San Carlo festeggia 80 anni. La comunità della chiesa del quartiere Arcella si ritrova il 19 settembre per un pranzo in via Agostini
Simbolo di coesione, via Carlo Agostini è stata realizzata tra il 1942 e il 1943. Lavorarono contadini e umili fedeli con buoi, carri e cavalli. La comunità della chiesa del quartiere Arcella si ritrova il 19 settembre per un pranzo in via Agostini, interamente costruita dai fedeli nel Quaranta
Ottant’anni più uno, verrebbe da dire. Domenica 19 settembre alle 12.30, la comunità di San Carlo Borromeo, nel quartiere Arcella, si riunisce in un pranzo per festeggiare gli otto decenni di vita della parrocchia, ma con un anno di ritardo per l’inevitabile impedimento causato dall’incertezza del 2020 pandemico. Era il 10 novembre 1940 quando, dopo due anni di lavori e su spinta dell’allora vescovo Claudio Agostini, che vide il crescente aumento demografico della zona fino ad allora affidata all’unica parrocchia di Sant’Antonio dell’Arcella, venne alla luce la chiesa di San Carlo con sacrestia, canonica e una sala che fungeva da patronato per una spesa totale di 1 milione e 100 mila lire.
«E fu sempre il vescovo Agostini a convocare, – racconta don Antonio Benetollo – un mese prima dell’inaugurazione, don Edigio Bertollo, sacerdote di 29 anni a quel tempo cappellano a Este, affidandogli il compito di creare una nuova comunità: dai registri parrocchiali emerge che dagli inizi di dicembre del 1940 ospitava ogni giorno circa 40 poveri nella canonica offrendo loro un piatto caldo e che già da subito stampava 800 bollettini da consegnare ad altrettante famiglie».
Il pranzo si svolge lungo proprio via Agostini (traversa di via Tiziano Aspetti e che collega l’ingresso della chiesa) che per l’occasione sarà chiusa al traffico: questa strada rappresenta il simbolo di coesione e di passione dell’allora nascente comunità che dal 15 maggio 1942 al 25 agosto 1943 si rimboccò le maniche per trasportare tremila metri cubi di sabbia, ghiaia e terreno prelevati dal fiume Brenta. Un via vai di contadini e umili uomini con cavalli, carri e buoi, il tutto per realizzare un viale, lungo 109 e largo 10 metri, degno della chiesa essendo tutto attorno campagna.
«Sentivamo l’esigenza di ricucire qualcosa con l’anno scorso – precisa don Diego Cattelan – Fare un pranzo all’aperto, su questa strada nata dallo sforzo di tanti fedeli, ci è sembrato particolarmente forte di significato considerando gli anni che stiamo vivendo. Oltre al pranzo, per l’occasione abbiamo realizzato una mostra fotografica, con una decina di pannelli sui quali è narrata la storia di San Carlo e del quartiere: per ogni pannello c’è una video intervista di abitanti storici, visibili con i codici Qr-Code e realizzati dagli studenti dell’istituto Valle. Saranno installati durante il pranzo e poi vorremmo lasciarli in patronato».
Il pranzo rientra nelle iniziative del programma We Generation, realizzato con il contributo del Comune di Padova attraverso il progetto “Città delle idee”. Per partecipare è necessaria l’iscrizione al bar: è richiesto un contributo di 10 euro per gli adulti, 5 euro per i più piccoli. I posti sono 150 ed è necessario avere il green pass con sé. Ulteriori informazioni sono sul sito su www.sancarlopd.it