Trump e le nuove politiche migratorie. Vescovi Usa: “Urgenti preoccupazioni morali e umane”

Il deputato repubblicano Justin Keen propone una taglia per deportare immigrati illegali, in linea con le politiche migratorie di Trump, che includono incursioni in scuole e chiese. Il vescovo Seitz di El Paso denuncia misure che generano paura e ansia, ribadendo solidarietà ai migranti. I vescovi del Colorado chiedono equilibrio tra accoglienza e sicurezza, segnalando l’aumento di traffico di droga e tratta di esseri umani. Le chiese cristiane si dividono tra accoglienza e adesione alla politica migratoria del presidente

Trump e le nuove politiche migratorie. Vescovi Usa: “Urgenti preoccupazioni morali e umane”

Una taglia di mille dollari per chiunque riesca a far catturare e deportare un immigrato illegale. È questa la proposta di legge presentata dal deputato repubblicano dello Stato del Mississippi, Justin Keen. Padre di tre figli, cristiano battista, Keen vuole che il suo Stato sostenga le intransigenti politiche migratorie proposte dal presidente americano Donald Trump, anche se questo dovesse incidere notevolmente sul bilancio dello Stato, che vanta uno degli indici di povertà più alti del Paese e dove più di un bambino su tre, secondo l’Ufficio di censimento del governo, vive sotto la soglia di povertà.

Non è chiaro se la legislazione abbia una possibilità di essere approvata, ma la proposta misura tanto entusiasmo quanto quello che ha generato il programma di deportazione di massa lanciato da Trump sin dal giorno del suo insediamento, lo scorso 20 gennaio. La nuova direttiva è ben diversa da quella proposta nel primo mandato del presidente otto anni fa, quando le chiese, le scuole e gli ospedali erano stati risparmiati dalle perquisizioni della polizia di frontiera. Oggi gli arresti di immigrati illegali possono essere effettuati in tutti i luoghi sensibili, inclusi quelli di culto.

La nuova politica ha costretto alcune chiese che si ergevano coraggiosamente a difesa dei migranti, a fare un passo indietro, per timore non tanto della polizia, ma dei seguaci oltranzisti del presidente, che potrebbero danneggiare gli edifici o commettere delle stragi al loro interno. Le politiche di Trump sono riuscite a rompere un fronte che fino a otto anni fa era inscalfibile.

Il vescovo Mark Seitz di El Paso, presidente della Commissione migrazioni della Conferenza episcopale Usa, ha criticato gli ordini esecutivi di Trump sull’immigrazione, descrivendoli come misure che “colpiscono profondamente la nostra comunità locale e sollevano urgenti preoccupazioni morali e umane”. Seitz, la cui diocesi del Texas si trova al confine tra Stati Uniti e Messico, ha denunciato la decisione del Dipartimento della sicurezza di consentire incursioni dell’immigrazione in scuole e chiese, affermando che “incute paura nel cuore della nostra comunità e stende cinicamente una coltre di ansia sulle famiglie quando pregano Dio, cercano assistenza sanitaria e accompagnano e riprendono i bambini a scuola”. Rivolgendosi direttamente ai migranti, il vescovo ha ribadito: “Siamo al vostro fianco in questo momento di crisi familiare e personale e vi promettiamo la nostra solidarietà”.

La diocesi di El Paso ha scelto di rispondere alle nuove politiche di Trump informando gli immigrati sui loro diritti, fornendo servizi legali e offrendo aiuti umanitari, anche a tutti quegli immigrati bloccati a Ciudad Juárez, la città messicana separata da El Paso da un’autostrada e da una barriera metallica.

L’app CBP One, che consentiva ai migranti di prenotare appuntamenti per richiedere l’asilo legale, è stata bruscamente oscurata e ha lasciato decine di migliaia di richiedenti bloccati sul lato messicano del confine.

I vescovi del Colorado hanno chiesto di bilanciare l’accoglienza dello straniero con la responsabilità di “garantire la sicurezza e il benessere delle comunità locali”. I prelati hanno visto la comunità di Aurora, una cittadina al confine terrorizzata da una gang di immigrati venezuelani, e hanno constatato, attraverso le organizzazioni religiose di soccorso, che il 75% dei 515.000 minori non accompagnati giunti al confine “sarebbe stato abusato sessualmente dai loro trafficanti”. I vescovi si sono detti preoccupati anche riguardo alla crisi di fentanyl, la droga a basso costo che risulta la principale causa di dipendenza e di morte per i tossicodipendenti. “Il contrabbando di droga e la tratta di esseri umani sono in aumento a causa della politica di frontiera aperta”, hanno osservato i vescovi, invitando allo stesso tempo ad “essere sia audaci che equilibrati” nelle politiche migratorie e a condannare fermamente quelle deportazioni che separano le famiglie.

Le diverse prospettive assunte dai vescovi cattolici si ritrovano anche nelle altre chiese cristiane, alle prese con scelte di accoglienza che risalgono agli anni ’80, quando la crisi migratoria dal Sud America, provocata anche dalle poco lungimiranti politiche americane, li costrinse ad occuparsi di chi fuggiva da governi totalitari e oppressivi.

La chiesa evangelica di Lake Street a Evanston, in Illinois, è una chiesa santuario che offre rifugio a breve termine ai migranti e il suo pastore ha già annunciato che la polizia di frontiera dovrà passare sul suo cadavere prima di arrestare i migranti da lui ospitati. Il New Sanctuary Movement di Philadelphia, a cui fanno riferimento 33 congregazioni cristiane ed ebraiche, non è certo di volersi opporre alle operazioni di polizia, anche perché non sono pochi i leader evangelici che hanno abbracciato la politica di Trump, definendola come “una guerra spirituale” agli immigrati e affermando che chi non sta con loro è da considerarsi una “chiesa che è stata convertita alle politiche di sinistra”, anche se cerca di vivere solo un’opera di misericordia.

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Fonte: Sir