Il dramma del pagamento ai fornitori: entro il 31 di marzo 5 miliardi da saldare a Padova e 26 in Veneto
Confapi: "Prioritario dare liquidità alle imprese. La Grande Industria non faccia cassa sulle PMI". Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione, stima che siano circa 3 milioni le e-fatture da onorare in provincia e 15 milioni quelle in regione. Ma con quali risorse?.
Il presidente Carlo Valerio: «Il rischio è quello che si blocchi l’intera catena che parte dai grandi committenti e arriva ai piccoli imprenditori e che a pagare le conseguenze peggiori siano proprio questi ultimi, dotati di ridotta autonomia finanziaria». Le cinque proposte avanzate dalla Confederazione al Governo.
Di fatto è la prima vera scadenza con cui dovranno fare i conti gli imprenditori - togliendo dal conto quelle fiscali e tributarie - da quando è scoppiata l’emergenza Covid 19. In sostanza, entro il 31 marzo hanno l’obbligo di pagare le fatture dei propri fornitori in scadenza a 30 o 60 giorni.
Fabbrica Padova stima che il volume complessivo delle transazioni da onorare ammonti a circa 283 miliardi sul piano nazionale, a 26 miliardi su quello veneto e a 5,2 miliardi su quello padovano.
Un’elaborazione a cui il centro studi di Confapi giunge sulla base dei dati relativi alle fatturazioni elettroniche forniti dall’Agenzia delle entrate e da Sogei, società generale di informatica controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Saranno circa 166 milioni le e-fatture da pagare in Italia, poco più di 15 milioni quelle in Veneto e 3 milioni quelle emesse nella Provincia di Padova.
È il caso, però, di usare tutti i condizionali che prudenza impone. Come potranno, infatti, essere saldate nella situazione attuale?.
«Abbiamo voluto focalizzarci esclusivamente su questo lato della questione», riflette Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova, «perché evidenzia in maniera plastica come la priorità, oggi, sia la liquidità immediata per tutti: piccole, medie e anche grandi imprese private. Con la nostra associazione rappresentiamo gli interessi delle pmi e diamo loro voce, e proprio per questo non possiamo ignorare come funzioni la catena dei pagamenti dei fornitori. Ecco perché ci preoccupiamo soprattutto del suo primo anello, vale a dire della grande industria, perché i primi ad avere delle responsabilità in questa filiera sono proprio i grandi committenti: non vorremmo che proprio loro, che sicuramente hanno un’autonomia finanziaria diversa dai piccoli imprenditori, poi scaricassero il peso dell’attuale emergenza sugli ultimi anelli della catena. Se i consumi sono bloccati, e loro non hanno più le risorse per rispettare i pagamenti ai propri fornitori, sarà l’intero Sistema Italia a bloccarsi. Ma è un allarme che vale ad ogni anello della catena, perché nessuno deve approfittarsi di chi sta sotto di lui: vale per la grande azienda nei confronti dei propri terzisti, come per questi ultimi nei confronti del piccolo artigiano che lavora per loro. E diciamo questo senza considerare un altro aspetto certo non secondario, come quello degli stipendi dei dipendenti da pagare e la conseguente garanzia della stabilità sociale. Tutti i principali indicatori economici dimostrano che l’Italia non può più reggere in condizioni di fermo produttivo prolungato pressoché totale, ed è la stessa esistenza del sistema economico nazionale a essere messa a rischio. La questione “liquidità” diventa centrale, così come lo è l’azzeramento della burocrazia per non perdere tempo fondamentale».
Ma come si può iniettare liquidità nella struttura? «Come Confapi, a livello nazionale, abbiamo formulato cinque semplici proposte al Governo», conclude Valerio. «Secondo noi consentirebbero di far fronte all’attuale emergenza». Nello specifico sono queste:
1) L’attivazione automatica per almeno sei mesi da parte delle Banche delle procedure di moratoria dei leasing strumentali e immobiliari e dei mutui.
2) Il pagamento a prima richiesta delle fatture elettroniche dei fornitori e degli stipendi dei dipendenti in scadenza nei mesi marzo/luglio da parte delle Banche, con concessione automatica di una linea di credito a 18/24 mesi di pari importo garantita dal Fondo Centrale di Garanzia.
3) Per le imprese che hanno attivato ammortizzatori sociali, il pagamento a prima richiesta degli stipendi dei dipendenti da parte degli istituti bancari con la cessione del credito dell’impresa nei confronti dell’Inps. (Questa è liquidità immediata “percepita” dalle imprese, senza rischi per il sistema bancario, perché ha un incasso certo da parte dell’Inps ma soltanto differito di qualche mese).
4) Abolizione del limite previsto nell’art.54 del decreto Cura Italia che limita l’erogazione dei finanziamenti esclusivamente alle Pmi provviste di rating investment grade.
5) Rilascio automatico della garanzia del Fondo Centrale di Garanzia per i prossimi 3 mesi con l’estensione a tutte le imprese.