I cattolici americani divisi tra Repubblicani e Democratici
Con i caucus del 1° febbraio in Iowa è iniziata la grande corsa alla Casa Bianca. La prima fase sarà incentrata sulle primarie interne ai due grandi partiti americani. Intervista a Massimo Faggioli, storico alla university of Saint Thomas. «I cattolici? Non sanno quale candidato è il meno peggio».
Massimo Faggioli, storico della chiesa, vive e lavora a Saint Paul, nel Minnesota, dove insegna alla University of Saint Thomas.
Perché questa incertezza nel mondo cattolico statunitense?
«Le posizioni Dem sull’aborto sono opzioni non disponibili. Su tutto il resto, i repubblicani sono improponibili».
Quale candidato, finora, le sembra più appetibile?
«Direi Marco Rubio. Ma aspettiamo di vedere come andranno le primarie negli stati “cattolici”: Massachusets, Pennsylvania e il Midwest in generale».
La gerarchia si è espressa pubblicamente?
«Non stavolta. Di solito i vescovi uscivano con un documento che indicava i valori verso i quali orientarsi. E che negli ultimi vent’anni potevano definirsi repubblicani».
La posizione dei vescovi riflette l’orientamento politico dei fedeli?
«I cattolici americani sono per metà repubblicani e per metà democratici. Ma per capire le dinamiche profonde, bisogna guardare alle differenze etniche: i “bianchi” sono repubblicani, tutti gli altri democratici, specialmente gli afroamericani».
Cosa l’ha sorpresa dei caucus in Iowa?
«Il pari dei democratici. Sanders ha l’appoggio di chi fece leggere Obama otto anni fa. È un candidato molto di sinistra per gli standard americani, ebreo e agnostico. Ed è l’unico che cita papa Francesco. La vera sorpresa potrebbe essere lui: si giocherà tutto negli stati del Sud, dove Hillary Clinton è forte tra i neri».
Quanto c’è di Obama in questa campagna?
«Nei repubblicani il presidente uscente è il bersaglio dell’odio politico e personale: è pur sempre un “nero”. Tra i Dem, la Clinton è molto legata, anche personalmente. Hillary, come Barack, corre su una piattaforma biografica. Sanders non parla di sé. La sua campagna è sui temi. Obama e Clinton sono vicini all’establishment finanziario. Sanders, no».
Chi è il vero erede di Obama tra i due?
«È presto per dirlo, emergerà nelle prossime settimane».
Paradossalmente, può esserlo Rubio, con le sue origini ispaniche?
«Finora ha fatto finta di non esserlo».
La corsa alla Casa Bianca
Con i caucus del 1° febbraio in Iowa è iniziata la grande corsa alla Casa Bianca. La prima fase sarà incentrata sulle primarie interne ai due grandi partiti americani.
Cruciale sarà il Super tuesday del 1° marzo, quando in dodici stati si sceglieranno i candidati con maggiori probabilità di guidare democratici e repubblicani.
Le primarie si concluderanno il 14 giugno con il voto nel distretto della Columbia, e già in luglio i due partiti nomineranno i rispettivi candidati alla Casa Bianca.
Per i repubblicani la data è fissata dal 18 al 21 luglio a Cleveland. Filadelfia invece, dal 25 al 28 luglio, è la città scelta per la convention dei democratici.
L’8 novembre sarà un vero e proprio election day visto che gli americani, oltre al successore di Obama, voteranno per cambiare i membri della camera dei rappresentanti e un terzo del senato. Solo nel gennaio del 2017 si terrà l’investitura del nuovo presidente a stelle e strisce (Inauguration day).