Due fratelli nigeriani in canonica. Così Bronzola e Fiumicello si aprono all'accoglienza
Da ottobre dello scorso anno, le parrocchie di Bronzola e Fiumicello di Campodarsego, in collaborazione con la Caritas diocesana, ospitano Emmanuel e Kelvin, due fratelli richiedenti asilo provenienti dalla Nigeria. «Quest’accoglienza aiuta a concretizzare il vangelo – spiega Don Mattia Bezze, il parroco – e a porre un segno forte di carità, come stimolo per non chiuderci».
Da ottobre dello scorso anno, le parrocchie di Bronzola e Fiumicello di Campodarsego, in collaborazione con la Caritas diocesana e tramite la cooperativa “Villaggio Globale”, ospitano due fratelli richiedenti asilo provenienti dalla Nigeria: Emmanuel, 27 anni, e Kelvin, 20 anni.
«"Il vangelo ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Pertanto, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del vangelo e accogliere una famiglia di profughi” (Angelus del 6 settembre 2015). Ricordo ancora la sera che in auto, alla radio, sentii queste parole del papa – racconta don Mattia Bezze, parroco delle due comunità – Da quel momento ho sentito come una “chiamata” costante dentro di me. Subito ho coinvolto i consigli pastorali e per un po’ di tempo ci siamo confrontati, mettendo in luce sia come i poveri ci interpellano nel vivere il vangelo, sia come il mondo in cui viviamo per decenni ha sfruttato alcuni paesi, impoverendoli, e ora sembra rimanere indifferente alla loro sorte».
Dopo una serie di riflessioni avviate in comunità anche su incoraggiamento del vescovo, Emmanuel e Kelvin sono stati accolti nella canonica di Bronzola, dove attualmente condividono gli spazi comuni e i pasti con il parroco don Mattia e il diacono Federico Talone, che diventerà prete il prossimo giugno.
Anche la comunità, fin da subito, si è resa disponibile a incontrare e conoscere i due ospiti, sostenendo la loro presenza, come spiegano i vicepresidenti dei consigli pastorali Emanuele Coletto (Fiumicello) e Sabrina Dalan (Bronzola): «I due fratelli vivono in canonica, ma frequentano anche alcune famiglie con le quali hanno stretto un rapporto di amicizia, inoltre partecipano alle liturgie, al coro dei ragazzi e alla corale degli adulti, ai pranzi, agli incontri per i giovani. Tutto questo ha portato a una conoscenza reciproca tra loro e le persone della comunità.
Sono molto coinvolti nell’accoglienza anche gli educatori di Azione cattolica, che non mancano mai di invitarli a momenti formativi e di fraternità.
Questa attenzione verso i due fratelli richiedenti asilo ha creato anche una piccola rete di volontari per il loro trasporto in caso di necessità. «È bello constatare che ormai amano stare con le persone che conoscono e sono ricambiati».
Inizialmente tutti e due i fratelli lavoravano presso una cooperativa, poi Kelvin, da pochi mesi in Italia, è stato iscritto a un corso di italiano, per cui ora sta studiando e nel tempo libero si esercita con un’insegnante che ha dato la sua disponibilità. Ogni volta che c’è bisogno, collaborano dando una mano alle parrocchie o alle scuole dell’infanzia; se c’è qualche pranzo in patronato si offrono per il servizio ai tavoli, assieme ai ragazzi, se ci sono ambienti da pulire o preparare si rendono disponibili, così come nelle pulizie. Gli educatori, e non solo, a volte vengono a prendere il thè con loro, per passare assieme una serata. Tra poco i giovani delle due parrocchie vivranno una settimana di fraternità, nella quale trascorreranno alcuni momenti del giorno in canonica con il parroco e il diacono; a loro si aggiungeranno Emmanuel e Kelvin, così da rafforzare le relazioni.
«Mi aspettavo più difficoltà – ammette don Mattia – ma le comunità hanno reagito positivamente e hanno preso a cuore questi due ragazzi. Bisogna anche dire che loro sono molto discreti, rispettosi ed educati. A me per primo, quest’accoglienza fa bene, perché aiuta a concretizzare e incarnare il vangelo, mi ricorda che quanto celebriamo alla domenica è vita! Certo le nostre comunità fanno già tanto per i bambini, i ragazzi, gli adulti, gli ammalati, le famiglie… ma porre anche un segno forte di carità credo sia da stimolo per non accontentarci nel vivere il vangelo».
La quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso, dice papa Francesco nel suo messaggio per la quaresima 2017, e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo.
«Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore. La parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole». Le comunità parrocchiali di Bronzola e Fiumicello stanno sperimentando la verità di queste parole.