Si chiude la porta santa del Due Palazzi. L'hanno attraversata in duemila
Con una semplicissima cerimonia alle 10 di sabato 19 novembre, il vescovo Claudio Cipolla chiuderà la porta della misericordia, la più originale delle cinque porte padovane legate all'anno santo, che aveva lui stresso aperto lo scorso 27 dicembre. esaudito quindi il desiderio della parrocchia del carcere di sentirsi sempre più integrata nella chiesa locale. In duemila fedeli provenienti da svariate parrocchie della diocesi hanno attraversato l'uso della cappella del Due Palazzi, e anche domenica 20 arriveranno pullman da Boara Pisani e Lugo di Vicenza.
Si chiude sabato 19 novembre la porta santa ospitata nel carcere Due Palazzi di Padova.
È prevista una celebrazione molto semplice: alle 10 il vescovo Claudio celebra la messa e quindi accosta definitivamente l’uscio aperto il 27 dicembre dello scorso anno. In quella occasione il cappellano del carcere, don Marco Pozza, aveva manifestato l’auspicio che «chi troverà il coraggio di varcare quella porta, oltre l’indulgenza plenaria, otterrà anche un biglietto omaggio per assistere allo spettacolo più bello che la storia abbia mai trasmesso: quello di un uomo e di una donna che, caduti o sbattuti a terra, tentano in tutti i modi di rialzarsi».
E sono stati in molti, in questo anno giubilare, che hanno voluto approfittare dell’apertura della porta della misericordia per incontrare il mondo del carcere. Quasi duemila fedeli, provenienti da varie parrocchie e gruppi, hanno varcato l’uscio santo, ma soprattutto hanno avuto la possibilità di confrontarsi con una realtà altamente significativa e provocante come quella del carcere. Anche questa domenica sono due i gruppi accolti in carcere, uno proveniente da Boara Pisani, l’altro da Lugo di Vicenza.
Per la casa di reclusione, per la parrocchia del Due Palazzi, è stato quindi un anno di Grazia, perché ha confermato la volontà e il desiderio di sentirsi pienamente inseriti nella chiesa locale e di mettere a disposizione di tanti fedeli un’esperienza di misericordia come quella che si vive tra i detenuti. Una volontà manifestata anche dal vescovo Claudio nella sua omelia in occasione dell’apertura della porta:
«Signore, sono venuto a pregarti in questo carcere, insieme a questi fratelli, onorato di essere da loro accolto. Sono qui per conto di tutta la nostra chiesa padovana, delle sue comunità e delle sue famiglie. Sono qui interpretando anche il desiderio del nostro santo padre Francesco che non esiterebbe un attimo a entrare in una di queste celle e a chiedere – da carcerato – quanto sembra ancora impossibile agli uomini. Ma soprattutto sono qui umilmente per te, Signore, che non hai mai disdegnato di confonderti con i pubblicani e le prostitute, con i peccatori e i condannati».
L’appuntamento di sabato 19 segue di poche settimane la partecipazione dei detenuti padovani al giubileo dei carcerati a Roma e soprattutto l’incontro del tutto particolare con papa Francesco. Il gesto di chiudere la porta, apre una nuova stagione, per tutti, perché la misericordia non è certo “a tempo”, ma è un atteggiamento che deve caratterizzare in continuità la vita dell’uomo di fede, anche in carcere.