Una scala verso il cielo. La “Himmelsleiter”, la “scala verso il cielo”, installazione luminosa realizzata dall’artista viennese Thanner
La “Himmelsleiter” è stata accesa durante la veglia di Pasqua. E, come la scala sognata da Giacobbe, va dalla terra al cielo.
Se chiedi a un viennese di indicarti dove si trova la cattedrale di S. Stefano – che gli abitanti della capitale austriaca chiamano confidenzialmente “Steffl” –, questi alza automaticamente lo sguardo e, ruotando i piedi sul posto come fa l’ago di una bussola, punta il dito e ti mostra la torre sud del duomo.
Alto ben 137 metri e posto singolarmente al lato del corpo principale dell’edificio gotico, il campanile – che è uno dei più alti del mondo – è visibile da quasi ogni punto della città. Per tutto il tempo di Pasqua lo sarà non solo di giorno, ma anche durante la notte, per offrire a tutti, credenti e non, un segno di speranza e di resurrezione.
Fino alla fine di maggio, infatti, guardando lo “Steffl” sarà possibile levare ogni notte gli occhi al cielo e lasciare salire desideri, sogni e speranze. Per arrivare fino a lassù, dove la luce buca le tenebre, pensieri e preghiere potranno usare la “Himmelsleiter”, la “scala verso il cielo”, installazione luminosa realizzata dall’artista viennese Billi Thanner.
“Giacobbe fece un sogno – scrive l’arcidiocesi di Vienna sulla sua pagina Fb, dove ha postato una foto della Himmelsleiter – una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo, ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato”.
La “Himmelsleiter” è stata accesa durante la veglia di Pasqua. E, come la scala sognata da Giacobbe, va dalla terra al cielo. La parte “terrestre” si trova all’interno del battistero della cattedrale, dove, grazie alla sua luce dorata, risplende tra le colonne gotiche intarsiate e impreziosite da statue di santi e merletti in pietra grigia. La “Himmelsleiter” nel battistero è lunga 18 metri e pende sulla testa dei fedeli. La struttura, fatta di alluminio e tubi al neon giallo oro, è stata issata da un solo operaio – “un argentino molto forte”, spiega l’artista – che ha fissato la scultura fino al piano del campanile della torre. Se sistemare la “scala verso il cielo” all’interno della cattedrale è stato complicato, ancor più lo è stato l’allestimento della parte esterna dell’opera. Il giorno, infatti, in cui la struttura è stata assemblata e fissata sullo “Steffl”, è arrivato anche un forte vento, che ha reso ancor più difficile e pericoloso il lavoro degli operai impegnati a montare quella che di fatto è la prima installazione all’aperto sulla più grande chiesa di tutta l’Austria.
“L’idea della Himmelsleiter è nata in maniera abbastanza spontanea – spiega la 49enne artista viennese al magazine “Falter” – dopo tutto nessun cantiere può fare a meno di una scala”. Thanner vive nei pressi di uno degli ultimi laboratori viennesi di installazioni al neon e questo l’ha ispirata sul modo in cui poteva illuminare la sua creazione. A sponsorizzare l’installazione e a collaborare nella realizzazione del progetto è stata l’imprenditrice viennese Ursula Simacek.
La “Himmelsleiter” ha incontrato fin da subito la piena approvazione del Capitolo della cattedrale. È la prima volta che un progetto artistico trova il consenso unanime del Capitolo, composto da dodici membri e dall’arcivescovo di Vienna, il card. Christoph Schönborn.
Ad offrire, sul sito dell’arcidiocesi di Vienna, una chiave di lettura teologica alla “Himmelsleiter” è il decano della cattedrale Toni Faber, che fin dalla presentazione del progetto, ha pensato che l’installazione sarebbe piaciuta anche alle persone che non rientrano nella cerchia di quanti frequentano abitualmente la chiesa. “Nella tradizione cristiana – spiega il decano Faber – i pioli della scala verso il cielo rappresentano le virtù. Basandosi sulla scala di Giacobbe di cui ci parla l’Antico Testamento, nella spiritualità cristiana il percorso personale di un uomo verso Dio è spesso paragonato a una scala o a una scala verso il paradiso”.
Il racconto della “scala verso il cielo” lo si incontra al capitolo 28 della Genesi. Giacobbe è in viaggio verso la Mesopotamia. Dopo aver sottratto, con l’aiuto della madre Rebecca, al fratello gemello Esaù la primogenitura e la benedizione del padre Isacco, era partito – come gli avevano detto i suoi genitori – alla volta del regno arameo di Paddan Aram, dove viveva lo zio Làbano.
Lungo il viaggio, sopraggiungendo la notte, Giacobbe decide di fermarsi nella regione di Canaan, in un luogo che ribattezzerà poi Betel. Qui vede in sogno una scala che dalla terra arriva fino in cielo, percorsa da angeli che salgono e che scendono. E poi gli appare il Signore, che dopo essersi presentato come il padre di Abramo e di Isacco, gli promette di dare a lui e alla sua discendenza la terra in cui si trova. Dio annuncia inoltre a Giacobbe che la sua discendenza “sarà innumerevole come la polvere della terra”. “Perciò – prosegue il Signore – ti espanderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra”.
Dio, dopo aver profetizzato a Giacobbe quello che sarebbe stato il suo futuro, gli fa quindi una promessa: “Io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; non ti abbandonerò” (Gn 28,15).
Levando oggi lo sguardo in alto, verso la grande “Himmelsleiter”, nasce spontaneo il desiderio di sentire riecheggiare ancora una volta le parole di quella promessa. E di vedere su quella scala, che dal cielo scende sulla terra, tendersi verso di noi una mano, pronta ad aiutarci a rialzarci, riaccendendo in noi la fiducia e ricordandoci che c’è una resurrezione. Anche dalla pandemia.