Presto tornerà l'inverno: chi può accogliere i senza dimora?

Un appello urgente alle parrocchie della città e della prima periferia: apritevi ai senza dimora. La Caritas diocesana è in cerca di nuove accoglienze invernali. Basta una stanza, dai due ai cinque letti, con un bagno, per accogliere e proteggere dal freddo alcune persone da metà dicembre a metà marzo. Servono altre parrocchie per evitare nuove accoglienze in emergenza.

Presto tornerà l'inverno: chi può accogliere i senza dimora?

Il caldo inizia a farsi sentire sempre di più, tanto che l’unica emergenza climatica di cui sentiremo parlare nelle prossime settimane sarà quella legata all’afa, con le raccomandazioni di non uscire nelle ore più calde, di bere spesso e di corprirsi dai raggi del sole.

Ma i mesi passano in fretta, e prima di accorgercene, tornerà di nuovo di stretta attualità l’altra emergenza, quella del freddo, la quale, anno dopo anno, mette a rischio la stessa esistenza di quelle persone che vivono la strada.

Sono proprio questi, allora, i mesi in cui prepararsi ad affrontare la sfida delle accoglienze invernali, dando un letto e un tetto a chi non ce l’ha dalla metà di dicembre alla metà di marzo.

Il direttore della Caritas diocesana di Padova, don Luca Facco, lancia allora un appello alle parrocchie della città e della periferia di Padova
«Stiamo cercando, in vista del prossimo inverno, comunità che mettano a disposizione una stanza, dai due ai cinque letti, con un bagno, per i senza dimora».

Attualmente sono due le parrocchie che si sono messe in gioco ai lati opposti della città: c’è Altichiero, a nord-ovest e Voltabarozzo, a sud-est, rispettivamente attive da quattro e da quattordici anni: «Queste esperienze vanno molto bene, la comunità si attiva e riesce ad essere presente. Sembra paradossale parlarne adesso, con il caldo, ma queste sono le settimane per iniziare a lavorarci. Come Caritas diocesana accompagneremo la parrocchia in tutte le questioni pratiche e formative, con il supporto di tuttte le altre istituzioni, dalla Croce Rossa all’Ulss, fino alle associazioni per la distribuzione del cibo.

L’accoglienza diventa anche un’occasione per la pastorale, attraverso la quale la parrocchia si rende conto della situazione dei senza dimora e può dare concretamente la sua goccia di bene per la comunità».

L’apertura di nuove accoglienze invernali stabili dovrebbe impedire il ricorso, l’anno prossimo, ad accoglienze in emergenza, come quella obbligata, nel gennaio scorso, al Tempio della Pace, nei giorni più rigidi dell’anno.
«È stata un’emergenza non programmata – conferma il parroco, don Elia Ferro – dato che la stazione era chiusa abbiamo aperto le porte, accogliendo nella palestra del centro parrocchiale prima 14 persone e terminando con una trentina, in accordo con la Caritas e con il commissario prefettizio. Eppure, questo compito non può toccare solo a noi, tocca alla società intera, anche se l’abbiamo gestito bene in accordo con tutti gli altri gruppi, dal Belèm a Sant’Egidio fino alla Croce Rossa».

                                                                                                                                         

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