La famiglia non è una rete che fa prigionieri ma che libera
Così Papa Francesco durante l’udienza generale di questa mattina, rivolgendo il pensiero al lavoro dei padri sinodali nei 13 Circoli Minori riuniti a pochi metri da piazza San Pietro. L’importanza cruciale della questione del “linguaggio” con cui annunciare alle famiglie di oggi la “buona notizia” del Vangelo è stato uno dei temi maggiormente dibattuti.
Il Sinodo sulla famiglia è cominciato da pochi giorni, e il Papa ha chiesto ai 30mila fedeli riuniti oggi in piazza San Pietro di accompagnarlo con la preghiera, annunciando che in questo periodo le catechesi del mercoledì saranno dedicate al “rapporto indissolubile” tra la Chiesa e la famiglia, “con l’orizzonte aperto al bene dell’intera comunità umana”.
C’è bisogno di una “robusta iniezione di spirito familiare”, in una società “disidratata” che “abbandona alla solitudine e allo scarto sempre più persone”. La famiglia è una delle “reti” più importanti per la missione della Chiesa: la famiglia non è una “rete che fa prigionieri”, ma è una rete che libera “dalle cattive acque dell’abbandono e dell’indifferenza”.
Ci vuole un “nuovo tipo di reti”: il Sinodo è chiamato ad abbandonare quelle vecchie per rimettersi a pescare
Questo l’invito del Papa mentre il Sinodo, poco più in là della piazza, cominciava il suo lavoro nei 13 Circoli Minori suddivisi per gruppi linguistici.
Il lavoro dei Circoli Minori - ha ricordato padre Lombardi nel terzo briefing del Sinodo, a cui hanno partecipato monsignor Charles Joseph Chaput, arcivescovo di Philadelphia e relatore di uno dei Circoli anglofoni, monsignor Laurent Ulrich, vescovo di Lille e relatore di un Circolo francofono, e monsignor Salvador Pineiro Garcia-Calderon, presidente della Conferenza episcopale del Perù, che partecipa ad uno dei Circoli Minori ispanofoni - è cominciato ieri pomeriggio, quando i 270 padri sinodali hanno eletto i moderatori e i relatori dei 13 Circoli Minori, divisi per gruppi linguistici. Questa mattina i Circoli Minori hanno cominciato il dibattito, che proseguirà nel pomeriggio all’interno della terza sessione e si protrarrà domani con altre due sessioni, alla mattina e al pomeriggio.
L’importanza cruciale della questione del “linguaggio” con cui annunciare alle famiglie di oggi la “buona notizia” del Vangelo è stato uno dei temi maggiormente dibattuti nei 13 Circoli Minori
“Abbiamo il dovere di lavorare insieme su un soggetto comune, delicato e complesso”, ha detto mons. Ulrich: “Non dobbiamo metterci forzatamente d’accordo su tutto, ma parlare delle nostre differenze in situazioni differenti”.
“L’ambiente fraterno del Sinodo ci aiuta”, ha testimoniato mons. Pineiro: di fronte ad “attacchi seri all’istituto familiare”, come divorzi civili e aborto, “noi dobbiamo portare il Vangelo di Gesù, accompagnati dal Papa”.
Quanto alla necessità di trovare un nuovo linguaggio per esprimere la dottrina della Chiesa, mons. Chaput ha fatto notare che “è un processo”: l’Instrumentum laboris esprime “l’esperienza della Chiesa universale, e ci sprona a dare il nostro meglio al sogno della famiglia della Chiesa per il futuro”.
No, dunque, alla tentazione della “ermeneutica cospirativa”, perché “quello che dicono i media è un’altra cosa, ma noi lavoriamo a un progetto comune”, ha puntualizzato mons. Ulrich; sì invece a quello che mons. Chaput ha definito “un servizio all’unità della fede”, che le diverse Conferenze episcopali devono svolgere coniugandolo con la concreta “attenzione alle persone”.
“Dobbiamo annunciare il Vangelo della famiglia a tutti”, ha aggiunto mons. Pineiro.
Si è parlato anche di Africa, nei Circoli Minori del Sinodo: al di là del lavoro in piccoli gruppi, “c’è una questione generale che è la presentazione della vita familiare in Africa”, trattata al numero nove dell’Instrumentum laboris
Tra le questioni da affrontare per questo continente, “la diminuzione dei matrimoni, le difficoltà incontrate nello sviluppo e l’impatto dei nuovi movimenti religiosi, che rischiano di perturbare l’annuncio della Buona Novella nella società africana”, oltre alla “preoccupazione per l’estrema povertà” e alla questione della schiavitù, “una pagina molto difficile della storia che in qualche modo dobbiamo riparare”.