Le celebrazioni per i 550 anni della morte della beata padovana Eustochio
La traslazione avverrà domenica 10 febbraio, alle ore 15.30, con una breve processione che dalla chiesa di San Pietro (nell’omonima via) percorrerà poi via Patriarcato, entrerà in piazza Capitaniato e, oltrepassando l’arco dell’Orologio, giungerà in piazza Duomo.
Ricorrono quest’anno i 550 anni dalla morte della beata Eustochio, la monaca padovana invocata contro ogni sorta di tentazione e insidia del maligno, il cui corpo riposa nella chiesa di San Pietro a Padova e che in occasione di questo “giubileo” (e dei lavori che interesseranno la chiesa di San Pietro), verrà temporaneamente trasferito in Cattedrale a Padova, dove rimarrà per circa un anno.La traslazione avverrà domenica 10 febbraio, alle ore 15.30, con una breve processione che dalla chiesa di San Pietro (nell’omonima via) percorrerà poi via Patriarcato, entrerà in piazza Capitaniato e, oltrepassando l’arco dell’Orologio, giungerà in piazza Duomo. L’urna verrà poi posta all’interno della basilica Cattedrale presso la cappella Giustiniani, sul lato destro. Seguirà la celebrazione dei Vespri. Per un anno le reliquie della beata Eustochio rimarranno esposte nella basilica Cattedrale di Padova. Per l’occasione è stata anche rifatta la maschera mortuaria della beata, costruita attraverso la rilevazione con lo scanner in tre dimensioni. In questo periodo le messe con le preghiere di guarigione e di liberazione che solitamente si tengono ogni terzo sabato del mese alle ore 10 nella chiesa di San Pietro, coinvolgendo numerosi devoti provenienti da tutta Italia, saranno celebrate in basilica Cattedrale.
Morta il 13 febbraio 1469, a soli 25 anni, la beata Eustochio, al secolo Lucrezia Bellini, nacque a Padova nel 1444, a seguito di una relazione tra un uomo sposato, Bartolomeo Bellini, e una monaca. La condizione di figlia illegittima le procurò, fin da piccina, umiliazioni e sofferenze. Portata a casa dal padre, la piccola Lucrezia a sette anni entrò come educanda nel monastero di San Prosdocimo a Padova, lì dove era nata, e a 17 anni con la vestizione prese il nome di Eustochio, lo stesso di una delle due collaboratrici di san Girolamo, santo a cui la giovane era particolarmente devota. A 21 anni fece la professione solenne e morì a soli 25 dopo una vita di sacrificio, lavoro e preghiera e di grande coraggio di fronte alle maldicenze e alle vessazioni del maligno. Con la soppressione del monastero di San Prosdocimo, a seguito delle leggi napoleoniche, il corpo della beata Eustochio nel 1806 venne trasportato nella chiesa di San Pietro, nel territorio della Cattedrale di Padova.
«Ci sono prove evidenti – sottolinea mons. Pietro Brazzale, postulatore delle Cause dei Santi della Diocesi di Padova, e profondo conoscitore della biografia della beata padovana – che per molti anni fu tormentata dal demonio, con vessazioni e assalti del Maligno. Il crocifisso, nelle malattie e nei tremendi assalti di Satana, era per lei sempre sorgente di fiducia e di fortezza, le donava pace e serenità. Anche per questo nelle immagini che la raffigurano ha sempre il crocifisso nella mano destra».
«Aveva molto amato la Chiesa e la vita religiosa, che era ritornata ad essere fervorosa nel monastero di San Prosdocimo, proprio quando lei aveva deciso di maturare in esso la sua consacrazione nel Signore. Attorno alla sua tomba – prosegue mons. Brazzale – avvennero numerosi e straordinari miracoli, tanto da essere proclamata beata a furor di popolo, senza che ci fosse un vero processo ecclesiastico e un pronunciamento ufficiale della Chiesa. Era salutata da tutti come la “beata padovana” per eccellenza. Fu poi papa Carlo Rezzonico (Clemente XIII), che era stato vescovo di Padova, a riconoscere nel 1760 la legittimità del culto della beata Eustochio, che ebbe così una santa messa e un ufficio proprio, in seguito a un vero processo canonico che il Papa volle che fosse fatto a Roma. Verso questa beata c’è stato un crescendo di devozione, su cui contribuì sicuramente l’interesse dimostrato da papa San Giovanni Paolo II, dal famoso esorcista padre Gabriele Amorth e da altri esorcisti italiani». E proprio dagli esorcisti e da chi vuole superare tante situazioni di contrasto e di divisione tra le persone, la beata è invocata.
Nell’occasione dell’ostensione del corpo della beata Eustochio è stata realizzata una medaglia in acciaio inox che su un lato riproduce la beata in gloria, che calpesta Satana e ha nella mano destra alzata verso il Cielo il Crocifisso e sull’altro lato un agnelo che tiene un cartiglio con la scritta latina STENERE SVPERBE SVB PEDIBUS FOEMINAE (Prostrati, superbo, sotto i piedi di una donna).
Fonte: Ufficio Stampa Diocesi di Padova