Gregoire Ahongbonon chiude i "Lunedì della missione"
Il percorso dei Lunedì della Missione si chiude quest'anno lunedì 15 maggio, alle 20.45, dalle suore Salesie con “Il Vangelo degli ultimi”. Il fondatore dell’Associazione Saint Camille de Lellis Gregoire Ahongbonon racconterà il suo impegno tra i malati mentali della Costa d'Avorio, gli ultimi tra gli ultimi, volti distrutti, spesso incatenati dalle famiglie d'origine, nei quali intravvedere la presenza di Cristo sofferente.
Sarà la voce degli ultimi tra gli ultimi, quella del fondatore dell’Associazione Saint Camille de Lellis Gregoire Ahongbonon, a concludere il percorso annuale dei “Lunedì della Missione”, lunedì 15 maggio 2017, dalle 20.45 alle 22.30, presso le Salesie.
La proposta, curata dal Centro Missionario della diocesi di Padova, dai Missionari Comboniani, dai Medici con l’Africa Cuamm e dalle Suore di San Francesco di Sales, ha visto, da ottobre a marzo, ogni terzo lunedì del mese, in una diversa sede dell’impegno missionario della chiesa padovana il racconto e la testimonianza di un Vangelo applicato nelle periferie geografiche e nelle periferie della storia. Nei mesi si sono alternate le riletture dell’anno della Misericordia con la comboniana, reduce dalla Terra Santa, suor Alicia Vacas Moro fino alle sfide del mondo che abbiamo già “in casa” “Con i profughi e le prostitute oltre i muri” con don Luca Favarin.
L’appuntamento di lunedì 15 maggio, dalle Salesie (parcheggio in via Santa Maria in Vanzo 53), avrà come titolo “Il Vangelo degli ultimi”. Ci sono poche persone che possano dire di conoscere gli “ultimi” come Gregoire Ahongbonon, nato a Ketoukpe, nel Benin, ai confini con la Nigeria, emigrato in Costa d’Avorio, di professione riparatore di pneumatici.
Dopo anni di prosperità e di abbandono della fede, un profondo momento di crisi economica e personale che lo portò all’orlo del suicidio lo ricondusse a Dio, anche grazie ad un pellegrinaggio in Terra Santa. Al ritorno, i suoi occhi iniziarono a vedere quello che prima non vedevano: un uomo, nudo, che camminava confuso per strada. Uno dei tanti malati di mente, abbandonati dalla famiglia e dalla società al loro destino, che vivevano e vivono tutt’ora in condizioni a dir poco disumane. Di fronte ad un’immagine così shoccante Gregoire ha maturato d’un tratto la sua vocazione: mettersi al fianco di questi fratelli, ultimi tra gli ultimi, fondando, con il suo gruppo di preghiera, l’Associazione San Camillo di Bouaké e iniziando ad operare negli ospedali.
Agli incontri che lo vedono protagonista in giro per il mondo, Gregoire si presenta sempre con una grossa catena, simile a quelle con cui nel nostro veneto contadino venivano legati asini e cavalli, che però, in Costa d’Avorio, legava uno dei tanti malati di mente che Gregoire ha liberato con le sue mani. E di catene da spezzare ne restano ancora molte: «Dopo la morte di un ragazzo rimasto legato per anni con quelle catene – raccontava Ahongbonon l’anno scorso al Missio Meeting Giovani – abbiamo iniziato a girare per i villaggi. Quando vedo un malato mentale incatenato in una famiglia, non è colpa della famiglia, non sanno che fare. I malati mentali sono gli ultimi tra gli ultimi in Africa: in Costa d’Avorio ci sono solo due ospedali psichiatrici e se non hai denaro non ci sono cure. In più, ci sono le sette che promettono di guarire ma in realtà si arricchiscono a danno dei malati».