Migranti. Cinque richieste dell'Anci per una migliore gestione
Ma l'accordo tra i primi cittadini per un'equa spartizione dei richiedenti asilo ancora non si trova, con il risultato che l'emergenza rimane del tutto in capo alla prefettura. A Padova è iniziato il trasferimento delle centinaia di profughi alloggiati all'interno della caserma Prandina. Sessanta si trovano ora all'interno di un hotel di Noventa Padovana, fatto che ha scatenato il duro attacco del sindaco Luigi Bisato al collega di Padova Massimo Bitonci, colpevole, a suo dire, della mancata intesa tra comuni.
Una premessa e cinque richieste. Si può riassumere così il documento che Anci Veneto, l’associazione dei comuni della nostra regione, ha dedicato nei giorni scorsi all’accoglienza dei migranti.
La premessa è nota: l’Italia ha un sistema d’accoglienza lacunoso e inefficiente, che finisce per scaricare sui comuni la ricerca di sistemazioni, senza un’adeguata programmazione e spesso senza che vi sia neppure una tempestiva informazione ai sindaci. La “catena di trasmissione” tra governo (leggi in primo luogo i prefetti) ed enti locali insomma non funziona, e finisce per rendere ancor più difficile individuare soluzioni efficaci.
Le richieste dei comuni si sintetizzano in cinque punti: potenziare le commissioni territoriali perché possano vagliare le richieste di asilo entro 30 giorni, come prevede la legge; screening medico delle persone al loro ingresso in Italia, dotandole di un fascicolo sanitario a disposizione dei sindaci; misure per l’ordine pubblico e la sicurezza, «evitando in ogni caso raggruppamenti di soggetti provenienti da paesi diversi, in particolare se in situazioni di conflitto»; inserire anche i migranti nel sistema dei lavori socialmente utili perché possano svolgere attività di volontariato e di sostegno sociale nel territorio, «con oneri assicurativi a carico dello stato». Infine, Anci Veneto chiede di ripensare il meccanismo di gestione dell’accoglienza.
I bandi delle prefetture dovrebbero essere preventivamente sottoposti al vaglio dei comuni, privilegiando «il principio della prossimità con il territorio interessato sia dei soggetti individuati per l’accoglienza sia per le relative forniture». Quanto alle cooperative e alle associazioni di volontariato, dovrebbero essere ammesse ai bandi soltanto quelle in grado «di poter organizzare vitto e alloggio, di disporre di operatori esperti nell’accoglienza, mediatori linguistici, psicologi e un servizio di trasporto per accompagnare i profughi per le pratiche amministrative, in ospedale o nei presidi sanitari».
Intanto a Padova è iniziato il trasferimento in altre sedi delle centinaia di migranti fin qui ospitati all’ex Prandina. Sessanta sono alloggiati in un hotel a Noventa Padovana, dove sono stati accolti dalle dure proteste della Lega e dalle critiche del sindaco Luigi Bisato che ha definito il suo comune «la prima vittima del mancato accordo tra i sindaci della provincia» e ha duramente attaccato il primo cittadino di Padova, Massimo Bitonci, colpevole di aver «demolito l’accordo per una equa suddivisione tra i 104 comuni. Così la politica ha fallito la sua missione, cancellando la possibilità di gestire l’emergenza invece che subirla». Anche l’ennesimo vertice convocato all’auditorium dell’istituto Modigliani dal prefetto Patrizia Impresa, a cui hanno partecipato 74 sindaci, si è infatti chiuso con un nulla di fatto e così l’intera responsabilità della gestione rimane di fatto in carico alla prefettura.
Non ci sarà un unico hub provinciale ma saranno individuati diversi centri di accoglienza, anche se è confermato che entro la fine di ottobre un centinaio di migranti sarà alloggiato a San Siro di Bagnoli, nell’ex base dell’aeronautica, dove in questi giorni sono in corso i lavori di ripristino degli stabili che ospitavano fino al 2008 la sala mensa e gli alloggi dei militari.