La storia di Fara Vicentino
La prima chiesa era dedicata ai Santi Ermacora e Fortunato ed era situata a un’estremità del paese. Dal '300, il fulcro della vita religiosa divenne la chiesa di San Bartolomeo, prima monastica e quindi incorporata alla mensa del capitolo della Cattedrale. L’ottocentesca parrocchiale è ritornata al suo smalto originario tra 2005 e 2006 a seguito di un accurato restauro conservativo interno ed esterno, che ha interessato anche il campanile.
Il toponimo Fara (in seguito anche Farra) compare per la prima volta in un atto del vescovo padovano Giovanni Cacio del 1148.
Il paese di origini longobarde (“fara” equivale al latino “gens” e indica le famiglie provenienti da un unico ceppo), come altri con questo nome nel nord d’Italia e per questo distinto da essi dall’appellativo Vicentino, era allora “pertinenza” di Breganze.
La prima chiesa era dedicata ai Santi Ermacora e Fortunato.
Era situata a un’estremità del paese vicino a dove sarebbe stata costruita, intorno al 1480, un’altra chiesa (ne resta traccia nella sacrestia della chiesa minore dei Santi Felice e Fortunato) che nella visita pastorale del 1488 risulta non ancora terminata e venne consacrata nel 1494 dal vescovo Barozzi.
Già da molto tempo il centro geografico e religioso si andava spostando però più a nord, verso la chiesa monastica di San Bartolomeo, in cui, fin dalla metà del 15° secolo, si trovava il fonte battesimale.
Quest’ultima chiesa aveva origini antiche. Il diploma vescovile del 1264 la diceva appartenente in passato agli Agostiniani, ma passata al clero secolare nel 1180, quando il vescovo Gerardo Offreduzzi la confermò al priore di San Bartolomeo. Ritornò agli Agostiniani nel 1264 insieme al monastero-ospizio dedicato anch’esso all’apostolo, anche se il priore di allora, Turpino, faceva parte del clero secolare.
Nel 1281, a seguito di una lite tra il priore di San Bartolomeo e l’arciprete di Breganze, il vescovo Giovanni dichiarò che il monastero con relativi beni e parrocchiani non fossero soggetti alla giurisdizione dell’arcipretale.
Cessata la vita monastica, nel 1438 papa Eugenio IV incorporò la chiesa alla mensa del capitolo della Cattedrale di Padova, che ne godette le rendite e ne elesse il curato fino al 1888, quando la chiesa fu eretta a parrocchiale.
L’edificio fu ricostruito in stile neoclassico a una sola navata nel 1851-1859.
Ampliato nel 1931-1937 con l’aggiunta di due navate laterali e nuova abside, fu completato con la facciata nel 1970. Del 2000 è la realizzazione della cappella invernale, costruita a fianco della canonica, nei locali dell’ex cantina.
L’ottocentesca parrocchiale è ritornata al suo smalto originario tra 2005 e 2006 a seguito di un accurato restauro conservativo interno ed esterno, che ha interessato anche il campanile.