Speciale Agricoltura: Vinitaly mette in mostra i record del Veneto
Dal 10 al 13 aprile torna a Verona il Vinitaly, appuntamento privilegiato per tastare – come avviene ormai da mezzo secolo – il polso del settore. Ma la frenetica kermesse scaligera è solo una scusa per affrontare nel nuovo speciale Dal campo alla tavola scaricabarile gratuitamente in allegato, alcuni temi legati a questo mondo: la sostenibilità in agricoltura, la qualità del prodotto, il perché proprio il Veneto sia diventato regione guida a livello ormai mondiale con i suoi vini di punta: amarone, prosecco e, new entry, il pinot grigio.
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Le cifre del vino italiano sono presto dette: le snocciola l’Osservatorio del vino promosso dall’Unione italiana vini sotto l’egida del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Nel 2015 l’export della bevanda nazionale ha raggiunto e superato i 5,4 miliardi di euro, con una crescita che continua da anni e che è stata di nuovo confermata attestandosi al 5,4 per cento.
A questo dato economico va affiancato quello produttivo e dell’occupazione: sono circa 310 mila le aziende vitivinicole italiane, il 21 per cento tra quelle agricole. Ovvero, più di un’azienda agricola su cinque produce uva.
La filiera occupa un milione e 250 mila addetti, anche questi in crescita.
Snocciolare dati può sembrare noioso, ma per il vino non è un semplice esercizio di copiatura.
Niente meglio dei numeri, infatti, può fotografare la situazione e l’entusiasmo di cui beneficia il settore e che appare contagioso.
Sarà per questioni professionali (sapere di vino per alcuni è obbligatorio come sapere l’inglese...) o per il fascino che la bevanda esercita su molti (da quando il vino non si “beve” ma si degusta e si gioca a riconoscerne i profumi, è in crescita il suo apprezzamento anche tra le donne), o anche solo per lasciarsi coinvolgere da questo clima di ottimismo raro in Italia (tutti si lamentano, a partire dagli altri comparti agricoli in sofferenza, nel vino almeno qualcuno parla, fa e sorride!): sarà per questo e tanto altro, ma di vino si parla sempre più spesso e fa piacere parlarne. Si possono trovare persino degli astemi a fare corsi per sommelier!
E allora, snoccioliamone altri, di questi dati che ci hanno portato di nuovo, come avviene sempre più spesso, a superare la Francia, nostro grande rivale nel testa a testa annuale su chi produce più vino.
Sono 47 milioni gli ettolitri prodotti nel 2015, il 12 per cento in più rispetto al 2014, annata per la verità tra le più magre (in quantità e qualità) dell’ultimo decennio.
Gli ettari vitati sono quasi 638 mila, il 4 per cento della superficie agricola utilizzata in Italia; ma quello che più conta, oltre la metà è destinata a vini Docg e Doc, se si sommano gli Igt si arriva al 76 per cento. Quest’ultimo dato non è semplice curiosità: indica che la ricerca della qualità è in crescita.
E qualità significa sia tutela del consumatore sia, per chi guarda in primis all’aspetto economico, un prodotto di maggior valore da “spendere” sui mercati che lo sanno apprezzare, e hanno risorse per acquistarlo, a prezzo più elevato. E questo è, appunto, l’estero.
Torniamo quindi al dato iniziale, i 5,4 miliardi di export. Trainati dal Prosecco Doc, prodotto tutto veneto (o quasi) che di anno in anno raggiunge nuovi record.
Certo, i francesi se la passano ugualmente bene perché della qualità e dell’alto prezzo si fanno paladini da sempre: una sola bottiglia di champagne ne può valere anche 8 o 10 di prosecco! Una strada che il Prosecco non può perseguire perché potrebbe essere controproducente: il suo successo infatti è dovuto anche al prezzo contenuto e d’altra parte produrlo costa molto meno.
Non si vede, tuttavia, come si possa rischiare, almeno a breve termine, che la “bolla” Prosecco esploda: il “petrolio” del Veneto non si esaurirà a breve; anzi, il Pinot grigio rafforzerà il comparto. Gestendo il tutto con “testa” il futuro riserverà positive sorprese.
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