Suor Nabila Saleh racconta al Sir il Natale dei cristiani della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia di Gaza. La Messa di Mezzanotte celebrata alle 16, gli aiuti inattesi di carburante e di cibo dalla Giordania, la visita dei fedeli greco-ortodossi. Intanto non si fermano i combattimenti, le morti e i feriti. Intorno alla parrocchia non resta quasi nulla in piedi
Chiesa nel mondo
In Nicaragua, le parole di Papa Francesco, che vede la Chiesa come un ospedale da campo, sono diventate realtà. Quando civili armati simpatizzanti del regime e la polizia hanno attaccato i manifestanti pro-democrazia, le porte delle parrocchie erano aperte, affinché la popolazione potesse ripararsi dai proiettili ed essere assistita fisicamente e spiritualmente. Il regime di Ortega non lo ha mai perdonato. Parallelamente, i vescovi hanno agito come mediatori e testimoni in un dialogo nazionale tra Ortega e l’opposizione. La Chiesa è stata molto lungimirante, e ha proposto al Paese elezioni anticipate e un avvicendamento delle persone alla guida delle varie Istituzioni statali, per incanalare le richieste della popolazione attraverso metodi civili e costituzionali. Non hanno chiesto nulla per sé o per l’episcopato. In quel processo, hanno lavorato con la migliore disposizione d’animo per dimostrare che noi nicaraguensi potevamo risolvere le nostre dispute politiche senza violenza
Alla Messa di Mezzanotte, celebrata in una Betlemme priva di luci e pellegrini a causa della guerra, il patriarca latino, card. Pizzaballa, ha ricordato palestinesi e israeliani colpiti da questa guerra, ha invitato a moltiplicare i gesti di pace e di perdono, e a pregare affinché "Cristo rinasca nel cuore dei governanti e dei responsabili delle nazioni". Il patriarca ha concelebrato con il card. Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, con mons. Adolfo Tito Yllana, nunzio apostolico in Israele e in Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina. Tra i celebranti anche padre Gabriel Romanelli, parroco latino di Gaza.
“Noi tutti bambini di Betlemme ti vogliamo bene, un bacione grande a te, Buon Natale Papa Francesco”, si apre così il video messaggio con cui i bambini di Betlemme augurano Buon Natale al Pontefice.
In Israele e Palestina “la guerra scuote la vita di quelle popolazioni”: “Le abbraccio tutte, in particolare le comunità cristiane di Gaza e dell’intera Terra Santa. Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio.
Papa Francesco ha cominciato l'omelia della Messa nella notte di Natale con un pensiero alla tragica attualità della guerra. Dio "non usa la bacchetta magica, non è il dio commerciale del 'tutto e subito'". "Riscopriamo il senso dell'adorazione"
A pochi giorni dal Natale, mons. Jacques Mourad, arcivescovo siro-cattolico di Homs, racconta al Sir la sofferenza del suo Paese, la Siria, segnata dalla guerra scoppiata nel 2011. Una guerra dimenticata e mai del tutto finita. “La venuta di Gesù - dice al Sir - ci ricorda che Dio si è incarnato per la salvezza dell’umanità. Facendo del bene possiamo dare aiuto”. È con questo spirito che la comunità cristiana di Homs si accinge a trascorrere il Natale
È un Natale difficile quello che attende i cristiani di Terra Santa ma il messaggio che porta la nascita di Gesù è l’antidoto all’odio: “non possiamo stare senza l’Altro. Altro che è venuto a noi. Credo che sia ciò di cui abbiamo tutti bisogno adesso”. Ne è convinto il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme che, in un’intervista al Sir, vede nelle parole “fiducia e pace” la strategia politica e sociale di uscita da questa guerra scoppiata il 7 ottobre, dopo l’attacco terroristico di Hamas ad Israele
Il viaggio de ‘La casa sulla roccia', la docuserie di Tv2000 che racconta storie di comunità parrocchiali, giunge all'ultimo appuntamento, l'ottavo, e ci porta alle pendici dell'Etna, in Sicilia. Nella parrocchia di padre Salvo ciascuno è chiamato ad essere protagonista, secondo la propria vocazione, dell'unico annuncio di salvezza.
Vivere il Natale con il Verbo che si fa carne oggi, per ognuno di noi, ogni giorno, benedicendo le nostre vite e la vita dei nostri fratelli aiutando chi è in difficoltà senza giudicare, nella semplicità e nell’amore condiviso: questo e molto altro è stato il senso della testimonianza di Beatrice Fazi a Corviale.
“In questo periodo molti hanno chiesto se abbiamo cancellato il Natale. Non abbiamo cancellato il Natale, perché il Natale è un fatto già accaduto e – grazie a Dio – nessuno lo può cancellare. Il Natale consiste nel fatto che il Figlio di Dio è entrato nella nostra storia una volta per sempre, si è fatto uno di noi, è stato donato a noi, ha dato un senso alla nostra vita, e così ci ha salvato”.
Papa Francesco, addolorato per la “terza guerra mondiale a pezzi” che affligge il mondo, prega ogni giorno per la pace chiedendo a gran voce la fine dei conflitti che insanguinano la terra: nella martoriata Ucraina, in Siria, in molti Paesi in Africa e ora in Israele e in Palestina.
In questi giorni che precedono il Natale sono in programma incontri istituzionali e fra le comunità religiose secondo regole previste dai vari protocolli. Incontri importanti per la possibilità di scambiare opinioni, per ricevere e dare supporto alle proprie attività, per ristabilire equilibri e relazioni. In questo momento storico, con la tragedia della guerra in atto, questi incontri non hanno avuto la stessa atmosfera di altri anni
È l’arcivescovo maggiore di Kyiv, Sviatoslav Shevchuk, a raccontare in questa intervista al Sir e ad Avvenire con quale spirito l’Ucraina si sta preparando a vivere il Natale: “La guerra sta causando nel popolo ucraino una grande ferita”, dice. “Non c'è famiglia che non pianga qualcuno caduto in combattimento. O che non viva con apprensione e paura la situazione di un figlio o di un marito che sta combattendo sul fronte”
“Come Chiesa cerchiamo di essere vicini alle persone che lavorano nello stabilimento, soprattutto ora, in un tempo che dovrebbe essere sereno per tutti e non di incertezza come per loro. La situazione per tutti i lavoratori dell’indotto è molto complessa. Allo stesso tempo, è impossibile dimenticare tutte le persone che in seguito a problemi di salute sono inevitabilmente coinvolte in questo conflitto tra salute e lavoro”.