Un incontro possibile. Il vescovo Claudio ha “provocato” il mondo della scuola a esserci nel cammino del Sinodo diocesano
Interrogarsi sulla scuola vuol dire porsi domande sulle rotture esistenti nel processo educativo così come valorizzare i germogli che stanno spuntando
Venerdì 10 settembre, nella cornice del centro studi Filippo Franceschi, si è svolta la presentazione del Sinodo diocesano al mondo della scuola, trasmessa in diretta sui social. Presenti il vicario per la pastorale don Leopoldo Voltan, e i componenti della segreteria del Sinodo, don Giampaolo Dianin e Roberta Rocelli; a rappresentare il mondo della scuola il prof. Giovanni Ponchio (da pochi giorni nuovo coordinatore didattico dell’istituto Barbarigo) che è anche membro della Commissione preparatoria.
Il vescovo Claudio, impossibilitato a presenziare in diretta, è passato pochi minuti prima dell’inizio della trasmissione per lasciare un messaggio nel quale, oltre a esprimere l’augurio per l’incipiente anno scolastico ha chiesto “permesso” bussando alla porta della scuola per lanciare la proposta di un possibile incontro fra questo grande evento diocesano e il mondo scolastico, ricordando come la nostra Chiesa locale consideri importante la scuola, creda nel suo valore umano, culturale e sociale e quindi senta la necessità di mettersi in ascolto di quanto essa ha da dire su di sé e sul suo futuro.
Don Dianin ha rilevato come l’ascolto dei diversi ambiti di vita sia una parte essenziale del Sinodo: la Chiesa non vive isolata ma ricerca, nel rispetto delle diverse funzioni e dei ruoli, un dialogo attento e costruttivo per la costruzione del bene comune e la scuola è parte del bene comune e ad esso educa. Roberta Rocelli ha invece descritto l’organizzazione articolata e complessa del cammino sinodale ricordando in particolare l’importanza della fase che va dalla indizione (avvenuta il 16 maggio) all’apertura del Sinodo (5 giugno 2022): in questa fase si promuovono degli spazi di dialogo affidati ai facilitatori, ai quali è chiesto di far emergere temi ritenuti di particolare rilevanza che poi saranno trasmessi alla Commissione preparatoria.
La scelta dunque di coinvolgere le scuole, sin dalla fase preparatoria del Sinodo, rappresenta per la Diocesi un passo necessario e, per l’istituzione scolastica nella sua laicità, una provocazione. Una provocazione perché il sangue pulsante della scuola, quello che scorre nelle sue vene e arterie è il messaggio educativo. Certo sono importanti i green pass, i trasporti, le strutture edilizie e gli ausili didattici. Ma, attraverso le conoscenze e le competenze scolastiche, passano nelle menti e nei cuori messaggi di natura valoriale che arricchiscono o impoveriscono il vissuto di ognuno. Perciò interrogarsi sulla scuola vuol dire porsi la domanda sulle rotture esistenti nel processo educativo così come valorizzare i germogli che stanno spuntando in quel terreno. Domande quanto mai attuali sia per le scuole sia per le comunità cristiane.
Le scuole possono, a loro volta, dare un contributo importante alla riflessione sinodale, in un ambito che è loro proprio, quello linguistico. In tutte le scuole si apprendono le lingue. Si imparano i linguaggi specifici, come quello matematico, letterario, giuridico, economico ecc.. Soprattutto si riflette sui significati e sui valori che essi trasmettono attraverso i diversi meccanismi comunicativi: realistico, estetico, simbolico.
Anche l’annuncio del Vangelo è linguaggio. Il buon annuncio di duemila anni or sono viene espresso mediante codici linguistici, sedimentati dalla dottrina e dalla tradizione della Chiesa. Da questa premessa deriva una grande domanda alla cui risposta le scuole possono dare un contributo non teorico, ma esistenziale ed esperienziale: com’è possibile tradurre quel messaggio che i cristiani chiamano “il lieto annuncio” nel linguaggio contemporaneo dei giovani, senza tradirne il contenuto?
Molti giovani, seppur lontani dalla pratica religiosa, ricordano certamente i riti e le liturgie alle quali hanno partecipato da bambini. A volte rimane solo un labile ricordo. Eppure i sacramenti sono un linguaggio che nasconde e rivela la presenza di Dio in mezzo agli uomini. Come è possibile vivere da contemporanei in quell’universo linguistico, affinché esso possa rappresentare la vita quotidiana, l’esperienza incarnata di ogni donna e di ogni uomo?
E infine le grandi “domande di senso” che come persone impegnate nella scuola portiamo dentro di noi e coltiviamo con i nostri alunni. Il Sinodo può essere una grande occasione per farle emergere e condividerle.
Ufficio scuola