Manuela Levorato, la “mamma volante” dell’atletica
Manuela Levorato è riconosciuta come l’italiana più veloce di sempre. Quarant’anni appena compiuti, mamma di tre bimbi, l’atleta di Dolo ha deciso, due anni fa, di ritirarsi dal circo agonistico per dedicarsi completamente alla famiglia. Frenata dagli infortuni, conserva comunque ricordi indimenticabili dei suoi anni in pista.
Manuela Levorato è riconosciuta come l’italiana più veloce di sempre. Quarant’anni appena compiuti, mamma di tre bimbi, l’atleta di Dolo ha deciso, due anni fa, di ritirarsi dal circo agonistico per dedicarsi completamente alla famiglia.
Manuela, che cosa ha rappresentato per lei l’atletica?
«Per molti anni è stata la mia vita. Fin da bambina sognavo di diventare una grande velocista e raccontavo di questo mio sogno anche nei temi a scuola. All’atletica ho dedicato molto del mio tempo. Ho dato tanto, ma tanto ho ricevuto, in termini di valori, di insegnamenti, di risultati e, in generale, di soddisfazioni».
La sua è stata una carriera costellata da grandi successi: quali ricorda con più emozione?
«Non posso dimenticare il mio primo record italiano, a Vigevanonel1998, con il tempo di 22”86 sui 200, nonostante un muro di vento contro. Avevo perso cinque chili in pochi mesi e con quel tempo ho svoltato, sono diventata una professionista. E poi, in assoluto, è indimenticabile il doppio oro agli Europei under 23 di Goteborg 1999, quando avevo 22 anni. La mia consacrazione è comunque avvenuta con i due bronzi nei 100 e 200metriagli europei di Monaco di Baviera nel 2002».
Purtroppo due gravi infortuni hanno bloccato una carriera che sembrava lanciatissima...
«I quattro interventi ai tendini d’Achille tra il 2005 e il 2006 mi hanno tarpato le ali, ma non ho particolari rimpianti. Sono fiera di quel che ho fatto, limpidamente e con tanta passione».
Chi ringrazia per una carriera comunque di altissimo profilo?
«Mario Del Giudice, l’allenatore che mi ha scoperta e lanciata, e la mia famiglia, numerosa ma discretissima, che mi ha seguita con tanto affetto e senza mai intromettersi. Voglio citare anche Manuela Grillo, inseparabile compagna di tante staffette».
Quali emozioni conserva nel suo cuore?
«Tra le tante non posso dimenticare di aver gareggiato al fianco di Irina Privalova e avere indossato un paio di scarpe chiodate autografate da Merlene Ottey; ma anche di aver compiuto il Volo dell'Angelo in piazza San Marco a Venezia e aver sfilato durante la cerimonia di apertura dell’Olimpiade di Torino 2006».
A proposito di Olimpiadi, che cosa successe a Sidney 2000?
«A Sidney avevo già il pettorale spillato sulla maglia, quando dovetti rinunciare per problemi fisici: è come se avessi partecipato. Anche dalle altre ho dovuto farmi da parte perché acciaccata. L’esperienza olimpica non mi è comunque mancata. Mi ritengo una grandissima privilegiata, per essere riuscita a fare quello che mi piaceva nella vita. E poi mi tengo stretta i miei cinque Mondiali, con due semifinali, e i miei due Europei».
La maternità ha rappresentato un ostacolo alla sua carriera d’atleta?
«La maternità costringe sempre a sacrificare qualcosa a livello fisico. A 31 anni ho avuto Giulia e la prima gravidanza mi ha tolto veramente tanto. Tornare in pista è stato difficile, perché l’atletica e la velocità sono sport di potenza, ma grazie al mio allenatore sono tornata quasi perfetta. Non a caso sono riuscita a vincere di nuovo i campionati italiani, e anche questa è stata una grande emozione».