Il carcere scoppia: tasso di affollamento al 130,6%. In sofferenza anche gli istituti per minori

Il Dossier di Antigone. Al 30 giugno 2024 erano presenti nelle carceri italiane 61.480 detenuti in 51.234 posti detentivi regolamentari. Le donne erano 2.682 (4,4%) mentre gli stranieri erano 19.213 (31,3%). In generale, circa 14 mila persone in più rispetto ai posti regolamentari. Negli ultimi 12 mesi le presenze in carcere sono cresciute di 3.955 unità; 10 mila i ricorsi nel 2023 per condizioni di vita degradanti (più della metà accolti)

Il carcere scoppia: tasso di affollamento al 130,6%. In sofferenza anche gli istituti per minori

Al 30 giugno 2024 erano presenti nelle nostre carceri 61.480 detenuti in 51.234 posti detentivi regolamentari. Le donne erano 2.682, il 4,4% dei presenti, mentre gli stranieri erano 19.213, il 31,3%. Il tasso di affollamento ufficiale medio del 120%.
“Come sappiamo però la capienza regolamentare, su cui è calcolato il tasso di affollamento ufficiale, non tiene conto dei posti non disponibili, che al 17 giugno 2024 erano in totale 4.123 e di conseguenza il tasso di affollamento reale del nostro sistema penitenziario è ormai del 130,6%”. Numeri e considerazioni di Antigone, che oggi lancia  il proprio Dossier sulla situazione delle carceri italiane.

In 56 istituti il tasso di affollamento supera il 150%. Sono solo 38 su 190 le carceri non sovraffollate

Se si guarda ai posti effettivamente disponibili, sono ormai 56 gli istituti in cui il tasso di affollamento è superiore al 150% e ben 8 quelli in cui è superiore al 190%. Si tratta di Milano San Vittore maschile (227,3%), Brescia Canton Monbello (207,1%), Foggia (199,7%), Taranto (194,4%), Potenza (192,3%), Busto Arsizio (192,1%), Como (191,6%) e Milano San Vittore femminile (190,7%). Sono ormai solo 38, invece, gli istituti non sovraffollati.

In 12 mesi +4 mila detenuti

Secondo il Dossier di Antigone, negli ultimi 12 mesi le presenze sono cresciute di 3.955 unità, un +6,9% che ha riguardato in misura sostanzialmente uguale anche le donne (+6,8%) e gli stranieri (+6,8%).
Una crescita che fino a maggio è stata in media superiore alle 300 unità al mese. “Per la prima volta da mesi, a giugno si registra un calo delle presenze rispetto al mese scorso, -67, ma non c'è da sperare purtroppo che questo sia indicativo di un'inversione di tendenza, si tratta probabilmente dei permessi premio concessi in maggior numero nel periodo estivo. Infatti anche nel 2023 tra maggio e giugno si registrò un leggero calo delle presenze, -23, ma a seguire i detenuti sono tornati a crescere prepotentemente”, ricorda Antigone.

Sovraffollati per la prima volta anche gli Istituti penali per minorenni

Sono stati 586 gli ingressi nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia nei primi mesi del 2024 (fino al 15 giugno). Nel corso del 2023 erano stati 1.142, il numero più alto degli ultimi anni. A metà giugno 2024 erano 555 - per 514 posti ufficiali - i giovani ristretti (di cui 25 ragazze), “e le presenze sarebbero ancora maggiori se non fosse per la pratica, resa più facile dal Decreto Caivano, di trasferire nelle carceri per adulti chi ha compiuto la maggiore età pur avendo commesso il reato da minorenne, interrompendo così la relazione educativa”, sottolinea Antigone nel suo Dossier.

Il 64,1% dei presenti non aveva una sentenza definitiva. Un anno prima, al 15 giugno 2023, i presenti erano 406. “Pur non considerando la parentesi della pandemia che ha visto i numeri abbassarsi per motivi di eccezionalità (alla fine del 2020 i giovani detenuti erano 278), i numeri delle presenze stanno rapidamente salendo: al 31 dicembre 2019 gli Ipm ospitavano 369 ragazzi”.
Dei 555 ragazzi detenuti 346 erano minorenni e 209 giovani adulti. Si va dai 66 ragazzi ospitati a Nisida ai 9 di Quartucciu (Cagliari). Gli stranieri erano 266, di cui 204 provenienti dal Nord Africa. “Molti i minori stranieri non accompagnati, che incrociano il carcere per la mancanza di strutture di accoglienza esterne che li costringe a una vita di strada. Giovani arrestati principalmente al Nord Italia che, a causa del sovraffollamento, vengono trasferiti negli Ipm del Sud e allontanati dai pochi riferimenti territoriali che possiedono. Molto alto, specialmente nei loro confronti, l’utilizzo di psicofarmaci, anche a causa dell’alto numero di presenze che rende più difficile la presa in carico individualizzata”.

Sono stati circa 10 mila i ricorsi nel 2023 per condizioni di vita degradanti (più della metà accolte)

Ricorda Antigone: “Con la sentenza ‘Torreggiani’ nel 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU), giudicando che le condizioni di vita dei detenuti inumane e degradanti. In quell'occasione l’Italia ha tra l’altro introdotto un rimedio risarcitorio per chi ha subito in carcere un trattamento in violazione dell’art. 3 della CEDU. Le persone detenute per almeno quindici giorni in condizioni che violano l’art. 3 hanno adesso il diritto di ottenere una riduzione della pena detentiva ancora da scontare, pari a un giorno per ogni dieci giorni di violazione. Coloro che hanno scontato una pena inferiore a quindici giorni o non si trovano più in stato di detenzione hanno invece il diritto di ottenere un risarcimento di 8 euro per ogni giorno trascorso nelle suddette condizioni”.

Nel 2023, ultimo anno per il quale il dato è disponibile, sono arrivate agli uffici di sorveglianza italiani 9.574 istanze per sconti di pena. Ne sono state decise 8.234 e di queste 4.731, il 57,5%, sono state accolte. Gli accoglimenti erano stati 3.115 nel 2018, 4.347 nel 2019, 3.382 nel 2020, 4.212 nel 2021 e 4.514 nel 2022. “Come si vede, l’Italia viene sistematicamente condannata, dai suoi stessi tribunali, a indennizzare i detenuti per violazione dell’art. 3 della CEDU, essenzialmente per la mancanza di spazio vitale in cella, più che ai tempi della sentenza Torreggiani. In quel caso si parlava in totale di circa 4.000 ricorsi pendenti, con potenziale esito positivo, oggi siamo ad oltre 4.000 ricorsi accolti ogni anno. L'accoglimento di questi ricorsi è un segno evidente ed innegabile dell'invivibilità delle nostre carceri, e si tratta di numeri che sottostimano il fenomeno, dato che non abbiamo purtroppo dati rispetto ai ricorsi accolti dai tribunali civili”, spiega il Dossier.

Nel 27,3% delle carceri vi sono celle che non assicurano i 3 mq a persona

Dalle 88 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi, risulta che nel 27,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)