Papa Francesco: al Ccee, “Europa torni alla visione lungimirante”. No al “restaurismo” dei padri fondatori”
Fare come il popolo di Israele, che ricostruisce il tempio perché “smette di accontentarsi di un presente tranquillo e lavora per l’avvenire”.
È l’invito del Papa, nell’omelia della messa celebrata nella basilica di San Pietro con i partecipanti all’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), in occasione del 50° della sua istituzione. “Di ciò ha bisogno la costruzione della casa comune europea”, l’appello di Francesco: “di lasciare le convenienze dell’immediato per tornare alla visione lungimirante dei padri fondatori, visione oserei dire profetica e d’insieme, perché essi non cercavano i consensi del momento, ma sognavano il futuro di tutti. Così sono state costruite le mura della casa europea e solo così si potranno rinsaldare”. “Ciò vale pure per la Chiesa, casa di Dio”, la tesi del Papa: “Per renderla bella e ospitale, occorre guardare insieme all’avvenire, non restaurare il passato”. “Purtroppo c’è di moda quel ‘restaurismo’ del passato che ci uccide, ci uccide tutti, ha aggiunto a braccio. “Certo – ha proseguito – dobbiamo ripartire dalle fondamenta, perché da lì si ricostruisce: dalla tradizione vivente della Chiesa, che ci fonda sull’essenziale, sul buon annuncio, sulla vicinanza e sulla testimonianza. Da qui si ricostruisce, dalle fondamenta della Chiesa delle origini e di sempre, dall’adorazione a Dio e dall’amore al prossimo, non dai propri gusti particolari, non dai patti o negoziati che possiamo fare adesso per difendere la Chiesa e difendere la cristianità”.