E se nascesse un'area sociale unitaria? Parla suor Francesca Fiorese
Caritas e pastorale sociale. È forte il legame tra queste due realtà, sottolinea suor Francesca Fiorese, che non nasconde però le difficoltà del mettersi insieme. E lancia una proposta
Anche suor Francesca Fiorese, direttrice dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Padova, ha preso parte al seminario estivo nazionale “In uscita verso le periferie” che si è tenuto a Greccio dal 9 al 12 luglio. E anche lei riflette sulla collaborazione tra Caritas e pastorale sociale: «Il legame tra queste due realtà è indubbiamente singolare rispetto ai legami funzionali che possono esserci con altri ambiti pastorali. La dottrina sociale della Chiesa, infatti, costituisce il dna di entrambe e se la pastorale sociale è l’ambito in cui la Chiesa, in ogni sua declinazione, esercita il suo ruolo di lievito della società civile, la Caritas è l’ambito in cui la stessa Chiesa esprime la sua attenzione preferenziale per gli ultimi».
Passare da connessioni tra uffici a relazioni progettuali rappresenta un buon principio, sottolinea suor Francesca Fiorese, che però non nasconde le difficoltà: «Le disparità di struttura e di risorse dei due uffici consentono delle ideazioni congiunte e delle collaborazioni, non agevolano invece una progettazione comune neppure su specifici ambiti di azione». La religiosa però individua una possibile soluzione: «Una forma più funzionale all’opera pastorale potrebbe essere una nuova organizzazione degli ambiti, che messi sotto un unico coordinamento potrebbero costituire un’area sociale unitaria e valorizzante delle peculiarità di ciascuno».
Da Greccio sono tante le idee e suggestioni da mettere in pratica a casa, in primis le Comunità Laudato si’, organismi dal basso chiamati a testimoniare la cura della casa comune. «Mi piace la modalità agile con cui sono pensate: senza una confezione standard, ma rispondenti al contesto e con funzione di attivazione delle comunità piuttosto che detentrici di una particolarità. Il messaggio dell'enciclica forse ha bisogno di segni profetici e questo è un modo, ma preferirei entrasse in ogni ambito di vita delle nostre comunità, dalla liturgia alla missione, per avere “parrocchie Laudato si’”».