, di lotta e di condivisione dei valori dell'ambiente per la salute dell'umanità.
Nel libro c'è la postfazione di don Ciotti...
Sì, don Luigi Ciotti ha tenuto molto a dare una sorta di 'benedizione' al contenuto del libro. Lui era in Guatemala e ha partecipato insieme a me ad alcune esperienze significative. Tra queste, abbiamo conosciuto, nella capitale, un gruppo di persone 'indigene' che protestavano da settimane davanti al palazzo del governo per rivendicare i diritti nelle loro foreste guatemalteche. E' stato importante, incontrali, conoscerli ed ascoltarli in un contesto cittadino che invece si mostrava completamente indifferente.
Serena Termini