Un Natale in compagnia delle Meditazioni di don Cristiano Bortoli
Nel nuovo volume Cleup edito a dieci anni dalla riapertura del Centro universitario, sono raccolti il primo libro di don Cristiano Bortoli, Come brezza leggera, rivisto ed essenzializzato, ma anche numerose icone bibliche utilizzate durante le omelie in via Zabarella e un capitolo sulla relazione con Enzo Bianchi e la comunità monastica piemontese di Bose.
«Buon Natale a chi ha trovato Dio. A chi lo cerca e a chi non sa trovarlo perché lo troverà certamente, in quanto il Signore è venuto per tutti. Il Signore vuole salvare tutti».
Anche il Natale, il suo significato, e la sua “nuova nascita” sono al centro di Meditazioni, il testo di recente pubblicato dalle edizioni Cleup che raccoglie omelie e altri interventi inediti di don Cristiano Bortoli, come pure parte di quelli già pubblicati in Come brezza leggera, uscito nel 2004, con un’appendice sui rapporti con Enzo Bianchi e la comunità di Bose.
Nel 1968, assieme ad alcuni amici sacerdoti e laici, don Cristiano dà inizio all’esperienza del centro universitario padovano in via Zabarella.
E ancora oggi il suo spirito profetico continua a ispirare e a motivare i passi e le scelte di questo luogo che si riconferma di anno in anno come uno spazio privilegiato in città, capace di tradurre una singolare esperienza di chiesa e di comunione. «Questo nuovo libro – spiega don Roberto Ravazzolo, attuale direttore del centro – raccoglie meditazioni inedite sul Natale e su passaggi e snodi importanti della vita, come il matrimonio, la sofferenza, momenti di prova e di gioia, la ricerca la morte. Un nucleo del testo è una sorta di riedizione di Come brezza leggera, che necessitava di un’essenzializzazione e di una rilettura. Ciò che emerge è un’attenzione sui frutti della frequentazione con la Parola e della meditazione».
All’interno del libro sono anche riprodotte le icone più usate durante le liturgie del centro universitario.
La copertina stessa, disegno di un passero di Chiara Albertoni, è icona della figura di don Cristiano. «Ci dice che quest’uomo ha la leggerezza di un passero che non manca mai dell’essenziale e al tempo stesso ha la libertà di muoversi e di vivere. I testi presenti, che raccolgono prediche fatte anche vent’anni fa, rivelano un’attualità straordinaria: non cedono alle mode, proprio perché nascono dall’ascolto dei bisogni delle persone, fatti risuonare attraverso la luce della Parola».
Un cammino mai concluso
«Le parole di don Cristiano dicono un cammino che non finisce mai, ci spronano a non sentirci mai arrivati. Le sue intuizioni sono sempre un punto di partenza anche come continuità con la sua attività nel far progredire e sperimentare strade nuove»
Cristiano Bortoli si può definire, infatti, l’uomo della parola. Detta prima che scritta.
«Le parole sono chiamate a cogliere lati nascosti delle cose, il loro significato inaudito – sottolinea don Ravazzolo – La consapevolezza di ciò trasuda dalle omelie di don Cristiano che, per raggiungere quest’obiettivo, usa parole che non si rivolgono solo alla mente con la mera preoccupazione di indottrinare, o alla volontà, con la pretesa di comandare, ma anche ai sentimenti e ai desideri. Si tratta di parole quindi che sanno di vita. E ciò che rende parola viva queste omelie è la forte relazione con la vita concreta e quotidiana».
Ed è questo che a distanza di tanti anni rende importanti queste meditazioni di don Cristiano. «Ci trasmettono una figura spirituale che ci richiama all’essenziale. A dare un senso a ciò che si è e si fa, al di là delle strutture, grazie all’ascolto e all’accoglienza della Parola e del testo scritto. Il fatto che il libro esca a dieci anni dalla riapertura del centro è un segno anche in questo senso. Le parole di don Cristiano dicono un cammino che non finisce mai, ci spronano a non sentirci mai arrivati. Le sue intuizioni sono sempre un punto di partenza anche come continuità con la sua attività nel far progredire e sperimentare strade nuove. La Parola a volte consola, a volte è un pugno nello stomaco. O apre strade di profezia o diventa esercizio di retorica. Don Cristiano ci ha allenati alla profezia. La sfida è esserne all’altezza».