Un anno di numeri, un futuro di cambiamenti per il volontariato padovano
Il dato più prezioso, specie se si guarda in prospettiva, sta in quelle 1,2 persone al giorno che nel corso del 2016 hanno scelto di essere volontari. Ma tanti altri segnali di buona salute si possono cogliere tra le righe del Bilancio sociale del Csv di Padova.
Il dato più prezioso, specie se si guarda in prospettiva, sta in quelle 1,2 persone al giorno che nel corso del 2016 hanno scelto di essere volontari.
Ma tanti altri segnali di buona salute si possono cogliere tra le righe del Bilancio sociale del Csv di Padova: le 197 associazioni nate, per la gran parte nel campo della promozione sociale e della cultura; i 5.000 giovani coinvolti nelle scuole il 5 dicembre in occasione della Giornata mondiale del volontariato; 800 notizie all’anno riguardanti le attività delle associazioni padovane diffuse tramite newsletter, a significare la mole di attività organizzate nel territorio.
E ancora di più, forse, le 1.900 persone che ogni anno partecipano alle iniziative di formazione proposte, segno di un volontariato sempre più consapevole che – come amava ripetere don Giovanni Nervo – bisogna «fare bene il bene», senza improvvisazioni e senza superficialità.
Infine, per chiudere l’elenco dei numeri, non si può trascurare il valore dei servizi erogati per consulenza, formazione e supporto logistico, per gli interventi nel campo della giustizia riparativa, come impegno in attività di volontariato da parte dei giovani ed infine per il ruolo di governance del volontariato. In totale, non meno di 1 milione e 200 mila euro, a fronte di 164 mila euro di costo del lavoro.
«Presentare il bilancio sociale – ha sottolineato il presidente del Csv Emanuele Alecci – è estremamente importante in un momento in cui si cerca di inquinare l’attività del volontariato, ed è un modo per dire alla comunità che siamo trasparenti e che la nostra azione è tesa a promuovere il volontariato e la cultura della solidarietà».
Una sottolineatura di cui si sarebbe fatto volentieri a meno, ma che diventa indispensabile a fronte di vicende sconcertanti come quella che ha riguardato la gestione del Cara di Isola Capo Rizzuto, con il coinvolgimento della locale Misericordia e delle ‘ndrangheta, che rischiano di incrinare il rapporto di fiducia con gli italiani e la credibilità di un mondo che è oggi alla vigilia di un profondo cambiamento.
In queste settimane sono infatti all’esame del parlamento i primi decreti attuativi della legge di riforma del Terzo settore, che innova in maniera sostanziale anche la fisionomia del Centro di servizio al volontariato.
Anche da questo punto di vista il 2016 è stato un anno di ripensamento, con un percorso interno che ha coinvolto i consiglieri e il personale nel ridefinire la “visione” e individuare gli obiettivi futuri di lavoro.
Da non trascurare infine il dialogo con la politica e gli spazi di riflessione sulla vita della città, concretizzatisi in un percorso con le associazioni verso le elezioni amministrative dal suggestivo titolo di “Portatori sani di democrazia” che ha prodotto un documento e si è concluso con una mattinata d’incontro con i candidati a sindaco di Padova.
Sul tavolo, ci sono i grandi temi che stanno a cuore al volontariato ma – vi si legge a chiare lettere - «non chiediamo per noi stessi ma per tutti».
Che vuol dire avere la consapevolezza che non è più tempo di richieste settoriali, ma che ci sono da affrontare i grandi temi su cui si gioca il futuro di una città e di una comunità: l’inclusione sociale, la tutela dell’ambiente, lo stop alla cementificazione, l’impegno per le fasce deboli e nel contrasto al disagio, un’economia che non sia predatoria ma che guardi al benessere dell’uomo.
Temi su cui il volontariato padovano ha le idee chiare: speriamo che lo stesso si possa dire del futuro sindaco.